Capitolo diciotto

103 10 31
                                    

Si svegliò con uno strano fastidio al collo. Aprì controvoglia le palpebre, notando di essersi addormentata sul braccio di Andrea, mentre lui era steso in una posizione a dir poco scomoda. Si sollevò e lui istintivamente si mise più comodo, voltandosi.
Sorrise nel vedere il suo viso sereno, innocente, e i capelli disordinati che gli incorniciavano il volto.
Cercò di imprimere quell'immagine nella sua memoria, trattenendola in sé.
Si spogliò con lentezza e in silenzio, consapevole che lui era in un sonno profondo. Rimase in intimo davanti a quel letto, e si domandò che effetto le avrebbe fatto se lui improvvisamente si fosse svegliato e l'avesse guardata, con il suo sguardo ardente e il sorriso malizioso.
Si vestì, rivolse un'ultima occhiata all'uomo ed uscì dell'appartamento, andando verso la sua macchina con un velato senso di malinconia.
Guidò verso le strade ancora vuote della città, non riuscendo a non pensare all'intimità che era riuscita a costruire con un altro uomo in modo naturale ed inaspettato, ma che le faceva ancora tanta paura.

Quando arrivò al suo palazzo si accorse che l'ascensore fosse rotta, perciò cominciò a salire a piedi i piani, sbuffando.
Al quarto piano vide una donna seduta sulle scale, che fumava una sigaretta.

-Buongiorno- disse lei cercando di superarla, ma la voce graffiante della sua condomina la bloccò.

-È stato bravo Andrea stanotte?-

A quelle parole Alba si irrigidì, per poi voltarsi.

- Che cosa vuoi?-

-Andiamo a casa tua, queste mura hanno troppe orecchie-

-Non m'importa, io non ho niente da nascondere. Al contrario tuo, forse, Virginia- disse il nome con tono sprezzante.

-Oh, allora fingevi prima, quando sembrava che non mi conoscessi-

- Ti ho vista qualche volta entrare nel palazzo e ci siamo presentate un bel po' di tempo fa, tutto qui. Tu piuttosto, cosa vuoi?-

-Mio marito dorme, ma potrebbe svegliarsi da un momento all'altro. Se davvero vuoi sapere, entriamo in casa tua-

Alba titubò ed infine annuì, anticipando la donna e sentendosi improvvisamente nervosa.
Entrarono nel suo appartamento, ma la donna preferì affrontare subito la questione.

-Avanti, qual è il tuo problema?- l'attaccò, mettendo le mani sui fianchi in modo impaziente.

- Sei la nuova fiamma di Andrea?- domandò Virginia, chinando la testa di lato.

Alla ragazza balenò in mente quando la vicina impicciona le aveva accennato di una relazione clandestina con l'uomo con cui era rimasta nell'ascensore. Una strana sensazione di acido le salì lungo l'esofago, provocandole disgusto.

- Chi sono non t'importa, io non sto facendo del male a nessuno. Tu sì invece-

-Oh, povera piccola. Ti chiami Alba, giusto? Non capisco cosa ci trovi Andrea in te. Non che tu sia una brutta donna, non sono ipocrita, ma sei... anonima- Virginia quasi sibilò quelle parole, e la donna strinse la mano a pugno pur di cercare di non reagire.

-È stato Andrea a parlarti di me?-

-No, assolutamente no. Vi ho visti ieri sera uscire insieme dall'ospedale, mio marito lavora lì vicino ed io ero passata a prenderlo. E ho visto voi due. Che strana coincidenza, non credi?-

- Cosa vuoi, Virginia? Volevi rovinarmi la giornata? Bene, complimenti, l'hai fatto-

La donna rise, e Alba non poté negare che fosse molto attraente, col suo caschetto nero e gli occhi glaciali.
Era vero, al suo confronto era anonima.

-Voglio solo dirti che tu sei solo l'ennesima avventura di Andrea. Ne ha avuto donne prima di te, sai? Ma tornava sempre da me, perché lui vuole me-

-Peccato che tu sia sposata, no?-

-Questo per Andrea non è mai stato un problema. Ci conosciamo da ben prima che mi sposassi-

Quelle parole arrivarono al petto della donna come una pugnalata, sentì la gelosia divamparle dentro e non riusciva a controllarla.

-Sparisci Virginia, mi hai stancata-

-Credo che tu non abbia capito bene il concetto, Alba. Io sono l'unica per Andrea, e sai perché? Perché so soddisfarlo. Perché ci sono sempre stata. Prima di sposarmi gli avevo detto di aspettare dieci anni, e poi saremmo stati insieme. Vuoi sapere cosa mi ha risposto?-

Alba tacque, perciò Virginia continuò.

-Meglio tardi che mai. Capisci? Io sono per Andrea ciò che tu non sarai mai-

-Una stronza intendi?-

Virginia assottigliò lo sguardo con aria di minaccia, ed Alba increspò le labbra.

- Mi fai pena, Virginia. Hai una vita così triste. Io non sarò nessuno per Andrea, d'accordo, ma tra voi due non ci sarà mai nulla di più di una semplice relazione tra amanti, perché questo è ciò che siete e che siete sempre stati.  Adesso sparisci o giuro che ti tiro i capelli uno ad uno-

Virginia andò via, mentre Alba emise un urlo di sfogo.
Era furiosa, furiosa perché Andrea non gli aveva mai detto nulla e gelosa perché si sentiva morire dentro, immaginando quei due insieme.

Diventò paonazza al solo pensiero, e si domandò perché il suo destino dovesse distruggere tutto ciò che di buono tentava di costruire.

Si fece una doccia, si vestì e si preparò per andare a lavoro.
Il suo telefono squillò.
Era Andrea.
Lei rispose, tentando di restare il più tranquilla possibile. Fece un profondo respiro.

-Buongiorno Alba!-

-Buongiorno lo dici a Virginia, stronzo!- esclamò, chiudendo la telefonata.

Era stata una stupida, lo sapeva, ma l'istinto aveva nuovamente preso il sopravvento sulla ragione.

Cuori interrottiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora