<<C'è qualcosa di divertente in quel che ho appena detto, soldato?>> chiese il moro con sarcasmo.
<<No signore. Ma volevo mostrarle una cosa... permette?>> rispose l'altro con un cenno della mano. Per un secondo mi assalì il panico credendo di essere stata scoperta, e che avrebbe indicato presto il mio nascondiglio agli altri. Non sarei stata più veloce di loro a scappare, ne ero certa. Ero un'umana dopotutto. Ma invece, il castano si allontanò dal gruppo e da Galvorn per raggiungere una zona del terreno, che ancora non ero riuscita a capire cosa contenesse. Si chinò per un attimo, sparendo dalla visuale, e dovette costringermi a non mettermi in punta di piedi per vederlo di nuovo.
<<Questo terreno è un po' secco, e l'erba intorno non è ancora ricresciuta. Se la Custode fosse passata di qui, sicuramente avrebbe trovato un modo per riparare il danno, data la sua... indole altruista.>> Le ultime parole, che dovevano risultare un complimento nei miei confronti, uscirono dalla bocca quasi come uno sputo. Come se gli facesse ribrezzo parlare di me. Non potevo biasimarlo, se avessi dovuto descriverlo probabilmente mi sarebbero usciti i peggio aggettivi.
<<Magari non aveva le forze necessarie per farlo.>> disse Taras in mia difesa. Anche se mi aveva di certo mentito, lo ringraziai per quel goffo tentativo.
<<O magari è stata lei stessa a crearla.>> ribatté quello, alzandosi stavolta e fissando Taras con un sorriso sbieco sul viso. Dal gruppo si levò un mormorio, che si fece sempre più forte man mano che quella supposizione prendeva spazio nelle loro menti. Riuscivo a captare la loro paura e il loro astio nei miei confronti, ed il fatto che molti mi avessero sempre vista come la cattiva facilitava molto i loro pregiudizi. La folla iniziò a muoversi inquieta, e creò uno spiraglio da cui riuscii a notare, almeno in parte, un vuoto nel terreno, come un enorme buco. Non capivo quanto potesse essere grande in effetti, ma dalla porzione che avevo scorto doveva essere all'incirca del diametro di una piscina. Mi passai una mano sul viso e tornai a poggiare le spalle contro il tronco. L'avevo fatto io? E quando? Non ricordavo di aver creato una simile distruzione in quel prato... non era neanche da me! Ripensai per un attimo alle scene sfocate nella mia mente, che mi davano un lasso di tempo breve ma privo di risposte, e mi schiaffeggiai la faccia per non essere in grado di ricordare. Io volevo aiutare la natura, non farla soffrire. Perché doveva per forza star soffrendo in quel momento. Sicuramente c'era un errore, le supposizioni di quell'assassino erano infondate. Forse l'aveva creato lui stesso per poi darmi la colpa e farmi passare per la cattiva di turno. Era di certo così. Tornai a sbirciare da dietro i grossi rami, e mio malgrado gli occhi finirono su Galvorn. Era immobile, di spalle, perciò non riuscivo a vedere la sua espressione. Ma qualcosa mi diceva che non credeva a quanto avesse detto quello psicopatico. Forse un minimo di sale in zucca ancora l'aveva. Si riscosse e avvicinò al punto in cui stava quel tizio. Appena lo notarono anche gli altri membri della guardia tornarono a far silenzio, immobili, chiudendo lo spiraglio creatosi prima. Il moro di fermò di fronte alla buca, diede una sbirciata dentro, poi si rivolse nuovamente al soldato.
<<Sei consapevole di quanto appena detto, vero?>>
<<Certo.>> rispose subito l'altro.
<<E capisci quindi che è un'assurdità?>> continuò. Sul volto del castano passò per un attimo la sorpresa, ma venne subito sostituita dalla sicurezza che manifestava ogni singolo secondo.
<<Perché mai dovrebbe esserlo? Sappiamo tutti il potere che ha.>> disse, facendosi sentire bene dal resto del gruppo. La mandibola di Galvorn si mosse, come se stesse sorridendo.
<<Esatto, e sappiamo anche quanto sia goffa e impedita nell'usarlo.>> Si rivolse per un attimo ad alcuni soldati dietro di lui. <<Molti l'hanno vista mentre lo esercitava, e tutti noi abbiamo notato quanti sforzi e fallimenti abbia fatto prima di creare una semplice piantina.>> continuò, soffermandosi in particolar modo su Taras. Quest'ultimo gli fece un cenno con la testa, dicendogli di arrivare al punto e basta. Galvorn si rivolse nuovamente al soldato di fronte a sé, che adesso aveva perso il sorrisino vittorioso di prima e stava lì con un'espressione seria e infastidita. Stavo godendo non poco nel vedere come lo stesso buttando giù con i suoi ragionamenti, anche se qualche "complimento" nei miei confronti avrebbe benissimo potuto evitarselo. <<Perciò,>> concluse <<la sola idea che abbia potuto creare da sola non uno, ma ben DUE voragini nel terreno di queste dimensioni, senza poi restarne scalfita a livello fisico o psicologico, è assurda e mi fa venir solo da ridere.>> Detto ciò, con un ghigno trionfante sul viso (il solito che usava quando sapeva di aver ragione) diede le spalle al tizio e tornò verso gli altri membri. Per un attimo pensai che il castano avrebbe approfittato della sua distrazione per colpirlo, ma subito dopo capii che, con tanti testimoni, non avrebbe mai messo a rischio la sua copertura. Tuttavia mantenne sul viso uno sguardo omicida che mi fece rabbrividire.
<<Quindi che facciamo ora, Galvorn?>> chiese a quel punto Taras, che finora era rimasto in silenzio, forse anche lui a gustarsi la scena.
<<La Regina ha detto che, quando è scappata, la Custode andava in questa direzione. Forse si è allontanata da questa zona o si è fermata prima. In ogni caso, dobbiamo muoverci e ritrovarla il prima possibile.>> disse con voce chiara. A quella specie di ordine, ogni soldato rispose con un <<Sissignore.>> e il cerchio si ruppe. Anch'io, sentendo quelle parole, avrei voluto scappare subito da quel posto. Se mi avessero scoperta non sarebbe stato difficile per loro prendermi. Ero troppo vicina al palazzo e ai miei inseguitori in quel momento, ma se volevo avere qualche possibilità di scappare, la cosa più saggia da fare era rimanere nascosta. Per fortuna la mia corporatura non era problematica da nascondere, così mi accucciai il più possibile dietro il tronco, tra l'erba alta e le felci, e aspettai che i passi del gruppo si allontanassero abbastanza da darmi la possibilità di scappare senza essere vista o udita. Dopo meno di cinque minuti, in cui avevo sentito scarpe calpestare rami e foglie a grande velocità e visto figure sfocate passare a qualche albero di distanza da me (alcuni erano addirittura passati accanto al mio, e non capivo come avessi fatto a sfuggirgli di vista), mi ritrovai sola in quell'angolo di foresta. O era quel che avrei voluto, se un paio di voci che conoscevo fin troppo bene non fossero provenute dal punto in cui, fino a quel momento, stavano anche tutti gli altri.
<<Sei stato severo con loro.>> sentii dire da Taras, sicuramente rivolto all'unico altro elfo rimasto.
<<Non dirmi come comportarmi con quegli idioti. Sai bene che la nostra missione è più importante di supposizioni su ipotetiche talpe giganti.>> Sentii Taras ridacchiare a quella frase, anche se solo per un secondo, ed ero sicura che il moro avesse alzato gli occhi al cielo come al solito.
<<Era per alleggerire la tensione.>>
<<Non devono alleggerirla, devono restare concentrati su ciò che stiamo facendo.>> Non mi arrischiavo ad affacciarmi per vedere cosa stessero facendo, perché avrei potuto fare troppo rumore e le loro orecchie erano troppo allenate a riconoscerli. In quel gruppo, forse, erano quelli che avrei dovuto temere di più per il mio ritrovamento. Loro e quello psicopatico di un elfo assassino. Tornai a concentrarmi su quel che dicevano.
<<E cos'è che stiamo facendo? Eseguiamo un ordine dei Sovrani o uno tuo?>> Cadde un attimo di silenzio tra i due. Poi sentii Galvorn sospirare pesantemente.
<<Lo sai benissimo. Il Re e la Regina vogliono che la Custode torni a Palazzo, possibilmente tutta intera.>>
<<E tu cosa vuoi?>> A questa domanda drizzai il più possibile le orecchie, non solo perché ero curiosa di sapere cosa avrebbe risposto, dopo il modo in cui mi aveva trattata, ma anche perché qualcosa mi diceva che anche l'amico voleva saperlo.
<<Voglio che Lexy non faccia niente di stupido come suo solito, e trovarla prima che sia troppo tardi.>> 'Troppo tardi perché scappi, vorrai dire. ' pensai a quelle parole. La rabbia tornò a farsi sentire, ed essere così vicina a dove l'avevo sfogata l'ultima volta mi fece ancora più male. Sentii le lacrime premere per uscire, ma davvero non avevo più alcune intenzione di piangere per lui. Soprattutto, non dopo queste sue ennesime parole. Mi misi le mani sul viso, ricacciando indietro le gocce salate che mi erano salite a causa della rabbia, e sentii solo Taras sospirare a quelle parole, forse scuotendo anche la testa. Dopodiché, senza aggiungere altro, si diressero verso la mia sinistra, superando la radura e inoltrandosi di più tra gli alberi. Aspettai ancora qualche secondo, immobile, poi mi rimisi velocemente in piedi e iniziai a correre, più veloce che potei, senza voltarmi. Avevo bisogno di tornare a casa di Elanor, l'unico posto che potessi definire tale per il momento, e pensare con calma a ciò che avevo sentito. Le domande che avrei voluto risolvere erano ancora lì, senza risposta, però adesso avevo un motivo in più per diventare forte. Dovevo farlo per la nuova me che voleva lasciare quel posto, così da non avere nulla a che fare col moro. Lui non mi avrebbe più protetto, perciò avrei dovuto farlo io. Da sola. Come sempre.
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My Life Now 2: My Own Choice
AdventureLexy è a pezzi. Non si aspettava di venir tradita dalle persone a cui teneva di più, e deve fare i conti con i suoi sentimenti e la minaccia di un nemico dalle capacità sconosciute. Si creeranno nuove amicizie, mentre l'inverno farà la sua comparsa...