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G.

Tre giorni. Erano passati esattamente tre maledetti giorni da quando la Regina era entrata nella palestra sotterranea, con fiatone e capelli scompigliati, per dirmi che Lexy era fuggita. Dove diamine si era cacciata? Era solo un'umana, per giunta abbastanza goffa, non avrebbe dovuto fare più di cinque passi prima di essere notata da qualche altro elfo. Strinsi la mascella fin quasi a far scricchiolare i denti all'ennesimo cenno negativo dell'ennesimo elfo di fronte a me, e con un movimento del capo lo mandai via. Avevamo cercato di interrogare gli abitanti del villaggio, ma finora nessuno ci aveva dato informazioni utili. È anche vero che quella sera pioveva a dirotto, e che i tuoni dovevano aver coperto qualunque rumore proveniente dal basso della foresta, come rami calpestati o altro, però che cavolo, erano pur sempre elfi! Avrebbero potuto anche drizzare un po' di più quelle stupide orecchie appuntite che si ritrovavano attaccati alla testa. Scossi il capo, sospirando. Non era colpa loro la scomparsa di Lexy, ma solo mia. Mia e della mia stupida boccaccia. Avrei dovuto mordermi la lingua quella sera, piuttosto che lanciarle addosso tutte quelle colpe. Anzi, quelle supposizioni. Perché, a dirla tutta, iniziavo a credere che lei non sapesse davvero nulla di mia sorella. Mia sorella... da quanto tempo non mi fermavo un attimo per pensarla? Davvero tanto, troppo tempo. Scossi nuovamente la testa, più forte, e mi lasciai cadere per terra producendo un tonfo sordo. Gli altri membri della squadra di ricerca mi lanciarono uno sguardo veloce, ma subito tornarono ad interrogare i civili. Era già la terza volta, e la situazione mi stava davvero iniziando a stare sulle scatole. 'Se mi chiedono ancora di parlare con questi imbecilli, giuro che-' non terminai la frase che una pacca sulla spalla mi fece sobbalzare leggermente e voltare di colpo, pronto a rompere la mano a chiunque avesse osato toccarmi. Di fronte a me, in piedi, stava quel mingherlino di Taras, piccolo e biondo come al solito. Mi rivolse uno sguardo interrogativo, un lieve sorriso sul viso, che aumentò ancora di più la mia rabbia. Cosa diamine aveva da ridere quell'idiota??

<<Non dovresti guardare la gente in quel modo, potrebbero spaventarsi a morte.>> disse mantenendo la posizione.

<<Che vadano a farsi fottere, non me ne potrebbe importare qualcosa di quel che pensano. E questa E' la mia faccia, non posso certo cambiarla.>> risposi guardando per terra. Lo sentii sospirare, come rassegnato del mio comportamento, e due secondi dopo si sedette vicino a me a gambe incrociate, in maniera più elegante di quanto avessi fatto io. Stupido elfo aggraziato. Restammo in silenzio per qualche minuto, entrambi a fissare qualcosa, persi nei nostri pensieri.

<<Non provare a dirmi "te l'avevo detto", chiaro?>> me ne uscii ad un tratto. Ero sicuro che stesse pensando che fosse colpa mia. Non gli avevo raccontato nulla di ciò che era successo tra me e Lexy, non ce n'era stato il tempo, ma lui conosceva la nostra "situazione" per così dire, e soprattutto sapeva com'ero fatto.

<<Non avevo intenzione di farlo.>> rispose lui con calma, continuando a far passare lo sguardo sulle persone sistemate una dietro l'altra, in fila, aspettando pazientemente di essere chiamati ed interrogati dalle altre guardie. Le nostre file erano state le prime a sparire, e personalmente potevo dire che i miei metodi per capire se qualcuno mentiva o meno erano molto semplici ma efficaci. Bastava guardarli negli occhi, con sguardo risoluto, e fargli un'unica, semplice domanda: Hai sentito qualche rumore sospetto la notte del temporale? Fino ad ora tutti avevano risposto sinceramente, anche perché sapevano che non gli sarebbe convenuto far scherzi con me. Lo sanno tutti, gli occhi non mentono mai. Mi voltai verso di lui, scrutandolo attentamente. Sapevo volesse dire qualcos'altro. Lo conoscevo esattamente quanto lui conosceva me. Anzi, c'erano cose su di me che non avrebbe mai potuto sapere, poiché neanche io le avrei mai ammesso a me stesso.

