Epilogo.

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La sera arrivò in fretta e ci ritrovammo tutti in spiaggia, come era solito fare quando c'era un qualcosa da festeggiare, ma questa volta non c'era musica e nessuno stava danzando attorno al falò. Le persone si limitavano a sedersi lontane, escludendosi le une dalle altre per trovare riparo nei propri sentimenti. Di quei pochi gruppetti che si erano formati, nessuno parlava allegramente. Molti erano in piedi e passeggiavano persi per la riva dell'oceano senza meta. Potevo vedere Frypan armeggiare con la carne in un angolino, tentare forse di condirla o di tagliarla a dovere, ma anche il cuoco sembrava perso nei suoi pensieri, gli occhi cupi abbassati sulla lama del coltello nella sua mano.

Nel corso di quel pomeriggio avevo espresso a Newt la mia intenzione di seguire l'esempio di altri e scrivere una lettera per commemorare Gally, ma quando avevo cercato di buttare giù una bozza la mia mano si era improvvisamente paralizzata, incapace anche solo di scrivere il nome del ragazzo sulla carta. La mia mente, d'altro canto, aveva preso a girovagare di pensiero in pensiero, confusa lei stessa su quale fosse la sua meta d'arrivo
Non sapevo da dove cominciare, né dove andare a parare.

Newt mi consigliò di non vederla come una lettera, ma piuttosto come un semplice dialogo col ragazzo. Mi disse "Pensa che lui sia qua con te ora, ma che possa restare per poco. Cosa gli diresti?" e la cosa mi aiutò un po' a sbloccarmi. Buttai giù un paio di righe, poi mi bloccai. Ripresi, scrissi un'altra decina di parole e ne cancellai altrettante. Ma quando arrivai alla fine e alzai gli occhi dal foglio, mi sentii quasi più leggera.
Dopo aver preso il via e aver cominciato a buttare su carta tutto quello che mi passava per la mente, la scrittura era diventata mano a mano più semplice, quasi trascinandomi con lei. La mia mano non riusciva quasi a stare dietro alla miriade di pensieri che mi dettava la testa.

Una volta posta la mia firma sull'angolino in basso a destra, piegai i due foglietti a metà e poi di nuovo su loro stessi. Me li infilai cautamente nella tasca posteriore dei pantaloni e misi in pausa i miei pensieri.
Mi era sembrata una bell'idea buttare giù tutto su carta, ma ora che mi ritrovavo circondata di persone, ognuna delle quali aveva perso qualcuno, mi sembrava quasi di essere stata egoista nell'aver scritto così tanto. Violet aveva suggerito a ciascuno di buttare giù qualche pensierino, un paio di frasi da leggere ad alta voce per colmare il vuoto e commemorare i caduti, quindi forse mi ero spinta troppo in là con la mia lettera da due pagine.

Scossi la testa, rimandando a più tardi il dilemma di leggerla o meno davanti a tutti, e mi incamminai verso Minho che, distante da tutti gli altri, era intento a fissare il muro della scogliera e accarezzarla con il palmo.
Quando fui a poca distanza mi annunciai con un colpetto di tosse e il ragazzo si voltò di colpo, come se fosse stato colto con le mani nel sacco. "Oh, hey, bambolina."
"Ciao, Minho." borbottai di rimando, avvicinandomi a lui e incrociando le braccia al petto quando una folata di vento mi fece rabbrividire.

Il ragazzo si grattò la nuca, poi riappoggiò la mano contro la scogliera e il suo sguardo si soffermò sulla roccia. "Pensavo che potrebbe essere questo il nuovo Muro." mi rivelò, guardandomi per un attimo e sorridendomi debolmente. "Violet mi ha detto del tuo suggerimento e credo che anche tutti gli altri Radurai ne sarebbero felici."

Annuii stanca e mi appoggiai contro la parete, guardando distratta il falò. Osservai le persone attorno al fuoco a lungo, poi i miei occhi ricaddero sulle onde dell'oceano e all'improvviso mi accorsi del silenzio e della pace che ci circondavano.
"Vorrei ci fosse un modo per far sapere a tutti loro che abbiamo vinto, alla fine." ammisi, gettando allo scoperto il pensiero che ormai mi tormentava da giorni. Tutte quelle vite, tutti quelli che si erano sacrificati per noi, avrei voluto sapessero di non essere morti invano.

"Sono convinto che lo sappiano." mi tranquillizzò Minho, avvicinandosi a me e attirandomi a lui con un braccio sulle spalle. "Secondo me sono talmente tanto curiosi che continuano a guardarci, in qualche modo. Mi piace pensarla così, almeno finché non devo andare al cesso: in quel caso spero che proprio nessuna testa di puzzone mi stia guardando."
Mi lasciai andare a una risata sincera, felice di avere ancora Minho con me. Per quanto il ragazzo fosse cambiato e fosse diventato sempre più serio da quando avevamo lasciato la Radura, gli ero grata per quei suoi momenti sarcastici. Nonostante tutto quello che era successo, sapevo di non aver perso anche lui. 

The Maze Runner - LiveDove le storie prendono vita. Scoprilo ora