44: Parte due, l'ultima.

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Mi fermo di colpo non guardandolo, si ferma anche lui scendendo dalla moto. Quella* maledettissima moto. Gli altri ci hanno raggiunto ma si stanno a debita distanza.

"Ah, quindi ora dovremmo parlare, certo, hai ragione. Ma esattamente di cosa, Christian? O Ash? O come diamine ti dovrei chiamare, forse hai un altro nome ancora, chi lo sa? Io no." Mi fermo un attimo per ridere, di nuovo più isterica che altro. "Vuoi iniziare dal fatto che nessuno dei due ha detto la verità all'altro? Del fatto che io ho scoperto te e tu hai scoperto me? Del fatto che lo sapevano tutti tranne noi? Ah, ma aspetta, giusto..." mi giro verso la mia migliore amica e lei abbassa lo sguardo, "Era scontato, anche lei lo sapeva e non mi ha detto niente, stupida io." Urlo per sovrastare il frastuono della pioggia e la distanza, prendendo finalmente fiato.

"Alexander scusa davvero, ma non potevo. È mio cugino e gliel'avevo promesso. Poi io in qualche modo ho cercato di fartelo capire, ho insistito più io che te nello scoprire" risponde lei.
"Facevi prima a dirmelo, se ci tenevi così tanto. Sono la tua migliore amica, o almeno credevo."
"Scusami..." la ignoro, distolgo lo sguardo per guardare Christian che si è finalmente degnato di rispondermi.

"Non capisco il perché te la stia prendendo così tanto. Si, ho mentito, e tu? Ho nascosto tutto, e tu? Ti ho presa in giro all'ultimo, e tu? È stato tutto sbagliato, e ora? Abbiamo fatto tutto a vicenda e lo sai, ma non potevamo fare altro, non potevamo fare altrimenti. Abbiamo un segreto, lo abbiamo avuto da anni e lo avremo ancora per altri anni, con tutti. Cosa avremmo dovuto fare? Rivelare alla persona che odiamo chi siamo veramente? Pf..." si blocca un attimo anche lui per prendere fiato e rivolgermi un ghigno, "Ora lo sappiamo, la storia è chiusa, fine. Cosa c'è da prendersela così tanto? Alla fine è la stessa cosa e alla fine si veniva a scoprire lo stesso, quindi meglio prima che dopo. Allora perché stai facendo così?" Finisce, sento di stare per scoppiare.

"Perché non ce la faccio più di te e di tutto ciò che ti riguarda, sono stanca. In ogni posto, in ogni canzone, in ogni persona, in tutto ci sei tu. In ogni mio pensiero, parola o sbuffo ci sei tu. Anche quando non ci sei ci sei ed è estenuante. In noi non c'è mai niente di normale. Da cosa è iniziato il tutto, esattamente? Da una discussione in una gara clandestina. E come sta finendo il tutto, esattamente? Da un'altra discussione in un parcheggio. Un giorno ti sei finto il mio ragazzo, l'indomani ti baciavi un'altra, prima facevi il geloso poi mi ignoravi. Non ci conoscevamo e abbiamo dormito insieme, cercavi di darmi fastidio e successivamente mi hai addirittura portato nel tuo posto speciale. Giorni dopo mi hai presa a parole e giorni prima abbiamo guardato le stelle insieme..."

Mi fermo per vedere una sua eventuale reazione ma mi guarda in silenzio, quindi continuo a sfogarmi, una volta per tutte.

"...Mi hai prestato i tuoi vestiti dopo avermi spogliata dalle mie sicurezze, mi hai trascinato in braccio fuori dal mare quando io in realtà stavo affogando nel tuo abisso di egoismo, mi hai curato una ferita sulla mano e ne hai aperta un'altra sul cuore. Perché per la mia storia precedente avevo promesso niente più amore se non verso me stessa. Niente più relazioni, storie, problemi. Da quel giorno non mi ero più innamorata anche se sono stata con infiniti ragazzi, e ora? Spunti tu dal nulla, mi guardi con i tuoi stupidi occhi verdi, e... Mi fai innamorare."

Ho il fiatone, mi fermo prendendo un respiro e continuo cercando di urlare un po' di meno, avvicinandomi a lui.

Alexander, stai esagerando.

Mi interessa ben poco, ora.

"Si, sono innamorata di te dalla prima volta che ho incrociato il tuo sguardo creandomi brividi, fino ad ora che ti prenderei a pugni. Perché ripeto a tutti di continuo che ti odio, eppure a te vorrei gridare che ti amo. Perché sono stanca di fingere di volerti stare lontana, se poi spero sempre che ti avvicini. Sono stanca di evitarti, se poi appena ti giri sono la prima a cercarti. Stanca di guardarti male, se poi mi perdo in due occhi verdi di merda che odio. Niente ha potere su di me, niente è più forte di me, allora perché tremo quando ti guardo negli occhi?"

Finisco, finalmente, liberandomi di tutto quello che tenevo da settimane.

Lui tarda a rispondere ed io mi pento istintivamente di quello che ho appena fatto. Ci odiamo, ama il silenzio, ho sbagliato. Mi giro per cercare di scappare da quella situazione ma la sua mano, ancora una volta, blocca il mio polso. Questa volta però non mi lascia, mi tira vicino a se.

"Forse perché i miei occhi ti esprimono tutto ciò che una testa di cazzo come me non riesce ad esprimerti? Ma dai miei occhi non lo vedi che sono completamente pazzo di te, ragazzina? E non lo vedi che i miei occhi fissavano te quando baciavo un'altra? E non lo vedi che i miei occhi ti guardavano male quando stavi con un altro? E non lo vedi che i miei occhi ti hanno avvicinato a me infinite volte da lontano? Allora cosa vedi esattamente nei miei occhi di merda se non questo? Solo le cose negative, tipo io che cerco di farti ingelosire e poi rido perché ci riesco?"

Si ferma un attimo ed alza l'angolo della bocca, poi continua anche lui abbassando un po' la voce.

"Alexander, non sei stata il mio sole, sei stata la luna. Non mi hai fatto scoprire la luce, mi hai fatto capire che si può stare bene anche nel buio. Ho creduto per anni di non meritare nessuno al mio fianco, per paura dell'abbandono. Ho cercato di tenerti distante da me facendomi odiare, eppure la tua mancanza mi penetrava il petto, sentivo solo l'irrefrenabile bisogno di averti accanto e dio solo sa quanto è stata difficile combatterla. Ho sempre pensato che non mi mancasse nulla, di dover vivere esattamente così come stavo vivendo, eppure mi sono ricreduto: sei la mia metà, mi completi. Possiedi una bellezza da angelo caduto dal paradiso, ed allo stesso tempo sei il diavolo che mi ha fatto finire all'inferno. Sono innamorato di te, del tuo nasino all'insù a quelle labbra rosa che mi hanno ferito più volte. Della tua immagine da bambina con i capelli lunghi che incorniciano i tuoi occhi da donna che ne ha superate tante, ma ti prometto, se me lo concederai, che non gli farò mai versare una lacrima."
Si blocca, starà pensando se continuare o no ma spero con tutta me stessa di si. Gli stringo la mano, la guarda e ricomincia.

"Non ho mai imparato ad amare, eppure tu odiandomi sei riuscita lo stesso ad insegnarmi come si fa. Sarà complicato stare insieme per due casini come noi, ma voglio provarci, voglio riuscirci: voglio amarti. Vorrei essere tuo e pretendo che tu sia soltanto mia. Quando litigavamo, non la vedevi nei miei occhi la voglia di prenderti e sbatterti a muro facendo stare zitta una volta per tutte quella tua bocca che non si ferma mai?"

Finisce e nego con la testa, accennando un sorriso non isterico, "Allora te la faccio vedere io con piacere" dice e finalmente lo fa, l'unica cosa di cui avevo bisogno in quel momento: annulla le nostre distanze, mi circonda il collo con le mani e mi bacia violentemente, come se fosse anche per lui l'unica cosa di cui aveva bisogno. Come se la mia bocca gli desse l'aria necessaria per respirare.

"Se tutto ciò che hai detto è vero, non ti chiederò un banale 'vuoi essere la mia ragazza' per metterci insieme. Perché 'la mia ragazzina' lo sei stata dal primo momento in cui i miei occhi verdi di merda hanno posato lo sguardo sui tuoi lunghi capelli castani. Ti chiederò ti senti pronta ad incasinarti la vita con me." Chiede staccando le sue labbra dalle mie, ma tenendo ancora il contatto visivo e la fronte attaccata alla mia.
"Lo sono stata dal primo momento, lo sono sempre stata, Christian."
"E lo sarai per sempre, Alexander."

Per sempre...

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