Capitolo sedici

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Alba non riuscì a staccarsi dalla stretta, aveva paura che fuori da quelle braccia i suoi demoni l'avrebbero riattaccata.
Si erano adagiati sul divano color smeraldo, le sue gambe poste su quelle dell'uomo e la testa appoggiata sulla sua spalla, mentre Andrea la circondava con un braccio, accarezzandole talvolta i capelli.
Non le era mai piaciuto che qualcuno li accarezzasse, spesso la infastidiva, ma il tocco di lui era talmente leggero e dolce che si rilassò, rischiando persino più volte di addormentarsi per quanto si sentisse bene in quel momento.

-Andrea, io credo che devo darti delle spiegazioni...- interruppe il silenzio lei, che precedentemente era stato riempito solo dal ronzio della televisione.

-Non ora, Alba, ti prego. Non rovinare questo momento- affermò lui, guardandola dietro le lenti trasparenti degli occhiali.

- Non voglio, ma credo che meriti delle risposte, no?-

-Sì, certo, ma non ora. Avresti la straordinaria abilità di rovinare tutto, e non lascerò per nessun motivo al mondo di staccarti dalla mia stretta, stanne pur certa. Benché la tua testolina sia piuttosto pesante, a dire il vero, temo che stia per andare in cancrena il braccio- la prese in giro lui, e lei si sollevò immediatamente.

-Potevi dirmelo subito-

- No, no, scherzavo, torna qui- la fermò immediatamente lui, riponendo il capo della donna sulla sua spalla.

Aveva delle domande, Andrea. Aveva un'infinità di cose da chiedere, di qualsiasi tipo: il motivo per cui fosse sparita per giorni, perché fosse così triste, cosa fossero loro in quel momento e se mai avesse voluto andare avanti, pensare a qualcosa di concreto con lui. Si sentì spaesato, perché per la prima volta stava pensando davvero al suo futuro con una donna ma ne era talmente spaventato da non avere nemmeno il coraggio di chiarire quel dubbio oscuro.
In quel momento stava bene, e si accontentò del silenzio.

-Come sta tua madre?- domandò allora lei, e percepì il corpo dell'uomo irrigidirsi.

-Sta meglio, è a casa. Vado da lei tutte le volte che mi è possibile, mio fratello lavora in Belgio, mentre mia sorella sta facendo uno stage in Polonia per una ricerca scientifica. Sono l'unico che è rimasto qui, e cerco di aiutare mio padre come posso-

-Hai un buon rapporto con i tuoi genitori?-

-Mio padre non è mai stato un uomo affettuoso, ma c'è molto dialogo. Mia madre invece è sempre stata una roccia, colei che ha cresciuto tre figli quando mio padre era la maggior parte del tempo fuori per lavoro. È stata impeccabile, a volte anche molto severa, ma sempre dolce-

-Sarà molto fiera dell'uomo che sei- sorrise Alba.

-Me lo auguro. E tu, invece?-

-Ho un buon rapporto con entrambi i miei genitori, nonostante non sia stata una figlia molto facile da gestire. Sono sempre stati il mio punto di appoggio, per tanto tempo, ed ora che vivo sola sento un po' la loro mancanza. Non so se riuscirò mai ad abituarmi-

Andrea annuì e prese la mano della donna che in quel momento era appoggiata sul suo addome. La strinse, incrociando le dita con le sue. Alba lo lasciò fare, nonostante avesse seriamente timore che potesse accorgersi dei brividi che rivestivano la sua pelle. Non seppe spiegarsi il motivo per cui ogni volta che c'era un contatto di mani fra i due non ne restava indifferente, ma riceveva un pugno di sensazioni allo stomaco, che scendeva verso il ventre.
Si chiese se il motivo fosse la mancanza di rapporti di qualsiasi tipo per tanto tempo, o perché il sentimento c'era e stava diventando più denso.

-Ho paura, Alba- confessò lui ad un tratto, lentamente, mantenendo gli occhi fissi sulle loro mani.

Lei sollevò il capo, voleva guardarlo, ma non pensò nemmeno un istante di interrompere quella stretta.

Cuori interrottiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora