24: Gelosie e fastidi.

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~Se mi porti alla gelosia è perché sei roba mia~
***

"CRITTIII" a mala pena odo questo soave suono femminile arrivarmi piano alle orecchie.
Ti ha appena urlato nell'orecchio buttandosi addosso a te.
E vabbè, doveva pur sempre svegliarmi.
Hai il sonno leggero, ti saresti svegliato pure con un moscerino.
Ognuno ha i suoi modi, questi sono quelli di mia sorella.

Di un giovane camionista.

"Dimmi..." dico, o almeno ci provo, con la voce bassa impastata dal sonno.
"Devi andare a scuola" urla, ancora.
"Va bene piccola, ma non urlare, ci sento bene." dico, lei annuisce e scende da me.
Cade dal letto*
"Ti sei fatta male?" chiedo subito, alzandomi ormai anch'io.
"No, ma ti faccio male io se non ti sbrighi."

Si riprende in fretta la piccoletta.
"Perché tutta questa fretta?"

"Perché è tardi?" risponde ed esce dalla camera.
Genio.

Inizio a prepararmi, oggi fa freddo. Cerco la mia felpa grande ma non la trovo, dove sarà? Per ora ne metto un'altra perché non c'è tempo, ci penserò più tardi, intanto vado a scuola.

***

Fumo una sigaretta mentre cammino per il cortile della scuola ed incontro Patrick, ci salutiamo e ci raccontiamo il tutto di questi giorni, era da un po' che non stavamo insieme.
"Tu e la ragazzina? Insieme a casa tua da soli? Senza litigare anzi altro?" chiede e annuisco, buttando fuori il fumo, "Scioccante" risponde.
Lo so.

Subito dopo la vedo: vicino l'entrata che parla con il suo solito gruppetto, senza trucco come sempre, lo zaino troppo sgonfio per essere pieno a terra, i capelli scompigliati anche se ha una fascia, e... Ecco dov'era la mia felpa, ora ricordo. Butto la sigaretta, in quell'istante si gira e incrocia il mio sguardo ma la sua espressione assonnata cambia improvvisamente quando guarda vicino a me e capisco il perché... Purtroppo. Perfino Patrick ha deciso di allontanarsi per salvare le orecchie.
"Perché quella ragazzina ha la tua felpa?" Molly. Già di mattina.
"Non chiamarla così e vai in classe che sta per suonare, tra poco entro." Gira e se ne va, fortunatamente senza insistere.

Guardo di nuovo Alex e ora sta appiccicata ad Harry, il suo 'migliore amico' che mi è sempre stato antipatico, troppo presuntuoso.

Parli tu...

Nota il mio sguardo, sorride di nuovo e lo abbraccia, me lo fa apposta?

Non so cosa mi sia scattato dentro in modo così violento ma decido di posizionarmi davanti l'entrata e, prima che lei mi sorpassi al suono della campanella, la blocco.
"Che vuoi?" dice fra un miscuglio di fastidio e felicità che cerca di nascondere.
Sa che mi ha dato fastidio e ne va fiera, la stronza.
"Stai un attimo con me.", "No.", "Non era una domanda.".

"Non vuole" Harry.

"Non parlo con te" io.

"Posso parlare con lei, di lei, su di lei quando, dove, con chi voglio."

Guardia del corpo.
"Non c'è bisogno di litigare, Harry entra, io ti raggiungo dopo." Dice lei, lui mi guarda male ma entra lo stesso accompagnato dal loro amico Alex, adesso il cortile è vuoto.

"Dimmi"

"Vieni dietro la scuola"

"Perché? No"

"Tranquilla che, neanche qui, ti salto addosso." Non risponde e ci incamminiamo verso il dietro della scuola.
"Perché fai tutto questo?" chiedo appena arrivati.

"Tutto questo, cosa?" risponde con un'aria innocente che non le si addice per niente.

"Cercavi di farmi ingelosire con Harry"

"Harry è il mio migliore amico da anni, se tu ci vedi malizia il problema non è mio."
Sentire la parola malizia uscire dalla sua boccuccia è infernale.

"Vorrà dire che me ne dai motivo"

"Ed anche se fosse? Ti dà fastidio?"

Si. Troppo.

"No. Per niente"

"Non sembra." Non rispondo ma, come sempre, ci pensa lei a farlo.

"Non eri tu quello di cinque minuti fa attaccato allo scoglio come una cozza?"

Che spiegazione da Oscar.
"Semmai il contrario"

È uguale, rimane pur sempre la tua ragazza" incrocia le braccia al petto e distoglie lo sguardo.

"Perché hai la mia felpa?"

"E tu perché cerchi di cambiare discorso?"

"Perchè posso" detto ciò le sposto i capelli, mi avvicino al suo collo e sento profumo del mio bagnoschiuma preferito muschio bianco, sento anche che lei si irrigidisce. Non penso sia abituata a questi gesti e mi domando il perché, essendo una delle più belle ragazze di questa grande città. Per un solo, piccolo e veloce secondo ho pensato "beh, meglio per me" poi mi sono ricordato che tanto, fra me e lei, non ci potrà mai essere nulla. Siamo troppo diversi, troppo distanti, troppo contrastanti, troppo distaccati l'uno dall'altro, troppo... Noi.

Ritorna a guardarmi e non riesco a distinguere cosa stanno cercando di comunicarmi i suoi occhi, non sono mai stato capace di capire i sentimenti altrui. Non so se sta provando qualcosa per me, brutta o bella, oppure se ne frega. Probabilmente la seconda, da quello che ho capito Alexander non è una dal cuore o dalle lacrime facili. Penso che tutta la sua sofferenza l'abbia già usata per la perdita del padre. Da quello che ho sentito in giro, lei sta con tanti ragazzi ma ci resta per poco tempo. Forse, vuole solo divertirsi e nient'altro.
Chissà chi mi ricorda.
Io sono fidanzato.
Sei anche innamorato? Anzi, lo sei mai stato?
La vera domanda è: lo sarò mai?

Lo vuoi essere?

No.

A tutte e due arriva la suoneria di un messaggio, prendiamo, guardiamo, leviamo.
Mh, strano.
Si leva la mia felpa e me la porge "Sono le otto e mezza, entro a seconda ora, vado a fare un giro".

Senza aspettare una risposta che, d'altronde, sa anche lei che non sarebbe arrivata, io prendo la felpa, questa volta senza opporre resistenza e lei se ne va. Alla fine, cosa avrei dovuto dirle di concreto? Niente. Non so nemmeno il perché io abbia fatto tutto questo.
Poi si pente e ritorna da me con due occhioni più neri del solito, dicendomi:
Che ti desidera da morire?
"Ormai, da uno come te, non so più che cosa aspettarmi. Anzi, non dovrei proprio aspettarmi niente in verità."

Avrei dovuto spiegarle che le cose non sono come lei crede, ma tanto, cosa importa? Parola più o parola meno con noi due è tutto inutile, va sempre a finire così.

Vorrei riuscire a prendere da te altro e vorrei che tuprendessi da me tutto.

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