Ed era vero, quei sentimenti erano veri, tangibili quasi. Li vedevo riflessi nei suoi occhi, e li sentivo invadermi dentro come una marea. Quegli occhi così scuri, così profondi da potermici perdere, da poterci essere risucchiata dentro se mi fossi avvicinata troppo. Non mi importava cosa sarebbe successo da quel momento in poi, eravamo insieme. Ci amavamo davvero. Era questo che contava. Il suo volto sembrò illuminarsi a quelle parole, e lo vidi sorridere di un sorriso dolce, quasi timido avrei detto, mentre si chinava leggermente verso di me. Stavolta nessuno dei due superò i limiti dell'altro. Ci trovammo esattamente a metà strada. Fu un bacio dolce, quasi spaventato, come se fosse tutto un sogno e potessimo svegliarci da un momento all'altro. Ma non accadde. Continuai a sentire il calore delle sue labbra contro le mie, la sua mano accarezzare dolcemente la mia guancia, delicato, neanche fossi fatta d'aria. Ricambiai il gesto, per poi spostare la mano dal suo viso ai suoi capelli, mentre l'altra scendeva raggiungendo il suo petto. Sentivo il suo cuore battere così forte che sembrava volesse uscire dalla cassa toracica. Si staccò un attimo dalle mie labbra, e stavo già per protestare quando girò di poco il viso e ricominciò, trasformandolo in un contatto più profondo. La sua lingua chiese il permesso di entrare, e non appena schiusi le labbra si infilò ed entrò in contatto con la mia, che non aspettava altro. Presto mi ritrovai col fiato corto, e cercai di allontanarmi per tornare a respirare, ma la sua mano, ora saldamente ancorata alla nuca, non me lo permise. Mugugnai, mentre l'altra mano callosa raggiungeva una spalla e mi spingeva delicatamente indietro. Ci ritrovammo così coricati uno sull'altro, i preziosi libri adesso abbandonati a terra, e a quel punto potei finalmente riprendere fiato. I suoi occhi erano incatenati ai miei, a pochi centimetri, dandomi così la possibilità di vedere le pagliuzze dorate intorno alla pupilla anche se il cielo fuori stava rapidamente oscurandosi. Capii che sarebbe rimasto con me, quella sera, anche senza che me lo dicesse.
<<Avevi detto di non poterti allontanare per troppo tempo dal campo.>> gli ricordai, senza tuttavia lasciare la presa su di lui. Alzò per un secondo le spalle, senza distogliere lo sguardo da me.
<<Che vadano a quel paese, ho di meglio da fare ora.>> Ridacchiai alle sue parole, e prima che potessi aggiungere altro le sue labbra erano di nuovo sulle mie. Sorrisi prima di rispondere a quel nuovo e intenso bacio, passando le mani sulla sua schiena e spingendolo di più contro il mio corpo. Divaricai leggermente le gambe, per evitare che venissero schiacciate sotto il peso dei suoi muscoli, e lui non ci pensò due volte a infilarvisi in mezzo, facendo così in modo che fossimo ancora più vicini. Mise una mano sulla mia gamba, stringendola e facendola piegare leggermente contro il proprio bacino, quasi chiedendomi di avvolgerlo come la volta precedente. Poi risalì per accarezzarmi lungo la coscia, facendomi rabbrividire e stringere di più contro di lui. Si staccò un attimo dalle mie labbra, ora sicuramente più rosse, e si chinò in avanti raggiungendo l'orecchio. <<Dillo di nuovo.>> sussurrò con voce roca, facendomi rabbrividire di piacere.
<<Ti amo.>> Lo sentii sospirare e baciare la pelle scoperta sotto di esso, costringendomi a voltare la testa e dandogli così più spazio per continuare.
<<Ti amo anch'io piccola.>> disse a sua volta, senza smettere di lasciare una dolce scia di baci per tutta zona esposta. Per fortuna era l'altro lato del collo, quello senza cicatrice. Rabbrividii ancora sentendo le sue labbra su di me, e alzando un attimo gli occhi al soffitto vidi che, dai buchi ora riparati, le piante di erano allungate verso l'interno, lasciando pendere dalle loro estremità dei piccoli fiori di un'insolita tonalità di verde. Forse me lo stavo immaginando? Sentii di nuovo la bocca del moro scendere, arrivando a baciare anche la clavicola rimasta scoperta dalla maglia, e chiudendo gli occhi per il piacere alzai involontariamente il bacino, sentendo la sua eccitazione molto vicina alla mia. DAVVERO TANTO. Sospirò più forte di prima e ritornò a baciarmi, portando una mano sulla mia schiena e l'altra sul davanti, al seno, entrambe sotto la larga maglietta. Il contatto improvviso però non mi diede fastidio, anzi, un brivido di piacere mi percorse nuovamente da capo a piedi, facendomi sospirare ancora. Ero completamente in balìa della situazione, delle sue mani, dei suoi baci. Avrei voluto che durassero in eterno, che potessi sentirlo così vicino a me per tutto il resto della vita. Niente misteri da risolvere, niente piani di fuga, nessun elfo dalle manie omicide. Solo io e lui. Uno sull'altro. A goderci quel contatto così tanto bramato. Veri, puri, semplici. Non avvertivo alcun imbarazzo in quel momento, e il calore sul viso era certamente dovuto al fatto che quasi mi mancasse l'aria per il modo in cui Galvorn continuava a baciarmi. Desideroso, possessivo, eppure ancora delicato come quando avevamo iniziato. La marea di prima, tranquilla e pacifica, stava diventando alta e inarrestabile ora che era il desiderio a guidarla. Credevo che stavolta sarebbe stato più semplice restare un po' da soli a tenerci stretti in quel modo, riempiendoci di carezze e di baci, lasciando che l'eccitazione pian piano crescesse in noi. In me soprattutto. Ci speravo davvero. Un improvviso bussare alla porta, però, fece sobbalzare entrambi. Restammo immobili, ora coi corpi più distanti, quasi senza respirare, con tutti i sensi all'erta e puntati ora alla porta dietro di noi.
<<Lexy, so che sei qui. Aprimi, presto!>> disse una voce giovane e molto preoccupata che ben conoscevo. Vidi il moro sbuffare ancor più infastidito dell'ultima volta, mentre si alzava e un'altra voce dietro la porta si faceva sentire.
<<Forochel smettila! Non penso sia il caso->>
<<Sta' zittò, tu! È importante, devo dirglielo il prima possibile!>> Sentii Taras sbuffare, mentre l'altro ricominciava a dare pugni alla porta come a volerla sfondare. Ci alzammo entrambi e io, dopo una rapida sistemata, andai ad aprire la porta cercando di sembrare il più tranquilla possibile, mentre Galvorn con un'imprecazione andava un attimo in bagno. Probabilmente a rinfrescarsi e riprendere il controllo del proprio corpo. Appena fui sola nella stanza aprii, venendo subito investita dal giovane biondino e dal mio amico, che mi rivolse una faccia da cane bastonato, come a chiedermi scusa per averlo portato lì. L'altro dal canto suo mi saltò quasi addosso, rischiando di togliere le foglie al braccio e scoprire la ferita quasi del tutto guarita. Quelle loro medicine erano davvero un miracolo a volte.
<<Lexy! Stai bene, vero? Quel tipo grande e grosso non ti ha fatto nulla, vero?>> cominciò a chiedere, stringendomi da un polso e analizzandomi da capo a piedi. Io ridacchiai a quella sua reazione esagerata e lo guardai a mia volta. Sembrava star bene, tuttavia i suoi occhi erano leggermente rossi e velati da una spessa cortina di ansia. Lo feci sedere al tavolo e presi un po' d'acqua, perché non smetteva di agitarsi. Anche Taras si mise al suo fianco, spostando la sua attenzione da me a lui con un misto di curiosità e preoccupazione.
<<Sto bene, non preoccuparti.>> risposi prima che potesse chiedermelo ancora <<Sai che non mi faccio mettere i piedi in testa da lui.>>
<<LUI sarebbe ancora qui, e gli piacerebbe che la smetteste di parlarne come se non esistesse.>> borbottò la voce del moro riemergendo dal bagno, gli occhi puntati sul nostro gruppetto. Forochel lo ignorò bellamente, continuando a tenere gli occhi nei miei. Per un attimo ricordai di avere addosso degli abiti larghi il doppio di me, che sicuramente non erano passati inosservati al più piccolo, ma cercai di non pensarci.
<<Roche, non hai una bella cera. Centra la cosa importante che devi dirmi?>> Lui spalancò gli occhi come se lo avesse appena ricordato, e mise il bicchiere ora vuoto da parte per prendermi dalle mani.
<<Sì. Io non... davvero, non so come sia potuto accadere... era tutto tranquillo, lei era salita in camera sua per rifare il letto e...>> Smise per un attimo di parlare, stringendomi le mani. Sembrava non riuscisse neanche a fare una semplice frase, tanto era l'agitazione. Gli lasciai una mano per accarezzargli la testa, nel tentativo di calmarlo. Non si scansò, come avrebbe fatto in qualunque altro momento, ma neanche smise di tenermi stretta.
<<Lei? Intendi Elly?>> chiesi, mantenendo la calma. Una brutta sensazione mi stava invadendo piano, prendendomi alla bocca dello stomaco. Fece cenno di sì con la testa. <<Cos'è successo, Roche? Dimmelo, avanti.>> Dopo qualche secondo di silenzio deglutì e riportò gli occhi, prima fissi sulle nostre mani, di nuovo nei miei.
<<E' sparita.>> Il fiato mi si bloccò in gola. Mi sentivo paralizzata. Mi lasciò andare per prendere qualcosa dalla propria tasca e porgermela. Afferrai il foglietto con mani un po' tremanti, leggendo quel che c'era scritto. Gli altri due, finora rimasti del tutto immobili, mi fissavano con un'espressione seria, impazienti di sapere cosa dicesse.
<<"Messaggio per la Custode: ci vediamo prima di mezzanotte al luogo del nostro primo scontro. Vieni da sola. Non cercare di fare la furba, o la biondina avrà il piacere di sperimentare il tuo stesso dolore.">>
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My Life Now 2: My Own Choice
AdventureLexy è a pezzi. Non si aspettava di venir tradita dalle persone a cui teneva di più, e deve fare i conti con i suoi sentimenti e la minaccia di un nemico dalle capacità sconosciute. Si creeranno nuove amicizie, mentre l'inverno farà la sua comparsa...