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Continuammo a ridere come degli idioti per qualche secondo, smettendo pian piano e restando abbracciati in quella maniera tanto dolce e confortevole. Continuai ad accarezzare pensierosa le mani del moro, strette intorno a me mentre il suo mento poggiata sulla mia testa. Non ricordavo di essere tanto bassa. Spostai un attimo la testa verso la finestra dalle tende scostate. Era quasi pomeriggio ormai, e quel giorno il sole ci aveva premiati con dei raggi caldi e un cielo libero dalle nuvole scure degli ultimi giorni. Feci vagare lo sguardo un po' dappertutto, senza meta, mentre la frase che aveva detto il Re prima di andarsene continuava a lampeggiarmi in testa. Non so perché, sentivo che stavo dimenticando qualcosa d'importante. Biblioteca, biblioteca... una lampadina mi si accese, e quasi saltai giù dal letto facendo spaventare il moro. Ma certo, la biblioteca! Com'ero stata così stupida da non arrivarci prima? Mio Dio, dovevo proprio riprendere ad allenare anche la mente oltre che il corpo. Andai all'armadio, cercando il mio inseparabile coltellino che avevo nascosto lì tempo prima. Lo ritrovai insieme alle frecce e l'arco della sorella del mio ragazzo. Suonava ancora un po' strano dirlo o anche solo pensarlo. Lo vidi avvicinarsi e mi voltai subito verso di lui.

<<Ho una cosa per te. L'ho tenuto nascosto qui perché non sapevo di chi fosse...>> e senza aggiungere altro mi spostai, mostrandogli con un gesto il mio piccolo tesoro. Lui spalancò di poco gli occhi, chinandosi e raccogliendo il tutto con cautela. Lo tenne stretto tra le mani, per poi portarselo un attimo al petto, con un senso di nostalgia.

<<L'arco di Mirìel. Non sapevo l'avesse nascosto qui, l'ho cercato ovunque all'accampamento ma senza successo.>> Si voltò poi verso di me, con uno sguardo commosso <<E' una delle poche cose che mi sono rimaste di lei.>> Sembrava essere l'unica cosa buona che gli fosse capitata finora. Mi avvicinai lasciandogli un leggero bacio sulle labbra, contenta di avergli sollevato il morale almeno un po'.

<<Era il minimo che potessi fare. Ma, per quanto sia felice tu abbia ritrovato le cose di tua sorella, non è solo per questo che ho riaperto l'armadio.>> Alzai la mano mostrandogli il coltellino stretto nel pugno. <<Penso non sia ancora finita del tutto. Ho bisogno di controllare una cosa in biblioteca.>> Lui non disse nulla, semplicemente di girò e nascose di nuovo tutto sul fondo dell'armadio, ancora più accuratamente di prima.

<<Vengo con te.>> disse mentre finiva di sistemare il tutto, voltandosi poi verso di me.

<<Sei sicuro? Non ti obbligo, se vuoi restare ancora un po' qui a riposarti->>

<<Lexy,>> m'interruppe, prendendomi da sotto il mento per guardarlo dritto negli occhi <<ricordi cos'ho detto tempo fa? Sei la mia donna, ora più che mai. Quindi se credi di poterti liberare di me tanto facilmente ti sbagli di grosso.>> Sorrisi a quel tono da presuntuoso che avevo imparato ad amare, e mi misi sulle punte baciandolo di nuovo, stavolta più a lungo.

<<Andiamo allora. Sempre se riesci a starmi dietro.>> Mi svincolai dalla sua presa e uscii velocemente dalla stanza, raggiungendo l'ascensore con il moro al seguito. Arrivati al terzo piano percorremmo velocemente il lungo corridoio decorato, senza prestare attenzione ai ritratti. Una volta di fronte al grosso pannello di legno, però, vidi che non si apriva. Feci più forza, sperando fosse solo bloccato. Nulla. Galvorn mi fece spostare per tentare anche lui di aprirla, ma oltre a qualche scossone non si mosse di un millimetro. Come avevo immaginato, dalla nostra ultima visita avevano giustamente deciso di metterla sotto chiave. Il moro si voltò con aria esasperata, ma io sollevai subito il coltellino, con un mezzo sorriso. Infilai la lama nella fessura tra la porta e lo stipite, con cautela, facendola scorrere con attenzione fin quando non trovai il blocco. Sotto lo sguardo stupito del mio ragazzo, armeggiai un paio di volte e il pannello si sbloccò.

<<Come hai fatto?>> chiese mentre rimettevo l'attrezzo in tasca.

<<Sono una ladra professionista, non te l'ho mai detto? Da piccola aprivo i cassetti della cucina per rubare la cioccolata.>>

<<Ah-ah, spiritosa.>> Ridacchiai guardando la sua faccia scettica e ancora un po' stupita, e quasi spalancai le porte della biblioteca, ammirandola nuovamente alla luce del giorno. Sì, faceva decisamente meno paura in quel modo. Senza esitazione m'infilai tra le due colonne di alti scaffali, tenendo gli occhi fissi sul fondo della stanza. Il moro sempre alle mie spalle. Mi ci vollero pochi passi per arrivare alla piccola porta spoglia che, ricordavo, mi aveva messo così tanta ansia l'ultima volta. Mi fermai davanti ad essa rischiando quasi che Galvorn mi cadesse addosso, prima che si mettesse al mio fianco e studiasse meglio il pannello di legno. Si avvicinò di un passo, mettendovi sopra la mano come se cercasse di farvela passare attraverso. Alzò poi gli occhi alla scritta incisa nel legno a caratteri elfici, mentre nello stesso momento si trasformavano sotto i miei occhi come l'ultima volta, diventando parole latine.

<<"Il potere appartiene al puro di cuore.">> lesse il moro.

<<"Poiché il potere è sacrificio.">> conclusi io con un mormorio. Si voltò per un attimo verso di me, chiedendosi forse come avessi fatto a leggere così accuratamente quella frase, quando il suono di una serratura sbloccata di fece sobbalzare. Puntammo entrambi gli occhi verso la maniglia, vedendo la porta aprirsi da sola con un cigolio assordante che rimbombò per tutta la stanza vuota. Restai immobile per diversi secondi, quasi mi aspettassi di vedere una persona uscire da quella porta. O un fantasma magari. Galvorn fu il primo a farsi coraggio e aprire di più quel pannello dall'aria vecchia, lasciando che cigolasse ancor di più e mostrasse al suo interno una stanza buia e dall'aria vuota. Stavo quasi per tirare un sospiro di sollievo quando qualcosa al suo interno attirò la mia attenzione. Un libro, poggiato su un leggio di pietra, a sua volta poggiato su un leggio esagonale dello stesso materiale. Sembrava uno di quei tesori segreti di Indiana Jones, con trappola mortale dietro. Mi feci avanti, superando il moro ed entrando in quello spazio angusto e per niente illuminato. Era l'unica cosa presente in quel nascondiglio segreto, e la presi con mani tremanti e aspettandomi quasi un masso cadere dall'alto e spiaccicarmi. Non accadde nulla di così catastrofico per fortuna, ma appena le mie dita entrarono in contatto con quell'oggetto avvertii un cambiamento intorno a me. Un'aura, molto simile a quella dell'elfo che avevamo affrontato, ma più forte, quasi corposa. La sentivo provenire dall'oggetto nelle mie mani. Fui tentata di posarlo di nuovo al suo posto e andar via come se niente fosse, ma come c'era da aspettarsi la curiosità ebbe la meglio, e per quanto sentissi una lieve scarica elettrica attraversarmi il corpo fino a rizzarmi i peli delle braccia, presi il libro e lo portai fuori da lì, alla luce delle finestre. Ignorai i pouf lì accanto e mi sistemai meglio contro i vetri, col moro affianco che guardava il libro con espressione interrogativa.

<<Cos'è?>>

<<Non ne ho idea, ma avverto una strana sensazione. Credo contenga qualcosa d'importante.>> Passai la mano sulla copertina, era rigida e spessa, nera e molto ruvida. Sembrava quasi la pelle di coccodrillo che le donne d'alta moda indossano come borsette. Il titolo era coperto da uno spesso strato di polvere, e con un soffio cercai di toglierne quanta più possibile per cercare di leggerlo. Solo dopo qualche altro tentativo vidi che, se prima c'era stata una scritta, ora sembrava del tutto scomparsa, quasi assorbita dalla sua stessa base. L'alzai, nella speranza di trovare qualche informazione dentro, e per fortuna trovai una scritta oro sulla prima pagina, elegante e a grandi caratteri. Lessi a voce alta ed un po' tremante le parole in latino che componevano il titolo.

<<Libellum de vita et morte.>>

<<Il Manuale della Vita e della Morte.>> tradusse per entrambi Galvorn, tornando di nuovo con lo sguardo su di me. Lo fissai con la sua stessa aria interrogativa. Non avevo assolutamente idea di cosa fosse quel libro, né del perché si trovasse in un posto tanto nascosto, ma di una cosa ero certa. Non era ancora finita. Non del tutto. 

My Life Now 2: My Own ChoiceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora