Capitolo quindici

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Avrebbe dovuto essere felice.
Avrebbe dovuto sorridere senza alcun motivo apparente.
Avrebbe dovuto aver il cuor leggero e la mente serena.
Ma così non fu.
Quella notte, il cervello di Alba entrò in paralisi.
Il suo corpo rimase immobile sul letto matrimoniale, lo sguardo era fisso sul soffitto blu come la notte, le dita prive di sensibilità. Il trucco ormai rovinato era colato del tutto, lasciandole due profondi solchi neri lungo le guance, mentre il rossetto fuoriusciva dai limiti imposti dalle labbra.
Voleva urlare, ma le corde vocali non collaboravano.

- Mi stai dimenticando, Alba- disse Matteo, sdraiato al suo fianco, osservando il suo profilo inerte.

La donna cercò di ribadire, ma le risultò impossibile.

-Non negare, è così. Io ti conosco. Per te non sono più nessuno-

Alba ricorse a tutte le forze che possedeva in corpo, e si voltò facendo una fatica enorme, le ossa sembravano scricchiolare ad ogni movimento del capo.

- Non posso dimenticarti, Matteo. Io non riesco- mormorò, parole uscite da una bocca secca, priva di salivazione.

Gli occhi di Matteo erano due specchi profondi, dove ci poteva vedere il suo riflesso. Tentò di avvicinarsi a lui, di toccarlo, di sentirlo.
Lui scosse la testa, serio.

- No Alba, non puoi- le proibì, mentre osservava inerme le veloci lacrime che bagnavano le guance della donna, che lo osservava con malinconia ed amore.

-Allora prendimi con te. Fallo. Ma non torturarmi così- disse infine sconfitta, suscitando un sorriso sulle labbra del ragazzo.

- E Andrea? Vuoi rinunciare? Rinunceresti per me, Alba?-

Una lama affilata sembrò accoltellare il petto della donna, trapassandola da parte a parte. Il respiro diventò irregolare, e i singhiozzi violenti presero il posto delle lacrime. Gli occhi bruciavano, pungevano, mentre la testa si ribellava come segnale di protesta per un corpo afflitto, avvilito.

- Non rispondi, Alba?-

-Portami con te! Io ti amo, e lo farò per sempre!-

Matteo si sollevò, le sue iridi sembrarono diventare due lame ghiacciate. Stese lentamente la mano ed accarezzò il volto della donna, che non avvertì il tocco ma un scia di brividi lungo la schiena.

- Il nostro per sempre è terminato-

La figura scomparve, ed Alba emise un violento sospiro, come se questo provenisse direttamente dallo stomaco e fosse uscito velocemente, liberandola da un male che la stava contorcendo.

Per tre giorni, non rispose né ai messaggi né alle chiamate di Andrea, né a quelle di nessun altro. Chiamò sua madre per dirle che stava bene, che tutto procedeva bene. Ma attorno a sé, vedeva il buio.
Non rivolgeva parola ad anima viva, se non al lavoro per necessità.
Si stava comportando male e lo sapeva, come sapeva che non meritava la compassione di nessuno.

Andrea si arrese all'ennesimo tentativo di chiamare la donna. Non capiva perché non gli rispondesse, cosa fosse successo. Si domandò se il motivo fosse il semplice bacio datole, ma pensò che fosse impossibile. Come poteva andare avanti con una donna che non accettava nemmeno la base per un contatto fisico, per un avvicinamento?
Si sentì afflitto.
Guardò il numero di Virginia, pensando all'idea di chiamarla e passare del tempo con lei.
Lo fece.

Alba fissò lo schermo del suo telefono a lungo. Era in bagno da un quarto d'ora abbondante, ed era certa che il suo capo l'avrebbe rimproverata se non fosse uscita immediatamente da lì. Muoveva nervosamente il piede e si mangiucchiava la poca quantità di unghia rimasta. Deglutì, e con la mano tremante compose il numero di Andrea. Era primo pomeriggio, sapeva che non fosse a scuola, ma nel sentire i numerosi squilli capì che forse non voleva risponderle.
Stava per riattaccare, quando all'ultimo squillo sentì la sua voce.

Cuori interrottiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora