Lucidò la casa con precisione maniacale. Lavare, strofinare, pulire e ripetere il tutto la aiutava in un certo modo a sfogarsi, a non pensare troppo. Aveva un turbine di pensieri che le offuscavano la mente, e da quando aveva incontrato Manuel il suo precario equilibrio era andato a farsi benedire. Come poteva vivere, se i fantasmi, reali e non, la tormentavano?
Sistemò il divano lavando i cuscini colorati, quando dietro uno questi notò un orologio, che sicuramente non apparteneva a lei. Lo raccolse e lo osservò incuriosita. Di certo non l'avevano dimenticato Giorgia ed Elvira, ed inoltre è piuttosto difficile perdere un oggetto come quello.
Ci pensò qualche secondo, sollevando gli occhi al cielo quando capì che quell'orologio fosse di Andrea, che probabilmente l'aveva lasciato lì come pretesto per farsi chiamare.
Cercò il suo numero di cellulare in qualche cassetto, trovandolo con non poche difficoltà. Digitò il numero velocemente, scuotendo la testa.
-Pronto?- rispose una voce professionale, diversa da quella che era abituata a sentire.
-Andrea? Sono Alba-
-A-Alba, che piacere sentirti! Sapevo che mi avresti cercato- percepì la marcata soddisfazione dal tono, e non potè fare a meno di mettere una mano sulla fronte, di non lasciarsi provocare da quelle frecciatine.
-Ho trovato a casa mia uno strano orologio... ne sai qualcosa, per caso?-
-Oh, ecco dove l'ho accidentalmente dimenticato! Non riesco davvero a capire come sia potuto succedere- disse con finto dispiacere, rubandole però un silenzioso e timido sorriso.
-Quando posso restituirtelo?-
-Io adesso sto lavorando e oggi pomeriggio ho i colloqui con i genitori dei ragazzi-
-Anch'io lavoro oggi pomeriggio-
-Facciamo stasera?-
Alba tentennò. Andò avanti ed indietro per la stanza, passandosi una mano tra i capelli disordinatamente legati.
-Va bene-
-Ci vediamo a casa tua?-
-No, preferirei di no- rispose prontamente la donna, rivolgendo una veloce occhiata ad una delle foto con Matteo.
Si voltò velocemente, porgendo le spalle a quelle immagini.
Portò le mani alla bocca, mordicchiandole. Era nervosa.-A casa mia?-
-Potremmo evitare le case?-
Andrea rise, ma si mostrò comprensivo.
-Che ne dici all'ingresso del cinema? Verso le 9?-
-Dicono che da quelle parti trovare un parcheggio sia una leggenda metropolitana- rispose Alba, immagiandosi già nel traffico.
-Passo a prenderti io se vuoi, conosco bene la strada-
-Davanti all'ingresso del cinema sarà perfetto. Sii puntuale o questo orologio lo vendo. A stasera- chiuse velocemente la chiamata, emettendo un profondo respiro trattenuto troppo a lungo.
Si gettò sul divano, posando le mani sul petto. Chiuse gli occhi, per poi prendere il medaglione che portava al collo. Era dorato, a forma di cuore. Al suo interno, vi era una piccola foto di Matteo, che poggiava esattamente in corrispondenza del suo cuore interrotto.
Portò le mani verso il ventre, stringendo il maglioncino. In quel momento poteva avere un moccioso che correva per la casa. Lo immaginava ricciolino come il padre, e gli occhi scuri come i suoi. Era sicura che un bambino l'avrebbe aiutata ad affrontare la vita con più positività, non sarebbe stato facile, ma avrebbe avuto una ragione per aprire gli occhi al mattino.
Invece lei, in quel momento, a causa del terribile aborto e la cospicua emorragia, non sapeva nemmeno se avesse potuto rimanere nuovamente incinta. Aveva pensato all'adozione, ma per una donna single e con un normale stipendio, lo stato non sarebbe stato clemente.Quella sera, come aveva previsto, il traffico bloccava le strade del centro città. Il cielo era un manto nero, e i lampioni che emanavano una luce arancione illuminavano le strade asfaltate. I negozi abbassavano le serrande, mentre i locali cominciavano lentamente ad affollarsi. Come le accadeva quasi ogni volta che guidava, la macchina si spense. Imprecò e la riaccese, come fece con la radio per distrarsi.
Ed io mi chiedo, ora che farai?
Nessuno ti verrà a salvare, complimenti per la vita da campione!Alba cambiò frequenza, quasi infastidita da quei versi. Era particolarmente suscettibile, talmente tanto che era in grado di prendersela persino con una canzone.
Finalmente trovò parcheggio e si diresse verso il cinema della città, stringendosi nel cappotto per il freddo.
Andrea la aspettava da qualche minuto. Osservava distratto la gente passare, e percepiva quasi una sensazione di ansia durante l'attesa. Osservava più volte l'orario, temendo che lei non arrivasse.
-Ciao- sentì improvvisamente una voce alle spalle che lo fece voltare.
Vide una donna ricoperta da un giubotto ingombrante, una sciarpa pesante e un cappellino dello stesso colore dello scialle.
-Oh mi scusi, sto aspettando una donna, non posso parlare con i pupazzi di neve, mi spiace- disse in tono serio, per poi ricevere prontamente un pugno sul braccio.
-Scemo! Non sei simpatico- esclamò Alba, scoprendosi un po' di più il viso.
-Oh Alba, sei tu! Non ti avevo riconosciuta!- si burlò di lei l'uomo, ridendo.
-Ridi, ridi finché hai denti- affermò lei, aprendo la borsa e prendendo l'orologio.
-Ecco- glielo porse, ed Andrea lo prese sfiorandole leggermente la mano.
Alba si irrigidì. Non riusciva a spiegarsi il motivo di quella reazione, non voleva mostrarsi fragile davanti a lui, ma l'istinto prese il sopravvento sulla ragione. Si spaventò.
- Ti va di cenare insieme?- le propose Andrea, che aveva notato il turbamento della donna.
-Non ho fame- rispose lei con un sorriso tirato, ponendo le mani nelle tasche del giubotto e il viso tra la sciarpa ingombrante.
-D'accordo, allora... guardiamo un film al cinema?-
Alba sospirò. Perché quel ragazzo non la lasciava perdere?
Nonostante fosse invadente, irruente come un uragano e sempre fuori contesto, la donna pensava in cuor suo che fosse una persona buona, altrimenti non si sarebbe interessato del suo stato di salute dopo l'incidente in ascensore o non si sarebbe scusato con un fiore.
Il suo sguardo si addolcì, e cercò di imprimere il volto dell'uomo nella sua memoria. Cominciava a percepire qualcosa di anomalo.-Magari un'altra volta, va bene?- gli rispose, voltandogli le spalle.
-Alba?- la richiamò però lui, trattenendo l'istinto di fermarla per un braccio.
La gente passava davanti incurante delle loro vicissitudini, di quella scena. Eppure, la donna percepì che in quel momento il mondo si fosse fermato e che il resto facesse solo da background alle loro figure. Questa consapevolezza le fece male, ma anche capire che la sua decisione fosse quella idonea.
- Non ci sarà una prossima volta, vero?- domandò lui, serio come non l'aveva mai visto.
Non seppe spiegarsi il motivo, ma Andrea fu triste nel vedere quello sguardo che sembrava salutarlo in silenzio, senza lasciare rumori o tracce.
- Credo proprio di no- gli sorrise tristemente lei, voltandosi e dirigendosi verso la sua macchina.
Andrea non la rincorse, ma la osservò inerme andare via. La donna aveva deciso tacitamente di rompere qualsiasi rapporto ci fosse tra loro, che seppur strambo, rapido e anomalo, era pur sempre un rapporto.
Alba entrò in macchina, sbattendo violentemente la porta. Poggiò le mani sul volante e pianse.
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Cuori interrotti
RomanceDa quando il suo primo amore è morto, per Alba la vita non è che una lotta alla sopravvivenza per poi sperare di raggiungere il suo amato, scomparso per una terribile malattia. Alba ha perso fiducia in sé stessa, nel mondo, nell'amore. L'incidente i...