Capitolo 48

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Allison pov's

La sera è arrivata, io e Ian siamo in camera, ci stiamo preparando per la gara di stasera.
Il nostro primo allenamento è stato davvero duro. La corsa, il sacco da box, i duelli, le ferite, il sangue.... una tortura.
Questi qua ci sanno fare, sono davvero forti, tanto che adesso mi ritrovo a ripulire una ferita che mi sono procurata vicino al sopracciglio, più precisamente me l'ha fatta procurare quella Sophia, ovviamente mi odia ancora.

"A cosa stai pensando?" Mi chiede Ian intento a mettersi la canotta nera, rivelando così i suoi muscoli e i vari tatuaggi che si incrociando sulle braccia.
"A stasera" rispondo, perché infondo è questa la verità "ho un brutto presentimento" rivelo, guardandomi allo specchio.
"Beh, chi non ha brutti presentimenti in questi casi?" Ridacchia, avvicinandosi a me e abbracciandomi da dietro.
"Hai ragione" dico, guardandoci nel riflesso. Infondo, non stiamo così male insieme, anzi.

Ma pensando a lungo, in modo negativo, non saprei cosa fare senza di lui. Se in questa sera gli succedesse qualcosa, potrei essere capace anche di uccidere, e no, non è un eufemismo. Io questo ragazzo lo amo, così tanto che solo pensare alla sua imminente morte o ad un avvenimento spiacevole, le lacrime minacciano di uscire. Ed infatti, una lacrima scende iperattiva sulla mia guancia, ma neanche a notarla che lui me la asciuga, posando poi un bacio su quella parte.

"Ti prego, non piangere" mi sussurra, mentre io annuisco, cercando di fare un sorriso forzato.

Lui è l'unico ad accettare la mia situazione, ad aspettarmi fino a quando sarò pronta per fare l'amore, a seguirmi ovunque io vada, anche se in quel luogo ne potrebbe uscire morto, a saper consolarmi, ad amarmi come nessuno ha mai fatto....

Siamo l'uno il sostegno dell'altro, e questo mi basta e avanza, non potrei chiedere di più.

"E adesso? A cosa pensi con quel tuo sorriso ebete in faccia?" Mi tocca il naso proprio come a una bambina, mentre io non posso far altro che ridacchiare e arrossire.
"Penso che senza di te non saprei cosa fare, che mi frantumerei in mille pezzi se ti succedesse qualcosa di male" di solito non faccio queste rivelazioni così sdolcinate, ma per farlo sentire amato farei qualunque cosa.

"Ti amo" dice, appoggiando il mento sulla mia spalla, subito dopo avermi dato un dolce bacio sulle labbra.
"Anch'io" sussurro, posando le mie mani fredde sulle sue calde. Non sapevo di aver questo bisogno di dirglielo, ma a quanto pare questi sentimenti sono più forti di quanto pensassi.

Dopo un po', ci incamminiamo fuori da Garas, dove ad aspettarci ci sono Derek, Meredith, Lexa e Sophia, mentre gli altri non li conosco.
Tutti sono a cavallo su una moto, ad occhio molto costose, mentre di fianco a loro ci sono altre due senza passeggeri.
"Queste sono per voi, spero sappiate guidarle" Lexa ci lancia i caschi, terribilmente seria. Noi due annuiamo, per poi salirci sopra e partire dopo gli altri.

Quindi è questa tutta la gang, gli Hydra.

Sfrecciamo sulle strade affollate di Seattle, con i capelli al vento, il casco che ci protegge e le giacche di pelle che ognuno di noi indossa, con dietro disegnata una A incastonata in un cerchio, il marchio di Aron.
Mentre siamo fermi al semaforo, giro la testa verso di Ian che fa ruggire il motore della sua moto, facendolo apparire ai miei occhi ancora più attraente.

Sorrido, anche se non può vedermi, ma quel brutto presentimento c'è ancora, tanto da farmi spegnere il sorriso e farmi fare una smorfia.

Finalmente arriviamo. Siamo davanti a una grande struttura rosso calamita, tantissime moto e auto sono parcheggiate al di fuori di essa, mentre la gente è intenta ad entrare e a uscire fuori, ma vedo che hanno bisogno di un invito speciale per farlo, beh ci credo data l'enormità di questo posto.

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