Il ticchettio della pioggia cadeva e si frantumava sul parabrezza dell'auto di Alba, disegnando tanti piccoli cerchi concentrici e acquosi, che poi scivolavano lentamente verso il suolo, rendendolo fangoso.
Il cielo aveva teso una trappola: dopo la breve schiarita, aveva ricominciato ad esplodere, eliminando le sue impurità e costringendo le due piccole figure immobili, inermi, a cercare riparo.
Sedevano entrambi nei sedili posteriori dell'automobile della donna, non ancora pronti per staccarsi ma nemmeno adeguati per trovare le parole giuste per incominciare un discorso di senso compiuto.
Erano posti nelle due parti opposte, uno poggiava la schiena allo sportello destro, l'altra adagiava l'intero corpo al sedile di sinistra.-Ed ora? Che si fa?- domandò Andrea dopo un lungo silenzio, rivolgendo lo sguardo verso la donna, che aveva i capelli bagnati e si stringeva nel cappotto.
-Io non lo so- rispose lei, ricambiando l'occhiata ma con timidezza.
-Hai freddo?-
Lei scosse la testa, ma lui senza nemmeno ascoltare la risposta si tolse il giubotto, posandolo sul corpo della donna, senza intenzione di toccarla. Sapeva che fosse presto e che lei avrebbe reagito forse con freddezza, perciò tentò di non violare quello spazio personale. Alba si accorse dell'eccessiva cautela che aveva usato Andrea, e quella premura la colpì.
-Grazie, ma non ne hai bisogno?- chiese, ma lui scosse prontamente il capo, con un'espressione che non accettava repliche.
-Cos'hai fatto durante questo mese?- domandò Andrea, non guardandola ed osservando il finestrino.
Non voleva che percepisse un velato tono accusatorio, reduce di un periodo in cui l'aveva pensata più del dovuto, dove aveva messo in discussione la sua esistenza ed il suo modo di essere.
-Ho lavorato e... nient'altro, suppongo- rispose lei, graffiandosi le mani con le unghia corte, celando un nervosismo non placabile.
-Mi hai pensato, qualche volta? Anche solo per sbaglio, intendo. Non mi aspetto altro-
Lei increspò le labbra.
L'aveva pensato? Sì. Ogni giorno di quel mese. Ogni volta che vedeva un passante assomigliargli vagamente. Ogni volta che i ragazzini entravano nella sua cartolibreria.-C'è un motivo per cui mi sono comportata in quel modo, Andrea. Io... non credo di essere completamente stabile mentalmente. Non che abbia disturbi o chissà cos'altro, ma... ho una ferita non ancora guarita, proprio qui- la donna puntò l'indice sul cuore, attirando lo sguardo dell'uomo, che sembrò addolcirsi -io non riesco a curarla. Ci ho provato, ci hanno provato, ma non ci riesco. Volevo evitare di coinvolgere anche te in questo- spiegò lentamente, cercando le parole giuste, e questo le richiese un enorme sforzo.
-L'hai fatto per proteggermi?- domandò lui, con gli occhi chiari sgranati e stupiti, mentre la pioggia copiosa batteva colpi regolari.
Lei annuì, non riuscendo però a guardarlo.
Andrea si portò una mano alle labbra e non riuscì a non nascondere una piccola risata liberatoria, di sollievo.-Io ero convinto che avessi fatto qualcosa di sbagliato. Che non volessi avere più a che fare con me perché avevo detto o fatto qualcosa di errato. Invece tu... santo cielo, A-Alba, io non so davvero come interpretarti-
La donna sorrise nel sentire il suo nome pronunciato in quel modo. Andrea la osservò nascondendo un sorriso dietro le dita della mano. Studiò i capelli umidi e mossi, le ciglia nere e lunghe, le gote leggermente arrossate su un volto quasi lattiginoso.
-Voglio che tu sappia, A-Alba, che non devi trovare alcuna giustificazione con me. Sono irrotto nella tua vita senza chiedere il permesso, sconvolgendo forse un equilibrio che cercavi di costruire da tempo. Ma sappi anche che tu sei entrata nella mia come un tuono, uno di quelli che ti fanno sobbalzare per il loro gran rumore, che ti fanno tremare dentro. Io... giuro, non ho la minima idea di cosa stia dicendo in questo momento- entrambi risero, consapevoli dell'anomala situazione che stavano vivendo.
Andrea si passò una mano tra i capelli, imbarazzato per ciò che aveva appena detto e che a stento riusciva a ricordare per quanto l'emozione e la timidezza l'avessero invaso in quel frangente. Si sentiva nudo, fragile.
-Sei un'anima pura tu, Andrea. Lo percepisco. È per questo che ho cercato di allontanarti, perché a prescindere di come la nostra conoscenza sia nata e continui, io non voglio davvero essere fonte di alcun male-
-Un'anima pura? Accidenti, questo non me l'aveva mai detto nessuno- diventò rosso l'uomo, percependo un'intensa sensazione di anomalo calore al viso.
Alba sorrise nel vedere quella reazione, nel constatare quanto un uomo di trent'anni potesse anche svelare in modo così trasparente le emozioni che provava.
-Non scappare da me, Alba. Io non ho paura-
-Ma io sì, Andrea. Ne ho tanta. E probabilmente un giorno ti dirò ciò che ho passato, ma...-
-Shh- la interruppe lui, avvicinandosi piano a lei, diminuendo la poca distanza che vi era tra i due corpi.
Alba percepì immediatamente la sensazione di disagio, la riconobbe, ma stavolta non volle scappare. Doveva essere forte, doveva provarci.
Sperò con tutto il cuore che Andrea non udisse il ticchettio dell'organo cavo che presedieva nel suo cuore, che la voce della pioggia sovrastasse quella delle palpitazioni irregolari.- Non voglio che tu mi dica nulla. Non ora, almeno. Lo farai se e quando sarai pronta-
Una frase semplice, innocua, ma con un enorme significato dietro.
-Mi permetti di fare una cosa?- domandò lui, e stavolta Alba non poté fare a meno di irrigidirsi, diventare più fredda ed immobile di una statua.
Perché il suo corpo doveva tradirla in modo così brutale?
Andrea si accorse di quel cambio repentino, ma proseguì nel suo intento, almeno finché lei non gli avesse chiesto espressamente di fermarsi. Rimosse con delicatezza il suo giubotto dal corpo della donna, mentre lei lo guardava quasi con spavento. Gli si rattristì il cuore nel vedere quell'espressione vicina al terrore, e sperò con tutte le sue forze che non stesse per compiere un passo falso. Lei non pronunciava un suono, sembrava quasi non respirare.
Era tutto sospeso, immobile, ciò che si muoveva era solo la pioggia che in quel momento sembrò aumentare di intensità, quasi scuotendo quella piccola macchina parcheggiata in un luogo lontano dal centro abitato.Alba non aveva la minima idea di cosa avesse in mente, ma il suo cervello non riusciva ad elaborare un pensiero logico. Si augurò di non essere stata fraintesa, di non aver bisogno di ricorrere a gesti estremi.
Incapace di reagire, strinse gli occhi con forza, come se si aspettasse qualcosa che potesse ferirla.Invece, nel buio, avvertì solo un leggerissimo tocco di polpastrelli che le sfioravano il dorso della mano destra. Era un tocco molto delicato, a malapena era possibile sentirlo, e solo a poco a poco le dita invasero la barriera invisibile, stringendosi a quelle sue, fredde, che prendevano contatto con il calore di Andrea. Aprì le palpebre, osservando l'unione di quelle mani intrecciate, che possedevano un diverso grado di temperatura ma sembravano fragili nello stesso modo.
Avvertì le braccia percorse da stimoli, che sembravano legarsi alla carne, ai muscoli, alle ossa.Una luce bianca e fluorescente illuminò per un frangente di secondo quella stretta, come un flash che vuole immortalare un momento indelebile.
Dopo, il tuono.
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Cuori interrotti
RomansaDa quando il suo primo amore è morto, per Alba la vita non è che una lotta alla sopravvivenza per poi sperare di raggiungere il suo amato, scomparso per una terribile malattia. Alba ha perso fiducia in sé stessa, nel mondo, nell'amore. L'incidente i...