32: Speciale e ballo.

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~Dipendente dalla indipendenza~
Pov's Alexander
***

Siamo sul fine settimana, dopo pranzo abbiamo iniziato a prepararci, ora è pomeriggio e io con le mie migliori amiche siamo uscite per andare a fare shopping insieme. Siamo nella solita pasticceria vicino la scuola, entrambe vicino al centro, dove andremo dopo per una missione a dir poco impossibile: trovare quattro outfit diversi che ci vadano bene. Scommetto, in testa mia, che le prime a trovarlo saranno Jenny e Bria, le ultime quindi io e Anna.

"Quindi per questa sera come ci organizziamo?" Domanda Jenny, seduta al bar con un frullato arancione davanti.
Questa sera c'è una festa per l'inizio del nostro ultimo anno scolastico, quindi è molto più importante delle solite feste in cui andiamo. Hanno ritardato un po' la data per le iscrizioni all'ultimo momento dei ragazzi fuori città, di solito la fanno prima. Nonostante quello che può sembrare, è veramente la miglior festa in cui possiamo andare: è troppo divertente vedere i soliti alunni di tutti i giorni in vesti diverse. La mattina del venerdì assonnati sopra un banco, la sera del sabato ubriachi sulla pista da ballo.

"Io sono brava a truccare" Anna.
"Io a fare acconciature" Bria.

"Io a scegliere i vestiti" Jenny.
"Io a dormire" Mi guardano male mentre sorseggio il mio frullato verde che purtroppo non è un Midori.
"Che c'è? Sono brava anche ad essere sincera, visto?"

"Impegnati ad essere brava in cose più utili" Anna. Mi sento offesa nel profondo.

"Eh va bene, allora io metto a disposizione la mia casa e il passaggio di Harry." Propongo e annuiscono.

"Allora ora andiamo a fare shopping, torniamo a casa, ceniamo e subito, e quando dico subito intendo dire subito, dopo cena tutte a casa di Alexander, già lavate e pronte per diventare delle super bombe" Jenny.
"Perché tanta fretta? Tanto la festa inizia verso mezzanotte."
"E appunto, siamo già in ritardo." Dice Brianna. Alle cinque del pomeriggio. Bene, diamo inizio alla tortura.

***

"Alex, perché hai un reggiseno in testa?" Jenny.
"Eh? Dove?" Chiedo mentre mi giro verso lei e la cosa che avevo in testa cade a terra, "Ah, quindi questa cosa bianca enorme, è un reggiseno? Pensavo fosse un cappello" mi giustifico.
Cerchi di giustificare il tuo piattume*
Tette piccole, grande cuore.
Non hai grande nemmeno quello, tranquilla.

"Anna, perché stai uscendo in mutande?"
"Ma se sono dei pantaloncini."
"Bria, perché indossi un vestito di mia nonna? Anzi, dove l'hai potuto trovare in un negozio così?"
"Ma è così carino, ed è giallo..." dice con il broncio e gli occhi abbassati mentre tocca il tessuto.
"Appunto!" Quasi urla Jenny esasperata alzando le braccia.

"Okay, ricomponiamoci, c'è ancora tempo. Quindi ora sistemate tutto, e ricominciamo da capo." Propone Jenny in una piena crisi con un occhio che le trema. 
"Eh...via!" Urla ormai abituata, entriamo ognuno nei propri camerini vicini. Speriamo almeno di fare ridere le persone addette alla telecamera.

"Ma siamo proprio delle bombe!" esclama Anna, appena usciamo tutte insieme dai camerini, accompagnato sempre dal via inconfondibile della mia migliore amica.
"Allora prendiamo questi e finalmente torniamo a casa" Brianna.
Possiamo dire missione compiuta.

"Signorine pagate con carta?" Chiede la cassiera.
"No" io, "Si" Jenny, "No" Anna, "Si" Bria.

Non possiamo dirlo.
Sono davvero molto felice che dopo la gita abbiamo legato tanto e in fretta, ma dobbiamo ancora lavorare un po' sulla coordinazione.
Un po'?
"Quindi..?" Continua la cassiera.
Ha ragione.

"Si, pago io poi mi darete la vostra parte a casa" Ecco il bello di avere una maggiorenne nel proprio gruppo, Jenny.

Prende il telefono dalla tasca, lo sblocca e cerca l'applicazione sul telefono. Purtroppo per la fretta sbaglia a cliccare ed entra nella mia chat dove spunta una mia foto. Con delle lunghe calze di colore diverso che ricoprono le mie orecchie, la bocca sporca di cioccolato, due bastoncini di cotone infilati nelle narici, un monociglio disegnato con una matita marrone per occhi.
Oddio, che imbarazzo, ma perché devo essere proprio la tua di coscienza...
"Perfetto, grazie e arrivederci." Dice la cassiera subito dopo il pagamento e usciamo in fretta.
"Ma perché tra tutte le foto, proprio quella doveva essere l'ultima prima di oggi?"
"Non che le altre siano meglio." Anna.
"Ma eri così carina." Bria.
"Un grazie a me che ho dovuto fare tutto, no?" Jenny.
Quante storie per delle foto.
Ci salutiamo e torniamo a casa, vittoriose come sempre.
O cretine.

***

"Io i tacchi non li metto" io.
"Tu i tacchi li metti" Anna.
"Non li voglio mettere" protesto in accappatoio e in ciabatte.
"Te li sto per infilare io, e non nei piedi però." Anna che è in intimo.
"Se prima riesci a prendermi però" dico e inizio a correre ma Jenny chiude la porta prima che io potessi uscire.
"Oh, guarda, presa" Anna toccandomi una spalla e sbuffo roteando gli occhi.

"Quanto siete mature eh" Jenny che per ora ha indosso un mio pigiama.
"Apri di nuovo la porta, per favore, che c'è caldo" Bria.
Ha ragione, per questo abbiamo aperto il balcone della mia cameretta e la finestra del corridoio. Sono a casa mia da un po', mia madre è sotto che tiene impegnate le gemelline per non farle salire. Sono delle ottime sorelle, ma non vorremmo fare in ritardo per goderci di più la serata.
Le altre* non vogliono fare ritardo, per te è indifferente.

Spero solo che mi lascerai in pace almeno questa sera.

Appunto, spera.

"Va bene ho cambiato idea. È l'ultima festa dell'inizio del mio ultimo anno scolastico, non li metto mai quindi faccio uno strappo alla mia regola. Ma sappiate, che appena vorrò, me li leverò subito." Dico decisa, o quasi.

Li trovo inutili, con o senza non sarò mai alta, sono scomodi e non li so portare.

Non ci hai mai provato.
"Allora nemmeno ci arriverai ad entrare in discoteca." Dice Anna. Ha ragione.

Jennifer mi ha assicurato che Christian non sarà presente alla festa perché non le adora, preferisce stare da solo a casa. Meglio così, almeno per questa sera non avrò nessun pensiero. Ne ho proprio bisogno dopo tutto ciò che è successo in queste settimane.

Ora mi divertirò e non penserò a niente.

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