-Mi accompagni a casa? È stato mio padre ad accompagnarmi all'ospedale, non ho la macchina qui- chiese Andrea, mentre uscivano dalla struttura.
Faceva ancora freddo quel mese di marzo, e il vento li colpì in pieno viso, costringendoli a coprirsi.
-Certo- rispose subito Alba, dirigendosi verso la sua auto con passi rapidi.
-Indicami la strada- disse lei, e lui le diede le giuste istruzioni per andare verso casa sua.
-Guidi bene-
-Per essere una donna?- lo provocò Alba, con un sorriso furbo.
-L'hai detto tu, non io- sollevò le mani l'uomo, ancora turbato per le condizioni di sua madre.
La ragazza si accorse di quanto lui fosse preoccupato e preferì restare in silenzio, voleva solo fargli capire che lei c'era. Dopo circa venti minuti arrivarono a destinazione, e lei parcheggiò esattamente difronte al palazzo dell'uomo.
-Ti va di salire? Non mi va di restare solo- le propose, ricevendo un'occhiata diffidente di rimando.
-Non so se sia una buona idea- affermò lei, picchiettando con le dita il volante e mordendosi l'interno della guancia.
- Mi sembra pur il momento che tu conosca casa mia. Andiamo, siamo rimasti tante volte soli e non è mai successo niente, hai davvero così tanta paura di me?-
Alba scosse la testa. Non aveva paura di lui, non ne aveva mai avuta in realtà, ma aveva paura di sé stessa e delle sue improvvise reazioni illogiche. Lei pensava troppo e a volte anche male, e non voleva essere fonte di preoccupazioni per Andrea, che stava già vivendo un momento piuttosto delicato.
-D'accordo. Resto un po' e poi torno a casa- affermò, ma senza capirne il motivo, percepì che quelle parole fossero solo una bianca bugia.
Lui sorrise come un bambino, euforico, e la condusse verso il suo palazzo, per poi entrare in casa.
La prima cosa che colpì la donna fu la presenza di tantissimi souvenir, sparsi in ogni parte della casa: sul mobile della televisione, sul comodino accanto al divano, sulla libreria presente nel soggiorno. Era un po' come vedere le sue foto.-Tutti questi li hai presi tu?- chiese, togliendosi la giacca ed osservando la miniatura della torre Eiffel.
-Quasi. Alcuni sono dei miei fratelli, li conservo tutti con cura. È un modo per ricordarmi che siamo cittadini del mondo-
Lei annuì, posando la giacca sull'appendiabiti.
- Sei stato a Parigi?-
-Un paio di volte. Tu?-
-Mai-
-Davvero? Ti porto io allora-
-Già, come no- rise la donna, ma lo sguardo di Andrea era estremamente serio, e di conseguenza anche lei arrestò la sua risata.
- Ma dici sul serio?-
-Perché no?-
Lei rimase senza parole, titubante.
-Ascoltami Alba, vado a farmi una doccia,sento l'odore di disinfettante addosso. Fà pure come se fossi a casa tua, magari un giorno potrebbe diventarla davvero- la prese in giro, sparendo nel corridoio e dirigendosi verso il bagno.
-Simpatico!- esclamò lei, scuotendo la testa ed osservandosi attorno.
Era un'abitazione gradevole, le pareti erano color perla e i mobili principalmente di legno nero. Un arredamento piuttosto sobrio, se non fosse stato per tutti quei souvenir sparsi in giro e che donavano colore.
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Cuori interrotti
RomanceDa quando il suo primo amore è morto, per Alba la vita non è che una lotta alla sopravvivenza per poi sperare di raggiungere il suo amato, scomparso per una terribile malattia. Alba ha perso fiducia in sé stessa, nel mondo, nell'amore. L'incidente i...