Capitolo 30.

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Fu come se Gally avesse percepito la mia presenza vicino a lui, perché non appena mi inginocchiai al suo fianco il ragazzo schiuse leggermente gli occhi e li fissò su di me. Per un attimo sembrò quasi che quel contatto visivo avesse alleviato il suo dolore fisico. Mi lanciò uno sguardo che implorava salvezza e, anche se i suoi occhi parlavano da soli, il ragazzo tentò comunque di aprire la bocca per comunicare, ma dalle sue labbra uscì solo qualche mormorio soffocato ben presto da dei grugniti di dolore. Gally serrò gli occhi, scosso probabilmente da una fitta improvvisa, ma nonostante tutto volle provare di nuovo ad aprirli per guardarmi.

Le sue pupille, più dilatate del normale, si focalizzarono di nuovo su di me e una scarica di tensione mi pervase la schiena. Sapevo che dovevo aiutarlo in qualche modo, volevo aiutarlo. Era quello il pensiero fisso nella mia mente. Vedere Gally in quel modo sbloccò come un interruttore nella mia testa. Non dovetti neanche pensarci su troppo, mi alzai in piedi con uno scatto e mi spostai dietro le sue spalle, ordinando a Jorge di aiutarmi a trasportare il suo corpo dentro il laghetto.

L'uomo fece come richiesto e con tutta la delicatezza che avevamo, riuscimmo a immergerlo totalmente dentro l'acqua. Jorge uscì dal laghetto e agitò le gambe nel tentativo di asciugare i pantaloni inzuppati, io nel frattempo rimasi a sorreggere la testa del ragazzo fuori dall'acqua, sussurrandogli parole dolci all'orecchio nel tentativo di calmarlo. Cento nomi di erbe curative diverse spuntarono nella mia mente, ma per mia sfortuna poche erano reperibili nel luogo in cui ci trovavamo. Riflettei ancora sulla questione... ci servivano bende, disinfettanti, infusi... non saremmo mai stati capaci di trovare tutto ciò in un luogo e in una situazione del genere.

Alzai lo sguardo su Brenda. Non avrei mai pensato di chiederle aiuto, ma al momento mi serviva qualcuno che fosse svelto e attivo. "Tu e Violet dovete andare a cercare due specie di fiori." ordinai con voce ferma, rivolgendo a Brenda giusto un'occhiata per vedere se mi stesse prestando attenzione. Poi tornai con lo sguardo su Gally, accarezzandogli una guancia. "Se abbiamo fortuna forse riuscirete a trovarne almeno uno." continuai a voce alta, anche se in realtà voleva essere una rassicurazione per me e il ragazzo. "Se ci riuscite, riportateli subito qua. Raccoglietene in quantità."

Chiesi a Brenda di andare a chiamare Violet e, quando entrambe mi si presentarono davanti, riportai alla mente il nome di quei due fiori e il loro aspetto, poi iniziai a descriverle in modo dettagliato alle due ragazze. Quando ebbi finito di spiegare, mi rivolsi a Violet con uno sguardo preoccupato: "Ti ricordi ancora che forma hanno, vero? Le avevamo studiate insieme..." La ragazza mi sorrise compiaciuta e mi fece l'occhiolino, rispondendo in modo positivo alla mia domanda.

Era molto difficile che le ragazze riuscissero a trovare entrambi i fiori nello stesso luogo, ma la mia disperazione era così elevata da farmi aggrappare alla speranza che l'improbabile diventasse possibile. Entrambi i fiori avevano delle capacità curative non indifferenti. Le radici del primo fiore, l'Echinacea, potevano addirittura essere considerate una droga, data la capacità di stimolare l'organismo a reagire in determinate condizioni di stress, ma erano anche ottime come sedativo e antibatterico. Il secondo fiore, ovvero la Calendula, era altrettanto utile e ottimo come rimedio contro le ustioni. 

Purtroppo limitarsi a mettere Gally a mollo nell'acqua non sarebbe bastato a curarlo. Certo, avrebbe raffreddato la pelle e limitato i danni ai tessuti in superficie, ma servivano impacchi efficaci. L'ustione si sarebbe potuta curare e cicatrizzare nel giro di un mese se avevamo fortuna e, se eravamo capaci di evitare infezioni batteriche, magari anche prima. Le ragazze partirono immediatamente, Violet ripetendo velocemente a Brenda le caratteristiche delle due piante. 

Io invece rimasi al fianco di Gally, incapace di lasciare il ragazzo e andarmene a fare la mia parte anche io. Per la prima volta il pensiero di perdere davvero il ragazzo aleggiava nella mia testa senza trovare riposo. Mi sistemai meglio di fianco a lui, rinforzai la presa sul suo corpo cercando sempre di essere delicata. Con un braccio lo sorreggevo sotto la schiena e con l'altra gli scostai delicatamente qualche ciocca dal viso così pallido e allo stesso tempo arrossato in posti insoliti. 

The Maze Runner - LiveDove le storie prendono vita. Scoprilo ora