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Non l'avrei mai detto, ma Forochel si rivelò un maestro abbastanza comprensivo. Durante le lezioni che seguirono nei successivi giorni, rimase sempre calmo e sicuro di sé e delle decisioni prese nei miei confronti. C'erano ovviamente momenti in cui perdeva la calma, e mi lanciava insulti non troppo velati sulla mia lentezza ad apprendere, ma non gli diedi mai troppo peso. In quei casi bastava dargli cinque minuti ed un bicchiere d'acqua fresca per farlo del tutto tornare padrone di sé. Io non ero certo un'alunna modello, soprattutto nelle lezioni teoriche di aumento dell'autostima. Come aveva già detto il ragazzino, il metodo dell'immaginare continuamente una situazione in cui mi trovassi in vantaggio non era la migliore avendo poco tempo a disposizione, quindi mi disse di partire sapendo già di aver ragione a priori, prima ancora che lo guardassi negli occhi. Non era facile e accampavo parecchie scuse, alcune davvero assurde come il fatto che avessi la luce in faccia e non potessi guardarlo direttamente. Lui stesso mi fece notare quanto assurda fosse come scusa dato che tramontava dall'altro lato della stanza, dove non vi erano finestre. Mi ero sentita così in imbarazzo in quel momento che ero scappata dalla stanza con la scusa di andare in bagno, con le risate mal trattenute del biondo ad accompagnarmi. Non sapevo se fosse per il fatto che passavamo ogni pomeriggio insieme, o perché semplicemente mi trovava ridicola nei miei tentativi di essere come loro, ma poco a poco Forochel ammorbidì il suo modo di fare, solo al di fuori degli orari di lezione ovvio. Ci scambiavamo qualche sguardo furtivo, qualche parola durante i pasti, addirittura rise una volta mentre facevo una smorfia ad Annael dopo aver assaggiato un limone, risata che mascherò subito con un colpo di tosse. Tuttavia anche Elly si accorse presto di quel cambiamento, e non ci mise molto a prendermi da parte e chiedermi perché suo fratello ed io andavamo così d'accordo di punto in bianco, domanda alla quale non diedi una risposta del tutto vera. Non era che non mi fidassi di lei, ma avevamo deciso in comune accordo che non le avremmo detto nulla delle lezioni, sicuri che non sarebbe stata così contenta: mi voleva bene come se fossi parte della famiglia, ma ero sicura che sentendo la mia decisione di "cambiare natura" avrebbe tentato di persuadermi e lasciar perdere, che andavo benissimo così com'ero e tante altre frasi che mi ero già rifilata da sola come scuse prima di chiedere a Roche di insegnarmi. Questo suo essere così premurosa nei miei confronti non faceva che farmela apprezzare di più, quasi al livello di una sorella minore. Ad ogni modo le dissi, tentando di essere più convincente possibile, che probabilmente si era abituato alla mia presenza in casa ormai, e che mi trovava abbastanza divertente per essere degnata della sua attenzione. Lo so, era una cosa abbastanza offensiva nei confronti del ragazzino, ma in quel momento non mi era venuta in mente spiegazione migliore.

Con quello era già il settimo pomeriggio che ci incontravamo per la lezione, ed entrai in camera trovando il ragazzino con la faccia un po' lunga. Alzai un sopracciglio chiedendomi che avesse, ma non dovetti aspettare per saperlo, dato che appena chiusa la porta si alzò tenendo gli occhi puntati su di me.

<<Hai parlato con Elly di recente?>> Un po' me l'aspettavo come domanda, quindi dopo i primi secondi si smarrimento annuii.

<<Mi ha chiesto di noi.>>

<<Cosa esattamente?>> continuò lui.

<<Del perché sembravamo così in sintonia.>>

<<E cosa le hai detto? Hai mentito vero? Perché se sapesse->>

<<Calma Roche.>> lo interruppi alzando una mano, dato che quel fiume di parole mi stava già facendo venire il mal di testa <<Le ho detto che forse stavi iniziando ad abituarti alla mia presenza, per questo sei così loquace con me. Non avrei detto la verità, anche se un po' mi dispiace.>> Rimase in piedi con le braccia incrociate, quasi dubitasse della mia parola.

My Life Now 2: My Own ChoiceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora