Capitolo tre

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Ci rimurginò più volte, nonostante si ripetesse che non avrebbe dovuto. Era una situazione nata e finita. Stop.
Non sarebbe accaduto più nulla, ognuno per la propria strada come prima.
Eppure, Andrea si sentì in difetto.
Gli sembrava di aver varcato una linea invisibile che non doveva superare, di aver toccato un tasto ancora troppo dolente, e nonostante sapesse che avrebbe dovuto lasciar correre, non riusciva proprio a non pensarci.
Percepiva che ogni gesto, ogni circostanza con Alba avesse un inizio e mai una giusta fine, e ciò gli lasciava l'amaro in bocca.
Non sapeva perché quella donna lo richiamasse così tanto a sé. Probabilmente a causa dell'aria misteriosa, schiva, che lo induceva a scoprire e non retrocedere.
Tuttavia, doveva trovare un modo per scusarsi, lo riteneva necessario.
Mentre tornava dalla scuola, con l'aria pensierosa e affranta, soffermò lo sguardo su un negozio di fiori.
Ad un tratto, seppe cosa fare.

Alba rientrò nel suo palazzo, e stavolta non era sola: due donne l'affiancavano, due care amiche che non l'avevano mai lasciata sola. Avrebbero passato la serata a casa sua, l'idea di quella solitudine in cui si era rinchiusa per troppo tempo le turbava, nonostante lei ripetesse di stare bene.
Una volta giunti sul pianerottolo, però, qualcosa attirò l'attenzione delle tre donne.

-E quello cos'è?- chiese Giorgia, guardando per terra e pulendosi gli occhiali, come se quello che avesse visto fosse frutto della sua immaginazione.

Alba osservò verso la sua direzione e vide un grazioso tulipano giallo adagiato sul suo zerbino.

- Che ci nascondi?- esclamò entusiasta Elvira, tirando l'orecchio della sua amica.

-Ahia... che vi dovrei nascondere? Ci sarà sicuramente un errore- rispose prontamente Alba, prendendo il fiore ed osservando il piccolo bigliettino vicino.

Scusa

-Chi ti chiede scusa?- sbirciò Giorgia, mentre entravano in casa.

- Non ne ho idea... - mentì la ricevente, in visibile imbarazzo, cercando un vaso per il fiore.

-Come non ne hai idea? Qualcuno ti ha messo appositamente il fiore qui, lo conosci per forza! Perché non vuoi dircelo?-

-Semplicemente non c'è nulla da dire-

Le due amiche si adagiarono sul divano, guardandosi sospette.

- Non ne hai proprio idea?-

Alba sollevò gli occhi al cielo, accese il riscaldamento e si accomodò sulla poltrona, difronte alle due compagne.

-Forse un'idea ce l'avrei...- mormorò la donna, attirando la loro curiosità.

Spiegò brevemente l'incidente in ascensore, l'invadenza dell'uomo e il loro piccolo pranzo insieme, non escludendo il malo modo con cui lo cacciò di casa.

-È stato gentile a mandarti questo fiore però- commentò Giorgia alla fine di tutto, sollevando gli occhiali sul naso.

-Non è detto che sia stato lui- la corresse Alba, frenando la sua fantasia.

-È sicuramente stato lui. Adesso il punto da capire è il seguente: la sua presenza ti ha dato fastidio?- domandò Elvira, sporgendosi in avanti e congiungendo le mani.

La padrona di casa alzò gli occhi al cielo.

- No Elvi, non farai la psicologa come lo fai con i tuoi pazienti. So già dove vorresti arrivare-

- Credo che lo sappiamo tutte. Tu non stai vivendo, Alba-

-Matteo non avrebbe mai voluto questo-

-Matteo non avrebbe voluto nemmeno morire, eppure non c'è più- rispose in tono freddo Alba, per poi sospirare e passarsi una mano sulla fronte.

-Ciò che ti ripetiamo da tre anni, è che hai il diritto e direi soprattutto il dovere di riprendere la tua vita, perché l'hai interrotta con la morte di Matteo. Ma tu non sei morta!- esclamò la psicologa, non riuscendo a contenere la rabbia nel vedere la sua migliore amica in quello stato.

-Invece sì, sì che lo sono! Io non ce la faccio a pensare a nient'altro che a lui, lo sapete- poggiò la schiena contro lo schienale della poltrona, socchiudendo gli occhi.

Giorgia ed Elvira si guardarono, scuotendo entrambe la testa.

Alba non aveva mai superato la morte di Matteo. Erano stati insieme sette anni, e lei non l'aveva mai abbandonato, né quando aveva scoperto che avesse la leucemia, né durante la chemio e tantomeno durante i suoi ultimi giorni. Dalla sua scomparsa lei non aveva guardato più nessun uomo, era morta un po' anche lei, e il pensiero di sfiorare un'altra persona la faceva sentire sporca.

-Alba, Matteo ti amava da impazzire. Un amore talmente puro da essere invidiabile. Ma santo cielo, lui vuole vederti felice! Sono passati tre anni, ne hai ventotto, sei giovane, davvero vuoi perdere la possibilità di ricominciare?- si impuntò Elvira, quasi adirata.

Giorgia posò un braccio sulla sua mano per ammonirla.

-Perché non ci parli di questo misterioso uomo che ti ha inviato i fiori? Come ti sembra?- chiese, stemperando la tensione.

La padrona di casa sospirò rumorosamente, consapevole che le due amiche non avrebbero rinunciato tanto facilmente.

-Mi sembra invadente. Sfacciato. Ho già detto invadente?-

-Hai escluso un piccolo particolare: si è preso cura di te durante il tuo attacco di panico. Ti ha cercata per domandare come stessi. E, ribadiamolo, ha inviato un fiore per scusarsi-

-Magari potreste diventare amici-

-O magari potrei non rivederlo più- concluse Alba, sollevando le spalle.

-E non ti dispiacerebbe nemmeno un po'?- domandarono in coro Giorgia e Elvira, per poi suscitare una risata generale.

- Non lo so, non credo- rispose la donna, non molto convinta delle sue stesse parole.

-È da apprezzare che non abbia inviato una rosa. La rosa è troppo invadente per uno sconosciuto. Anche se il tulipano è una scelta stramba. Dev'essere un tipo interessante questo Andrea- presuppose Elvira, cominciando ad immaginarlo.

-Concordo- ammise Giorgia, annuendo.

-Tulipani o rose non m'importa. Non lo rivedrò più- chiuse l'argomento Alba, alzandosi e cominciando a preparare una pizza.

-Vedremo-

Cuori interrottiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora