Capitolo 19

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"Chi è Aron?" mi chiede Charlotte. Non so cosa rispondere, se dire la verità o meno. Guardo Chris che è con la mente altrove, assente.
"Va bene. È arrivata l'ora di confessarmi e ammetterlo una volte per tutte, definitivamente" Infondo se lo sa Amanda lo saprà tutta la scuola. Inutile mentire.
"Non sei costretta" esclama Charlotte in imbarazzo.
"Infatti" finalmente Chris apre bocca, alzando la testa e ritornando con i piedi per terra.
"No. Voglio che lo sappia, non voglio mentire anche a lei, sono sicura che terrà la bocca chiusa, non è vero?"
Char annuisce convinta mentre Chris sospira pesantemente, aspettando di risentire la storia di quella brutta sera.

"Allora, Aron. Aron White. Tutto successe due anni fa. Ci sono tante cose che dovresti sapere su di lui, ma la prima è che non ti puoi mai fidare di un manipolatore. Lui ti offusca la mente, ti fa abboccare alle sue parole usando l'astuzia e la manipolazione. Ti fa credere cose che possono andare anche oltre i tuoi principi, per poi calpestare tutto come la merda" sospiro guardano il vuoto. "Così ha fatto anche con me, ha manipolato i miei sentimenti e mi ha stregata con le sue parole e i suoi modi di fare. Sono caduta ai suoi piedi, innamorandomi di lui, ma non a tutti è concesso un lieto fine, anzi. Dopo circa otto mesi che stavamo insieme, ha iniziato a comportarsi in modo strano, a evitarmi e ad arrabbiarsi per ogni cosa che facevo. Non ne capivo il motivo, oppure non lo volevo davvero capire perché io lo amavo, e se avessi dato frutto alle mie ipotesi mi sarei solo fatta del male da sola. Così, come una stupida ragazzina innamorata continuai a stare con lui, ignorando tutti i segnali di un possibile tradimento, ma la realtà è che non solo mi tradiva, ma avevo anche scoperto del giro di droga in cui era implicato.
Era il 31 Dicembre, capodanno.
Quella sera mi aveva invitata a mangiare e a bere qualcosa fuori con i suoi amici, io accettai entusiasta, non sapendo quello che mi sarebbe capitato. Se solo potessi tornare indietro nel tempo...
Uscimmo tutti, eravamo io, Aron e altri due ragazzi che non conoscevo bene. Finimmo di mangiare e di bere, tutti eravamo abbastanza brilli, ma non sbronzi, solo un po' storditi.
Fuori dal bar mi convinsero a prendere una strada a me sconosciuta, io accettai un po' titubante, il mio istinto però diceva che c'era qualcosa che non andava....
Arrivati un po' lontano da tutti, perché era una stradina abbastanza isolata, mi hanno spinto in un vicolo" deglutisco rumorosamente, è molto difficile ricordarselo "io non capivo niente, eravamo al buio e proprio dalla penombra, uscirono altri due ragazzi. Uno di questo ho scoperto, quella sera alla festa, che era Jason.
Così iniziarono a picchiarmi, a riempirmi di calci nello stomaco e sul viso, rannicchiata a terra il sangue colava dalla mia faccia, ma loro non si fermavano, anzi, a ogni schiocco di dita di Aron loro caricavano di più" vedo una lacrima scendere sulla faccia di Charlotte e così anche sulla guancia di Chris.
"Io provavo a chiedere aiuto, ma appena aprì bocca uno di loro mi strappò il vestito di dosso, lasciandomi solo in biancheria intima. Successivamente un'altro si accanii sopra di me, lasciandomi del baci disgustosi lungo tutto il corpo. Alla fine strapparono anche il poco tessuto che mi copriva, lasciandomi completamente nuda ai loro occhi e al vento gelido. Io piangendo, scalciavo e urlavo contro la mano che avevo sulla bocca.
Ed infine, Aron, davanti a quei ragazzi, mi tolse la verginità, stuprandomi."

Finalmente alzo lo sguardo e vedo le facce delle mie amiche, Chris lo sapeva ma nonostante ciò piange a dirotto, silenziosamente, Char invece ha le guancia umide e le lacrime scendono ancora, mentre mi guarda scioccata.
"E-e dopo c-cos'è successo?" Mi chiede Char sottovoce.
"Dopo se ne andarono ridendo, io ero a terra, quasi priva di sensi, ma riuscì a chiamare Chris e a farmi venire a prendere, a stento riconosceva la mia faccia, sembrava per lo più una maschera di sangue." Risposi apatica.

"È per q-questo che hai c-cominciato la box?" Chiede ancora sconvolta. Annuisco debolmente.
"Da quel giorno mi sono ripromessa più volte che mai nessuno riuscirà più a inginocchiarmi. Ho iniziato con il volere difendermi da sola dopo che mi ero ripresa, chiedendo a mio padre di installarmi un sacco da box" faccio cenno verso di esso, in un angolo della stanza "poi io e Chris abbiamo trovato la palestra, l'abbiamo ristrutturata e poi sfruttata per gare clandestine" esclamo guardandola. Dopo qualche minuto di silenzio però, ecco che ricomincia la discussione.

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