28°

269 14 0
                                    


La prima cosa che vidi furono i suoi occhi. Sembrava assurdo, essendo un elfo di un metro e ottanta, ma non potei farne a meno. Mi avevano attirata come due calamite, come avevano sempre fatto e, forse, sarebbero sempre riusciti a fare. Galvorn era immobile, esattamente nel punto in cui avevo sentito il rumore di legno rotto. I suoi occhi mi scrutavano, con mille emozioni che combattevano per infilarsi lì, in quelle iridi scure come la notte e calde come una fiamma. Il mio corpo rimase rigido per molto, mentre anch'io a mia volta studiavo chi avevo davanti. La schiena, sempre così dritta e fiera, era leggermente incurvata in avanti, insieme al resto del corpo che si era gelato in quella strana posizione acquattata. Il viso era sciupato, gli zigomi molto più evidenti di quanto ricordassi, e quegli occhi, gli stessi che tempo fa mi avevano fatta innamorare per la loro profondità e determinazione... sembravano appartenere a qualcun altro. Non riuscivo a credere che fosse lo stesso elfo di due mesi prima. Provai un po' di pietà guardando la sua figura, e se fossi stata la stessa ragazza di un tempo mi sarei sicuramente gettata tra le sue braccia per confortarlo. Ma non era quello il caso. Con una scrollata di spalle mi rimisi dritta, aspettando che facesse lo stesso. Continuò a fissarmi per quelli che parevano minuti interminabili, mentre sul suo volto si affacciava un'unica, semplice espressione: incredulità. Mi guardava come se avesse davanti una sconosciuta, e questo non poteva che ferirmi ancor più di quanto già non facesse la sua presenza. Ci separavano forse una cinquantina di metri, eravamo entrambi ai lati della radura. Nessuno sembrava voler fare il primo passo, almeno così pensavo prima che anche Galvorn riprendesse il controllo del suo corpo, si rialzasse del tutto e iniziasse a camminare verso di me. Non sembrava avesse intenzione di fermarsi, così velocemente alzai una mano in un gesto risoluto, che fortunatamente fece effetto. Ora solo trenta metri ci separavano. Non volevo fare certo la figura della fifona. Preso un lungo respiro, anch'io camminai verso di lui, rimettendo per la prima volta piede in quel posto che era stato il mio primo, vero campo di battaglia, fisico e mentale. Un sorriso sembrò allargarsi sul suo viso, ma si spense non appena mi fermai anch'io ad una distanza di sicurezza. 'Solo quindici metri.'

<<Galvorn.>> mormorai, sentendo la gola seccarsi nel momento stesso in cui pronunciavo il suo nome. Non riuscivo a guardarlo negli occhi, così mi fissai sulla tenuta stranamente sporca che portava addosso. Da quando l'avevo conosciuto, non ricordavo di averlo mai visto in quello stato.

<<Lexy...>> mormorò a sua volta, facendomi sobbalzare sul posto. Avevo quasi dimenticato il suono della sua voce. Quasi. Il cuore perse due battiti, mentre mi portavo la mano al petto come a voler nascondere il suo stato agli occhi scuri di colui che l'aveva ridotto in quel modo. Altri secondi di silenzio, in cui la tensione non fece che aumentare. Non sarei riuscita a sopportare ancora tutte quelle occhiata e frasi non dette che volteggiavano tra noi. Anzi, la sicurezza con cui ero uscita quella notte stava rapidamente svanendo. Dovevo muovermi e concludere quell'incontro in fretta.

<<Allora, avevi detto di volermi incontrare, no?>> chiesi facendo trasparire un po' d'impazienza. I suoi occhi si spostarono nuovamente, guardandomi dalla punta delle scarpe a quella dei capelli. Ancora stupore, e ancora silenzio.

<<S-si...>> sussurrò allora, riscuotendosi dal torpore <<Si è così... io... volevo vederti.>>

<<Beh, mi hai vista ora. Posso andare.>> e feci per girarmi, ma subito una sua mano scattò in avanti, nella distanza vuota tra noi, quasi pensasse davvero di raggiungermi allungandola solo un po' di più.

<<No!>> quasi gridò, e sentii più disperazione in quell'urlo che in quanto i suoi occhi esprimevano. Mi girai nuovamente verso di lui, in parte stupita da quel comportamento. Sembrava davvero che davanti a me ci fosse un uomo diverso da quello che avevo imparato a conoscere col tempo. <<Aspetta. Io volevo... volevo anche parlare. Con te.>>

My Life Now 2: My Own ChoiceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora