Una situazione da risolvere

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POV NELSON

"Cesare, Mattia ci ha provato, ma tu l'hai rifiutato. Però mi sembra di capire, da quanto stava dicendo Nelson, che tu hai trovato di meglio. Per meglio chi intendeva? Questo vuol dire che c'è qualcuno di cui noi non sappiamo nulla. Chi è? Una ragazza o... un ragazzo?" fu la domanda che Tonno pose a Cesare. Dall'espressione che assunse potevo percepire la difficoltà con cui stava cercando di elaborare una possibile risposta, ed io, in questo momento, non sapevo come potevo essergli d'aiuto. L'unica cosa che mi venne spontanea da fare fu quella di cercare con lo sguardo l'aiuto di Frank, l'unico a conoscenza della situazione. Frank, però, non sembrava intenzionato ad intervenire, anche perché era una cosa che riguardava solo me e Cesare, ma speravo che potesse darci una mano ad uscire da questa situazione diventata imbarazzante.

"Che stai dicendo Tonno? Solo perché pensi che ci sia qualcuno, non vuol dire che sia realmente così" cercò di dire Cesare provando a far calmare i nostri amici che lo stavano inondando di domande. Ma, come previsto, non si dettero pace finché non riuscirono ad estrapolargli qualche informazione in più.

"E va bene, lo ammetto. C'è qualcuno. Ma per il momento non mi sento di dire nulla di più, anche perché devo prima capire io in che situazione sono con questa persona. Poi, se anche lei vorrà, allora ve ne parlerò" disse alla fine sperando di aver chiuso il discorso che si stava facendo sempre più lungo.

"Almeno possiamo sapere se questa persona è una ragazza o un ragazzo?" chiese Nicolas curioso di volerne sapere di più. Cesare, però, non rispose. Preferì farlo rimanere nel dubbio e, di questo, gli ero grato. Avevo già fatto una fatica enorme a parlarne con Frank e, per il momento, reputavo che la cosa principale fosse capire bene il mio rapporto con Cesare. Un po' perplessi per non essere riusciti a capirci di più, decisero di andare a fare colazione lasciando finalmente Cesare un po' in pace. Tirai un sospiro di sollievo quando uscirono dalla camera e, rivolgendo il mio sguardo a Cesare, notai che anche lui mi stava guardando.

"Che situazione del cavolo" affermò buttandosi sul letto sfinito da quelle incessanti domande. Mi sedetti accanto a lui, senza dire nulla, anche perché, onestamente, non sapevo proprio cosa dire. Si girò di fianco verso di me e continuò a dire: "Tu che avresti voluto che facessi?".

"Non lo so Cesare. Cioè... l'hai detto anche tu che prima dobbiamo capire la nostra situazione" dissi un po' tristemente, perché in fondo speravo che l'avessimo già chiarita la sera precedente.

"Be Nelson, penso che dopo ieri, noi due siamo decisamente usciti dalla zona dell'amicizia, non credi?",

"È quello che penso anche io" risposi con un piccolo sorriso spontaneo che mi si creò sulle labbra. Ero contento di sapere che non ero l'unico a pensarla così. Mi sorrise a sua volta prendendomi per mano. Bastò solamente che i nostri sguardi si incrociassero per capire che, in fondo, entrambi speravamo in qualcosa di più per noi due. Mi avvicinai a lui stendendomi al suo fianco e gli accarezzai dolcemente la guancia che non toccava il materasso. Portò la sua mano sulla mia e chiuse gli occhi per qualche istante, rimanendo così fino a quando gli riaprì e, sempre sorridendo, sussurrò: "Mi piaci Nelson. Non so come è iniziato questo sentimento nei tuoi confronti, ma c'è e questa cosa mi rende vivo come non lo ero da tanto. Vorrei sinceramente essere qualcosa in più di un semplice amico per te".

"Ma certo che sei più di un amico per me" dissi con il cuore che mi stava scoppiando dall'emozione. Non riuscivo a credere a quello che avevo appena sentito. Ero talmente felice che i miei occhi si riempirono di lacrime; lacrime di gioia che scesero lungo il mio viso finendo anche sul materasso fino ad inumidirlo. "Mi piaci Cesare, mi piaci tantissimo. Mi piace il tuo modo di fare lo scemo, il fatto che riesci sempre a farmi sorridere senza doverti impegnare, mi piace tutto di te... tutto" continuai a dire singhiozzando senza riuscire a frenare le mie lacrime. Era da tanto, troppo tempo che avevo sognato questo momento. Avevo sempre dato per scontato che fosse irrealizzabile, che un ragazzo come lui non si potesse interessare ad uno come me. Ma mi ero sbagliato, e non ero mai stato più contento di questo mio errore. Cesare non era perfetto. Ma a me piaceva così, con i suoi difetti e le sue cose strane. Per me era unico e non lo avrei sostituito con nessun altro al mondo. Volevo lui, soltanto lui e di questo ne ero convinto. Cesare sorrise. Si avvicinò a me asciugandomi le lacrime con un bacio su di esse.

"Sono salate" rise leggermente facendomi sorridere a mia volta.

"E tu non baciarle" ridacchiai portando la mia mano sui suoi capelli per accarezzarli.

Si avvicinò a me sempre di più. "Allora posso considerarti il mio ragazzo?" mi chiese con la mano che teneva stretta la mia.

"Come se non conoscessi già la risposta". Fu un attimo e mi ritrovai le sue labbra che premevano dolcemente sulle mie. Chiusi gli occhi facendomi trasportare dal momento. Quel bacio era il sigillo del nostro legame che non era più un legame da amici, ma era diventato qualcosa in più, qualcosa di talmente speciale che non sapevo neanche io come definirlo. Con un semplice gesto era riuscito a farmi isolare dal mondo che mi circondava, ma tanto, l'unico mondo che mi importava davvero era quello accanto a me: Cesare.

ANGOLO AUTRICE:

Ciao a tutti ragazzi 😊 volevo approfittare di questo spazio per dirvi che i prossimi capitoli usciranno un po' a rilento. Purtroppo sono super impegnata con la stesura della tesi e con lo studio dell'ultimo esame... naturalmente non voglio abbandonare la scrittura, per cui, invece di far uscire i capitoli spesso, li farò uscire un po' più lentamente 😊 detto questo, vi aspetto al prossimo capitolo! Arriverenze

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