Capitolo cinque

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Quella sera uscì dalla cartolibreria più  tardi del solito. La fine del primo quadrimestre e l'inizio del secondo era un buon pretesto per gli studenti di rinnovare i loro astucci, mentre gli universitari si affannavano per stampare slides e libri che circolavano per la classe.
Entrò nell'ascensore con una signora di mezza età, una di quelle chiacchierone che non sapeva tenersi nulla per sé.

-Ho saputo che eri tu la ragazza che è rimasta bloccata nell'ascensore qualche tempo fa- disse lei, quasi ansiosa.

Alba si domandò il motivo di tutto quell'interesse.

-Sì, signora-

-Sai chi altro c'era in ascensore con te? Che rimanga tra noi, eh-

La ragazza sollevò un sopracciglio, diffidente.

-Chi?-

-Quel bel ragazzone era l'amante di Virginia, quella del quarto piano-

Alba sorpassò sul tono dialettale che la donna usò, ma si concentrò sul loro significato.

-L'amante? E lei che ne sa? Saranno solo dicerie, se ne dicono tante in questo palazzo- non l'ascoltò Alba, mentre le porte dell'ascensore si aprivano.

-L'ho visto io, più di una volta. Va sempre da lei, rimane un paio d'ore e se ne va, ovviamente prima che arrivi il marito- sghignazzò la signora, e la ragazza provò pena per lei, per la sua vita così vuota e da pettegola.

La salutò velocemente, ma quando entrò in casa non poté fare a meno di gettare l'occhio sul tulipano che mostrava i primi petali appassiti.
Nonostante credesse che fossero solo pettegolezzi, l'idea che Andrea potesse essere un amante la disturbò, nauseò. Non aveva mai tollerato il tradimento, e scoprire che quell'uomo invadente ma quasi piacevole fosse uno dei tanti, le fece perdere ogni buona considerazione che aveva di lui.

Quella stessa sera, Andrea sedeva su una sedia rigida e scomoda d'ospedale.
Stringeva la mano di sua madre, la guardava con gli occhi lucidi, la accarezzava a intervalli regolari.

- Non guardarmi così Andrea, sto bene adesso. Torna a casa piuttosto, è da tre notti che non dormi- gli disse Elisa, sorridendogli sofferente.

Quattro giorni prima era stata ricoverata urgentemente per un infarto del miocardio, l'avevano operata a cuore aperto ed ora era lì, su quel letto d'ospedale, apparentemente stabile.

Andrea tremava al pensiero di perdere sua madre, di non rivedere il suo volto dolce e a volte un po' severo nei suoi confronti.

-Voglio restare con te-

-E io voglio che tu vada a casa. Sto bene, davvero. Ma voglio che riposi un po'. Fallo per me- tentò di convincerlo sua madre, e lui annuì riluttante.

L'idea di lasciarla lo spaventava, aveva paura che non avrebbe più rivisto i suoi occhi aperti. Ma era davvero stanco, le palpebre supplicavano riposo e forse una bella dormita l'avrebbe aiutato ad essere più tranquillo.

Salutò sua madre con un bacio, uscì dall'ospedale ed entrò in macchina.
L'idea di tornare a casa sua, solo e tra mille pensieri, lo terrorizzava.
Necessitava di stare con qualcuno.

Digitò il numero di Virginia, benché in cuor suo sapesse che era impossibile vederla.

-Buona sera, dottore- rispose la donna, e Andrea a quelle parole sospirò esausto.

-Sei con tuo marito?-

-Sì, esattamente. Ci sono problemi?-

-Volevo vederti, ma... non importa-

-Possiamo rimandare la visita ad un altro giorno, dottore- disse lei, e lui rimase in silenzio.

-Già. Ciao-

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