Capitolo ventinove

81 9 20
                                    

Litigare toglie energie.

Era questa la frase che rieccheggiava nella testa di Andrea, che quel giorno lasciò i ragazzi liberi di divertirsi come volevano, senza obbligarli agli odiati giri di campo o qualche addominale fatto svogliatamente.
Era un uomo che aveva sempre odiato discutere, preferiva che le cose quasi magicamente sparissero, ma si ritrovò a constatare, suo malgrado, che non per tutte le situazioni fosse così.
Allora si esasperava, sbuffava, gettava al largo i fogli, dormiva male, mangiava solo tonno in scatola.

Fabrizio si era scusato più volte con lui, come se la responsabilità fosse la sua, e nonostante Andrea tentasse disperatamente di dare la colpa a qualcuno, in realtà quella situazione era stata generata da semplici pareri contrastanti.

Si rese conto di una verità: Alba gli nascondeva qualcosa, di intimo ed importante, profondo ed oscuro, e lui non era ancora degno di saperlo.
Tutto questo gli provocava l'amaro in bocca.

Quella mattina aveva deciso che l'avrebbe affrontata, sarebbe andato da lei in cartolibreria, e pregò di non cedere alle sue labbra appena l'avesse vista.
Alba per lui era un'affascinante calamita, attrazione e sentimento, e quel maremoto di emozioni era difficile da gestire, soprattutto perché in tutta la sua vita non aveva mai provato qualcosa di talmente forte da poter essere chiamato senza remore amore.

Perciò si accomodò in macchina, prese un profondo respiro di incoraggiamento e si diresse speranzoso verso la cartolibreria, con l'augurio che non avesse già finito il turno.
Parcheggiò poco distante, sollevò lo sguardo e la vide, la sua unica sul milione.

Un sorriso sponteneo e genuino si dipinse sul suo volto: nonostante la donna indossasse un jeans, una maglietta bianca e un giubotto di pelle nero, lui la trovava sempre graziosa e carismatica, anche con i capelli lunghi e scuri legati in una coda disordinata e il poco trucco.
Si preparò per scendere dall'auto, quando all'improvviso quel sorriso scomparve.

Un uomo si affiancò a lei, un tale che non poteva vedere bene perché dalla sua visuale gli porgeva le spalle.
La salutò affettuosamente, lasciandole due baci sulla guancia e ponendole una mano dietro la sua schiena, quella stessa schiena a cui pochi giorni addietro aveva accesso solo lui. Li vide allontanarsi insieme, Alba sembrava conoscerlo da tanto tempo, sembrava tranquilla e disponibile, nonostante ormai avesse capito dai suoi gesti che non fosse completamente rilassata.

Si morse la guancia violentemente, tentando di frenare il suo cervello dall'elaborare pensieri affrettati, ma decise comunque di seguirli.

Riaccese la macchina, avanzando lentamente, e si fermò quando i due decisero di pranzare in un locale vicino alla cartolibreria che serviva primi piatti pronti.

Scese dall'auto solo un quarto d'ora dopo per non insospettire, portando il cappuccio sul capo e fingendo di essere interessato alle vetrine che affiancavano il piccolo e rustico ristorantino.

Li adocchiò dalla vetrata.
Finalmente, il suo campo visivo poteva concentrarsi sull'uomo: capelli ricci e castani, occhi a mandorla e sorriso affabile.

Quelle caratteristiche gli ricordarono qualcosa, un'immagine vista in precedenza, ma in quel momento nessun nome gli balenò in testa.

Parlavano tranquilli, ridevano, ed Andrea soffrì nel constatare che non fosse lui l'artefice di quella gioia, di quel riso.
Vide l'uomo passare un biglietto bianco ad Alba, che lo osservò dapprima stranita.

Ogni minuto che passava si sentiva peggio, continuò a chiedersi chi fosse e perché restassero così tanto tempo assieme. Voleva placare quella rabbia, quella gelosia che scorreva nelle sue vene, ma gli risultò difficile, se non impossibile.
Andò avanti ed indietro, subendo occhiate sospette e torve, che ignorò.

Corse verso l'auto solo quando i due si alzarono per uscire.

Finalmente quell'agonia era finita, il suo cuore poteva placarsi.
Rimase con lo sguardo incollato sui due, che ancora non si separavano.

Ti prego Alba, ti prego.
Và via.

Si ripeteva quelle parole quasi ossessivamente, congiungendo le mani come in una preghiera.

L'uomo misterioso si avvicinò ad Alba,  ponendole nuovamente la mano dietro la sua schiena ed attirandola a sé, tanto da stupire la donna stessa che barcollò leggermente.

Ti prego, Alba.
Per favore.
Non deludermi.
Non anche tu.

Andrea sentì un tonfo, violentissimo. Si rese conto solo dopo che non fosse reale ma creato dalla sua immaginazione, ma ciò che vide lo destabilizzò al punto tale da appannargli la vista: lui stava baciando Alba, la sua Alba.

Respirò a fatica, riaccendendo la macchina per sparire il prima possibile da quello squallido quadro.

Temeva che stesse addirittura per avere un infarto, per quanto quella ferita simile ad un'accoltellata lo stesse uccidendo.

Non voleva più vederla, si era dimostrata la donna peggiore di tutte, persino di Elvira.

Ad un tratto, un'immagine gli balenò nella testa: le foto, la casa di Alba, i suoi silenzi, i suoi scatti nervosi, tutto.

Quell'uomo era il suo ex.

Salve!
Allora, che ne pensate di ciò che sta succedendo? È una bella batosta per Andrea!
Mi auguro tanto che la storia continui a piacervi!
Grazie a tutti!

Cuori interrottiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora