Capitolo sei

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Mosse la testa, testando che fosse appoggiata su qualcosa di morbido, ma diverso dal suo cuscino. Ne era  completamente avvinghiato, stringeva la fonte su cui era appoggiato come un koala con il proprio albero.
Si decise ad aprire le palpebre, e quasi sobbalzò nel constatare che quella notte non aveva dormito su un divano o un letto, ma proprio su di lei.
La osservò in silenzio, complice la luce fioca del mattino che filtrava dalla finestra.
Alba sembrava dormire tranquilla. Il respiro era regolare, le labbra socchiuse, i capelli le ricadevano sul viso, coprendone una parte.
Si sollevò con lentezza, percependo subito la mancanza di calore.
Si alzò dal divano e sbadigliò, per poi dare un'occhiata alla sala.
La sua attenzione non  poteva non ricadere su tutte quelle foto che aveva già osservato.
Erano ovunque: appese sulle pareti come poster, sulla scrivania, sulla credenza.
Quel ragazzo, quel misterioso ragazzo vi era in ogni foto, e Alba aveva con lui un sorriso talmente radioso che forse sarebbe stato difficile vedere dal vivo, magari rivolto proprio a lui.
Era felice, era evidente.
Si domandò chi fosse quel tale, se davvero lei non fosse più fidanzata.
Il fratello, magari? Un ex?              Perché avere così tante foto? Soffriva di un disturbo ossessivo-compulsivo? Relazione finita male? Sensi di colpa?

-Buongiorno- sentì una voce roca alle sue spalle che lo fece letteralmente sobbalzare, visto che la sua più totale concentrazione era rivolta verso quelle foto.

-Oh, buongiorno- le rispose lui, mettendosi una mano dietro le nuca e sorridendole come se fosse un bambino beccato a rubare caramelle.

Vide la ragazza piegare la coperta che li aveva riscaldati quella notte, pulire il divano dove avevano mangiato senza rivolgergli nemmeno una parola.

-Dormito bene?- le chiese, seguendo ogni suo passo.

-No. Mi fa male la schiena, ho il torcicollo e mi sento il braccio intorpidito. Hai la testa pesante, tu- si lamentò, toccandosi dolente l'arto.

-Io invece ho dormito benissimo!- esclamò Andrea entusiasta.

-Sono comoda, eh?- scherzò Alba, finalmente fermandosi.

-Senti... visto che abbiamo pranzato, cenato e dormito assieme, che ne dici di lasciarmi il tuo numero?- gli domandò lui, ponendo le mani dietro la schiena.

-Non credo sia necessario- rispose lei brusca, non incrociando il suo sguardo.

Si sentiva già in colpa per quella nottata passata con uno sconosciuto, voleva interrompere quel rapporto prima che uno dei due soffrisse.

- Beh, potresti avere l'urgente  bisogno di chiamarmi! Di usufruire della mia adorabile compagnia! Di vedere assieme John Wick uno!-

-Non se ne parla, e se avessi bisogno di compagnia non chiamerei te. Non fai altro che svuotarmi il frigorifero-

-Sei cattiva però- fece il broncio lui, capendo spontaneamente che fosse il momento di andare via, non prima però di portare a termine il suo piano.

Indossò la sua giacca con estrema lentezza, assumendo un'espressione di tristezza teatrale, mentre lei lo osservava con le braccia incrociate e battendo più volte il piede.

-Allora io vado-

-Vai-

- Non fermarmi eh-

- Non ti fermo-

-Sto andando-

-Lo vedo-

-Giuro che adesso faccio sul serio!-

Alba si ritrovò a ridere e scuotere la testa.

-Vai, pagliaccio-

Lui sorrise ed uscì di casa, scendendo le scale velocemente.

Si diresse spontaneamente verso un bar, vi entrò e ordinò un caffè.

-Per caso fate anche da asporto?-

Il barista annuì, servendogli il caffè.

-Potreste inviare un cornetto e un caffè a questo indirizzo?- chiese, scrivendo su un bigliettino la via.

-Sì, certo. Quale cornetto vuole?-

-Caspita, non so cosa preferisca. Diamine- borbottò lui, per poi ridursi all'unica scelta per lui sensata.

Alba ripensò con lo sguardo perso nel vuoto alla notte trascorsa. Non aveva il coraggio di rivolgere lo sguardo verso le foto con Matteo, si sentiva sporca. Doveva anche ammettere, però, che era stato bello avere una compagnia maschile, irriverente e vivace, che lei aveva allontanato di nuovo, isolandosi.
Sospirò, percependo un vago senso di pentimento.

Sentì qualcuno bussare alla porta.
Si diresse riluttante,  sperando che non fosse nuovamente Andrea. Non aveva il coraggio di affrontarlo in quel momento.
Quando aprì, si trovò un vassoio coperto da una carta bianca e celeste davanti a sé.

-Salve, è lei Alba Bianchi?-

-Sì...- rispose lei incerta, mentre il fattorino le consegnava il vassoio e la salutava.

Ci deve essere per forza un errore, pensò, entrando in casa.

Scartò la carta e vide davanti a sé tre tipi di cornetti, uno al cioccolato, uno alla crema e uno alla marmellata, con qualche biscotto sfuso in aggiunta.
Non era una colazione per una persona, ma per un intero esercito.

Solo dopo si accorse di un bigliettino che cadde come una piuma sul pavimento.
Lo raccolse, e quando vide la lettera A seguita da un numero di telefono, capì che l'emittente fosse Andrea.

Sorrise, scuotendo la testa e quasi si commosse per quel gesto inaspettato.

Andò al lavoro con una leggerezza che non sentiva da tempo, ed un sorriso che non riusciva proprio a rimuovere.

Servì i clienti con un entusiasmo nuovo, consigliò le mamme sulle offerte dedicate agli zaini e terminò il primo turno di lavoro verso l'una, cercando un supermercato dove poter fare la spesa.

Camminava spensierata, godendo del tiepido sole timido di febbraio.

-Alba, sei tu?- percepì all'improvviso una voce alle sue spalle, che le spezzò il sorriso.

Si voltò, e ad un tratto il suo volto diventò pallido, il respiro pesante. Il petto cominciò a farle male.

Davanti a lei, c'era Matteo.

Salve a tutti!
Mi sembra doveroso a questo punto della storia, seppur agli inizi, ringraziare chi mi sta seguendo. Mi auguro che la storia vi piaccia e appassioni sempre più.
Che teorie avete a proposito di questo finale? Matteo in realtà non è morto?
Vi lascio con questo dubbio.

Un bacio,
Pantarei

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