"Non voglio sentirti"

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POV NELSON

"Cesare... che significa che non mi dirà niente di voi due? CHE SIGNIFICA?" fu la domanda che posi a Cesare non appena lessi quel messaggio. Non sapevo cosa pensare, tutte le mie convinzioni sembravano crollare e i dubbi farsi sempre più presenti dentro di me.

"Nelson, non c'è nessun NOI DUE tra me e Mattia! Quello sta facendo tutto da solo... devi credermi" mi disse disperato Cesare buttando sul letto il cellulare per concentrarsi unicamente su di me.

"No Cesare, ora basta con questa storia. Sono stanco! Te l'ho detto mille volte che quel ragazzo mi dava fastidio e tu hai continuato a stargli appresso" gli urlai contro veramente esasperato.

"TI sbagli Nelson! Non gli sto appresso. Gli ho anche detto che quello che mi interessa sei tu! È lui che ha continuato! Ti prego... fammi spiegare" mi supplicò quasi con le lacrime agli occhi. Tremava come non mai e, afferrandomi le mani, mi implorò di starlo ad ascoltare. Feci un lungo respiro per cercare di calmarmi, ma fu inutile... ero troppo arrabbiato. Di scatto tolsi le mie mani dalla sua presa e mi girai dall'altra parte, pronto ad uscire dalla stanza. Avvertii la sua mano afferrarmi per un braccio e tirarmi verso di lui. Mi abbracciò stringendomi forte. Tra i suoi vari singhiozzi che stavano dominando il momento, udii sussurrare un flebile "ti amo", ma ero troppo nervoso per darci peso.

"Lasciami andare" affermai apatico cercando di divincolarmi dal suo abbraccio, ma era più forte di me e non ci riuscii.

"No! Non ti lascio andare finché non mi ascolterai" ripeté varie volte fino a quando capì che io di ascoltarlo non avevo alcuna intenzione. Mollò la presa su di me e mi lasciò libero. Lo guardai per l'ultima volta per poi voltarmi e uscire infuriato dalla stanza. Quello che sentii prima di uscire definitivamente mi lasciò un attimo perplesso: "e poi dici a me che non capisco nulla. Non mi hai manco dato la possibilità di spiegarmi e già da qui capisco che non hai fiducia in me". Stava usando le stesse parole che gli dissi quella volta che lo baciai dopo la prima sfuriata che gli avevo fatto per Mattia. E, come quella volta, ero fuggito di nuovo, non avendo il coraggio di affrontare la questione. Sempre colpa di Mattia... sempre lui di mezzo... Ma stavolta era diverso. Cesare aveva assunto un'espressione tristissima quando lo avevo guardato prima di andarmene, un'espressione di delusioni mista a sconforto. Ed io, vigliacco com'ero, non gli avevo dato neanche la possibilità di spiegarsi. Sorpassai velocemente la cucina, non fermandomi neanche quando Tonno mi vide e mi chiamò per salutarmi, ma aprii la porta di casa e, sbattendola dietro di me, uscii per andare non so dove. Avevo bisogno di stare da solo e, in quella casa, non mi sarebbe stato possibile. Cominciai a vagare per le strade di Gallipoli senza una meta precisa, incrociando vari ragazzi che, in costume da bagno, si stavano dirigendo verso il mare. Io, invece, stavo andando in tutt'altra direzione, anche se non sapevo dove. Faceva caldo, tremendamente caldo e stavo sudando talmente tanto che fui costretto ad entrare in un bar che avevo trovato giusto per prendermi qualcosa di fresco in modo da rifocillarmi. Fortunatamente avevo con me degli spicci che mi tornarono utili per ordinarmi un tea freddo. Il bar aveva il condizionatore e ne approfittai per rimanere un po' al suo interno. Bevendo il mio tea continuavo a pensare a Cesare, al fatto che non gli avessi dato neanche il tempo di spiegarsi che me ne ero andato.

<Sono proprio un cretino> mi ripetevo continuando a fissare il vuoto. Il mio telefono continuava a squillare interrompendo del tutto i miei pensieri. Lo presi in mano e notai di avere vari messaggi da parte dei miei amici che, preoccupati della reazione che avevo avuto, mi domandavano dove fossi. Il mio dito si mosse da solo e formulò sulla tastiera il numero di Frank che chiamai.

"Pronto Frank... ciao..." feci una pausa non sapendo bene cosa dire.

"Nelson? Che cavolo è successo? Dove sei?",

"Sono in un bar vicino al centro. Senti... come sta Cesare? Lo hai visto?" gli chiesi con il cuore in gola non avendo il coraggio di chiamare direttamente lui.

"Si è chiuso in camera e non ha intenzione di vedere nessuno... si può sapere che cazzo è successo? Fino a neanche un'ora fa sembrava andare tutto bene!". Aveva ragione, era tutto perfetto fino a quando... feci un sospiro e iniziai a raccontargli del messaggio di Mattia e di come io abbia liquidato Cesare... ferendolo.

"Ma allora sei proprio un cretino!" mi rispose di getto Frank senza smettere di parlare: "Ma che cavolo ti passa in quella testa? Mollarlo così su due piedi senza dargli alcuna possibilità di dire la sua? E poi, scusa se mi intrometto, ma non mi sembra che Cesare sia interessato a Mattia. Per quello che ho visto, e parlo da esterno, ti ha dimostrato varie volte di tenerci a te. Cazzo Nelson, ragiona un po'! Non puoi sempre scappare. Devi parlare con Cesare e lo devi fare ora!" esclamò un po' alterato per quello che gli avevo raccontato. Purtroppo quello che mi aveva detto era vero e lo sapevo molto bene. Lo salutai informandolo che mi stavo avviando verso casa e di non far uscire Cesare in modo che, così, io potessi parlargli. Sapevo che Cesare era innamorato di me, lo sapevo... eppure mi dava tremendamente fastidio tutta questa situazione. Ma, in fondo, non era colpa sua... era colpa di Mattia che stava provando a separarci. E se avessi continuato a tenere il muso nei confronti di Cesare avrei fatto solo il suo gioco. Non potevo permetterlo! Cesare era mio, solo mio! Col cavolo che glielo avrei lasciato.

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