Cercai di nuovo di dimenarmi e allontanarmi dalla sua mano che continuava a toccarmi senza il mio permesso attraverso i vestiti bagnati, ma solo quando tornò a fissarmi negli occhi con i suoi, sfacciati e divertiti da tutto il dolore che stavo provando, qualcosa dentro di me si sbloccò.
E tutto accadde in un attimo.
Il terreno tremò per poi aprirsi ai lati del mio corpo in pochi secondi, creando due grandi buchi e lasciando uscire quelle che sembravano radici enormi ed indistruttibili. La pressione che manteneva il mio corpo al suolo sparì improvvisamente, lasciandomi così la possibilità di rimettermi velocemente in piedi, barcollando. L'uomo era a molti metri di distanza da me ora, con le spalle leggermente ricurve in avanti e gli occhi fissi su quel che era appena apparso dal nulla. Io non le guardavo, non ne avevo bisogno. Le sentivo. Erano come prolungamenti delle mie braccia. Si muovevano con me, alzandosi e abbassandosi ad ogni mio respiro, pronte ad eseguire qualunque movimento ordinatogli. Il volto del mio aggressore era una maschera di stupore ed ira, e ciò mi provocò una felicità perversa. Non pensavo a nulla, tenevo solo gli occhi fissi su di lui, aspettando il momento migliore per colpirlo. Era malvagio, mi aveva ferita. Meritava lo stesso trattamento. Le radici ai miei lati si allungarono di poco nella sua direzione, come pronte a balzargli addosso. Lui, ad un tratto, fece un piccolo sorriso verso di me, distogliendo per un attimo l'attenzione da esse.
<<Sei più forte di quanto pensassi, devo ammetterlo.>>
<<E non hai ancora visto nulla.>> mormorai con una voce non proprio mia, che sembrava arrivare dalle profondità di una grotta. Non sembrò intimorito dalla mia velata minaccia.
<<Sei riuscita a cavartela questa volta, ma stai molto attenta Custode.>> ed il suo sorriso sparì lasciando il posto aduna linea dritta e minacciosa <<Il nostro prossimo incontro non sarà così amichevole.>> Ero indifferente a tutte quelle insulse chiacchiere. Quasi non le sentivo in realtà. Dovevo sfogare tutta quella rabbia, e stavolta avrei fatto qualcosa di più che urlare. Lanciai un braccio in avanti, ed automaticamente la radice destra di allungò, rapida e precisa, nella direzione dell'uomo, come una frusta decisa a colpire. Lui però era pronto a prevenire qualunque mossa, e prima ancora che potessi raggiungerlo saltò all'indietro con un balzo potente e sparì da dove era venuto. Acuii l'udito cercando di captare i suoi passi veloci sul fogliame, ma non udii nulla. Era come se fosse volato via. Gridai frustrata, alzando le braccia in aria e venendo imitata dalle radici. Maledizione, era riuscito a fuggire! Improvvisamente le radici smisero di seguire i miei movimenti e, lentamente, si ritirarono nel terreno, come risucchiate, lasciandosi dietro i buchi da cui erano apparsi. Vi guardai dentro dalla lingua di terreno su cui mi trovavo e che li divideva. Sembravano non avere una fine. Mi allontanai per poter riprendere fiato e calmarmi, ma neanche dopo cinque passi il mio corpo venne pervaso da un senso di stanchezza. La gravità si fece più forte, i muscoli delle gambe cedettero, e mi ritrovai inginocchio sul terreno ancora fangoso. Il cielo iniziava a rischiararsi sopra lamia testa, lasciando uscire alcuni raggi di sole senza però riuscire a riscaldarmi dal freddo che sentivo fin nelle ossa. Un grido lontano, una voce che forse chiamava il mio nome, mi fece voltare di lato. Vidi in lontananza qualcuno correre verso di me, ma i contorni erano sfocati. L'unica cosa che notai furono i capelli biondi che brillavano come oro sotto il sole. Poi, perla seconda volta, mi ritrovai circondata dall'oscurità.
Un profumo familiare mi solleticò il naso, facendomi prendere un respiro profondo. Era dolce ed invitante. Mi ricordava molto quando mia madre sfornava i biscotti a casa per poterci fare colazione, distinguevo il profumo di vaniglia e cioccolato che mi circondava. Eppure non poteva essere odore di biscotti, non in un campo pieno di fango ed erba secca. Un campo... aprii gli occhi di scatto e ciò che vidi non fu il cielo grigio che mi aspettavo, ma un soffitto color avorio solcato da una striscia di luce. Luce che proveniva da una finestrella ovale al mio fianco, coperta da una leggera tenda del medesimo colore. Cercai di tirarmi su velocemente, ma un forte dolore alla schiena e sullo stomaco mi costrinsero a rimettermi distesa con un lamento. Mi guardai intorno, cercando di distinguere quel poco che riuscivo a vedere da sopra il morbido cuscino su cui poggiavo la testa. Era una stanza piccola, dalle pareti in legno e lasciate nude a differenza del soffitto. Il letto era modesto, e le coperte che mi tenevano al caldo profumavano di bucato. Voltai la testa da ogni parte, constatando che oltre alla finestra ci fosse anche una porta sulla parete di fronte a me, alla mia sinistra, ed un armadio piccolo e semplice sulla destra. In realtà in quella stanza sembrava tutto piccolo. Forse perché mi ero abituata alla grandezza dei mobili nella mia stanza alle Grande Quercia. La mia mente venne catturata nuovamente da ciò che era successo poco tempo prima, e tentai di nuovo di alzarmi. Non volevo restare un minuto di più chiusa in quella stanza dalle caratteristiche elfiche, volevo solo andarmene da quel villaggio e non farci più ritorno. Il dolore alla schiena era forte, ma non ricordavo di averla sbattuta da qualche parte. Notai solo in quel momento delle bende intorno ai polsi. Li girai da ogni lato, cercando macchie di sangue ma senza trovarne, anche se il movimento me li faceva dolere. Mi tastai anche intorno alla gola, dove avvertivo una leggera stretta fastidiosa, scoprendo anche lì delle bende intente a fasciarmi e fermare l'emorragia. La ferita, me ne ero completamente dimenticata. La porta della camera si aprì, e mi trovai davanti l'ultima persona che avrei immaginato di vedere: Elanor. Piccola e minuta come la sua età indicava, con due trecce bionde ai lati del viso da bambola ed in mano un vassoio contenente tazzine e piattini di cibo. Non aveva addosso la solita tenuta con cui l'avevo vista girare per il palazzo, ma un maglietta a lunghe maniche ed un pantalone largo e lungo fin sotto il ginocchio. Ai piedi un paio di scarpe di quel che sembravano foglie e rampicanti, rovinate e sporche di fango. La possibilità che fosse stata lei a venirmi a cercare e trovarmi mi attraversò velocemente la mente, ma durò poco e scomparve in qualche angolo di essa. La mia attenzione era troppo presa dal suo sguardo stupito, come se non si aspettasse di trovarmi lì. Neanche io in realtà me lo aspettavo, quindi dovevamo avere la stessa faccia. Si riprese dallo shock sbattendo qualche volta le palpebre e chiuse di scatto la porta alle sue spalle, avvicinandosi e posando un attimo il vassoio a terra per poi buttarsi su di me e stringermi forte. Mugolai silenziosamente per una fitta di dolore al busto, ma cercai comunque di ricambiare l'abbraccio. Non mi sarei mai aspettata di vederla dopo tutto quel che era successo, non lei. Ma la felicità che provavo per quel caldo contatto familiare mi fece distendere le labbra in un piccolo sorriso grato e diminuire i battiti del cuore che erano inconsapevolmente aumentati trovandomi in un luogo sconosciuto. Lei non c'entrava niente con tutto quello, ne ero certa. Era l'unica persona di cui mi potevo ancora fidare.
<<Lexyy!! Oddio stai bene, ti sei svegliata finalmente! Sono così contenta.>> mormorò con la voce incrinata, aumentando al contempo la stretta. Questa volta non riuscii a trattenermi dal lamentarmi, e le sue braccia si spostarono subito da me per guardarmi con occhi ancora più spalancati e lucidi. Mi stava già mancando quel contatto, non volevo si preoccupasse del fatto che potesse farmi male. Mi allungai in avanti e la presi di nuovo tra le braccia, stringendola forte, ignorando il mio corpo che cercava di opporsi ai troppi movimenti. Era l'unica cosa di cui avevo davvero bisogno in quel momento per stare meglio. Nient'altro. Lei fece lo stesso, stavolta cercando di essere più delicata.
<<Scusami, non volevo peggiorare la situazione.>>
<<Tranquilla, va tutto bene. Sto bene.>> le risposi subito, continuando a sorridere.
<<No invece.>> disse lei ad un tratto interrompendo il contatto tra noi e spingendomi delicatamente verso la testiera del letto. Prese il cuscino e mi ci fece poggiare con la schiena mentre restavo seduta e la guardavo. Poggiò il vassoio tra noi, e potei affermare che quello che avevo sentito poco prima era proprio profumo di biscotti. C'erano due piattini contenenti ognuno alcuni di essi dai colori diversi, bianchi e marroni. Mentre nelle tazzine si muoveva un liquido chiaro molto simile alla camomilla. Non andavo molto pazza per quelle bevande, ma avrei fatto uno sforzo per questa volta. Elanor mi esortò a prendere qualcosa, e non me lo feci ripetere due volte. Stavo letteralmente morendo di fame. In due minuti mi ero già fatta fuori due biscotti alla vaniglia e due al cioccolato, ed avevo assaggiato la bevanda calda per evitare di strozzarmi. La ragazza mi fissava a metà tra sorpresa e felice, ed in effetti avrei dovuto smetterla di ingozzarmi in quel modo.
<<Dove siamo?>> chiesi dopo il secondo sorso di camomilla. Non era poi tanto male, bastava ignorare il gusto di acqua calda.
<<A casa mia. Nella mia stanza precisamente.>> Annuii, avevo intuito fosse la sua. Quella dei fratelli doveva essere molto più disordinata.
<<Per quanto tempo ho dormito?>> chiesi ancora, stavolta mantenendo un tono di voce più serio e mettendo da parte il biscotto che avevo preso.
<<Circa sei ore. Hai perso conoscenza prima che potessi raggiungerti.>> rispose. Sembrava che in qualche modo si sentisse in colpa per questo, e non aveva senso. Le dovevo la vita, se non fosse stato per lei probabilmente l'assassino sarebbe tornato per finire il lavoro. Strinsi più forte la tazzina tra le mani. Ripensare a quel tipo mi fece ricordare quel che aveva tentato di farmi. Lo odiavo, dal profondo del cuore.
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My Life Now 2: My Own Choice
AbenteuerLexy è a pezzi. Non si aspettava di venir tradita dalle persone a cui teneva di più, e deve fare i conti con i suoi sentimenti e la minaccia di un nemico dalle capacità sconosciute. Si creeranno nuove amicizie, mentre l'inverno farà la sua comparsa...