<<Però sei un idiota.>> concluse ovviamente, voltandosi nella mia direzione. Il colore dei suoi occhi mi aveva sempre infastidito, così come il resto del suo essere. Così chiari e limpidi, sembrava non potessero nascondere nulla al loro interno. Esattamente opposti ai miei. Sbuffai e voltai di nuovo lo sguardo altrove.

<<Non darmi dell'idiota. Sei tu ad esserlo.>>

<<Può anche darsi, ma non è colpa mia se Lexy è sparita.>> Lo incenerii con un'occhiata. Non avevo certo bisogno di lui per ricordarlo. <<Se tu fossi stato sincero con lei dall'inizio->>

<<Sincero?? Io?!>> mi voltai di scatto verso la sua faccia tosta <<Non provare a parlarmi di sincerità. Non sono io che ho mentito sul mio interesse verso di lei per poi cercare di sedurla!>>

<<Sedurla? Ma di che diavolo parli?>> chiese con un grosso punto interrogativo sulla faccia. Avrei voluto prenderla a pugni fino a farla diventare un'unica linea retta e sottile.

<<Fai anche il finto tonto adesso?? Hai dimenticato come ci hai spudoratamente provato con lei da quando è arrivata?!>>

<<Non ci ho mai provato con lei!>>

<<Ah no? E tutti quegli abbracci, le coccole, i complimenti?>>

<<Mai sentito parlare di gentilezza?>> domandò a sua volta alzando gli occhi al cielo <<No, certo che no, sei peggio di un grizzly.>> si rispose subito dopo. Mi alzai di scatto, prendendolo dal colletto e costringendolo ad alzarsi a sua volta. Non fu una cosa tanto difficile, dopotutto era quasi la metà di me. Intorno a noi tutti tacquero, probabilmente preoccupati da ciò che stavo per fare a quello stupido biondo. Peccato che, invece, il diretto interessato rimanesse, nonostante la scomoda posizione, perfettamente calmo. Fastidiosamente calmo.

<<Non ti conviene continuare ad offendermi Taras. Non sono in vena di scherzi.>> ribattei, questa volta con un sussurro appena udibile.

<<Neanche io.>> replicò <<La mia migliore amica è scomparsa, e tengo alla sua sicurezza esattamente quanto ci tieni tu.>> Lo tenni sollevato sulle punte ancora per qualche secondo, poi lo lasciai andare. Non valeva la pena prendersela con lui, soprattutto non ora.

<<Non quanto me. Non potrai mai tenerci quanto me.>> Recuperai da terra il taccuino che ci avevano affidato per scrivervi le risposte dei cittadini, completamente bianco dato che mi sembrava un'inutile perdita di tempo, e gli diedi le spalle. Non avrei mai ricavato nulla restandomene lì. Dovevo fare qualcosa, qualcosa di fisico, e subito. Avrei parlato col biondo un'altra volta su quel che aveva cercato di farmi alle spalle.

<<Cerca di non metterti in guai troppo grossi.>> lo sentii gridare nella mia direzione. Continuai a camminare fino al bordo dei rami intrecciati, ed una volta lì mi lasciai cadere nel vuoto, atterrando agilmente come avevo imparato a fare ormai da tempo. Senza fermarmi a lungo in quella posizione iniziai a correre verso la Grande Quercia, verso la sala del trono dove sapevo avrei ricevuto risposte più esaurienti. Non avevo più visto Calime da quel giorno, ma sospettavo sapesse qualcosa che avrebbe potuto indirizzarmi verso la giusta strada. 'Verso la mia Lexy. '

My Life Now 2: My Own ChoiceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora