Limite di sopportazione

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POV NELSON

La serata tutto sommato era piacevole se non ci fosse stato di mezzo Mattia. Non faceva altro che intromettersi tra me e Cesare, intervenendo anche nei nostri discorsi quando stavamo per fatti nostri. Per fortuna c'erano i nostri amici che provavano ogni volta ad allontanarlo da noi, ma puntualmente tornava, facendomi innervosire non poco.

"Io davvero non ce la faccio più, Cesare!" esplosi ad un certo punto sfruttando un momento in cui eravamo rimasti un po' più indietro rispetto agli altri.

"Questa situazione sta stressando anche me, Nelson. Tranquillo, andrò a parlargli una volta per tutte" cercò di rassicurarmi. Ma ottenne l'esatto opposto e la tensione per quello che aveva detto iniziò ad impadronirsi di me. L'idea che Cesare rimanesse da solo con Matia per parlargli non mi andava a genio, ma se non lo avesse fatto, non sarebbe cambiato nulla. Quindi, alla fine, ingoiai la pillola e tenni per me questa preoccupazione in modo che Cesare potesse agire con maggiore libertà. Però, più passava il tempo e più sembrava che il momento per parlare non arrivasse mai. D'altronde eravamo ad una festa piena di gente e stavamo con i nostri amici; quindi era abbastanza difficile trovare un attimo di calma per parlare.

<Che cazzo di situazione> continuavo a pensare ignorando completamente la festa. Non ero dell'umore adatto per divertirmi e Mattia non faceva altro che peggiorarlo. Persino Tonno, che era sempre appiccicato ad Eleonora e ci ignorava, si accorse del mio umore così cupo. Avvicinandosi a me, mi chiese se ci fosse qualcosa che non andava.

"Ovvio che c'è qualcosa che non va" sfollai contro quel povero ragazzo che era venuto solo a vedere come stavo. Lo vidi indietreggiare per lo spavento, ma non si allontanò e, con molta calma, mi chiese se ne volessi parlare. Inspirai molto lentamente per provare a non urlargli contro e gli dissi semplicemente tutto quello a cui stavo pensando.

"Non ce la faccio più con Mattia. Sta sempre in mezzo nonostante sa che Cesare sta con me. Sono esausto, credimi Tone. Quando esco non riesco più a godermi una bella serata perché la paura che lui possa fare qualcosa è davvero troppa" gli dissi con un tale rammarico che credo che lui abbia colto ogni sfaccettatura con cui mi ero espresso. D'istinto mi abbracciò e mi diede qualche pacca sulla spalla come se volesse consolarmi.

"Nelson, questa storia la risolviamo. Abbi fede in me e negli altri e, soprattutto, in Cesare che ti vuole un mondo di bene" cercò di confortarmi come poteva. Apprezzai moltissimo il suo gesto e quello che i miei amici stavano facendo per me.

"Grazie Tone" sospirai leggermente per poi sorridergli. Lo vidi a sua volta sorridermi e, contento di avermi risollevato un po' il morale, tornò da Eleonora che, nel frattempo, si era messa a chiacchierare con le sue amiche.

...

Verso mezzanotte la gente nella festa iniziava a diminuire e pensai che fosse arrivato il momento adatto perché Cesare parlasse con Mattia. Mi avvicinai a lui e gli dissi di andare a parlare, anche se ero totalmente contrario a questa cosa.

"Va bene Nelson, ma forse è meglio spostarci un po' da qua che stiamo ancora nel bel mezzo delle bancarelle. Convinciamo gli altri ad andare da qualche parte più appartata e, così, poi gli parlo" mi disse Cesare facendomi notare che, effettivamente, il luogo non era molto adatto per affrontare questo genere di conversazione. Così facendo, chiedemmo ai nostri amici se li andasse di farci un giro sul lungo mare, giusto per cambiare un po' aria dato che, ormai, la festa l'avevamo visitata tutta. Acconsentirono e ci avviammo in direzione del mare. Lungo la strada non facevo altro che tenere d'occhio Mattia che stava di nuovo provando a flirtare con Cesare nonostante ci fossi io accanto a lui.

"Mattia la finisci?" gli dissi ad un certo punto. Non riuscivo più a reggere il suo discorso completamente privo di senso, ma fatto apposta per fare colpo. Mi guardò accigliato, e mi ignorò totalmente continuando la conversazione come se non avessi detto nulla. A Cesare non passò inosservata la mia espressione di disapprovazione e prese, finalmente, la palla al balzo per parlargli.

"Mattia, vorrei parlarti un attimo. Ti va se ci spostiamo un po' dagli altri?" gli chiese Cesare cercando un segno di approvazione da parte mia che gli consentisse di isolarsi per un po' con lui. Annuii a malincuore e vidi loro due allontanarsi di qualche metro da noi. Vedendo che loro si stavano allontanando, Dario e Nicolas si avvicinarono a me per chiedermi come mai permettessi a quei due di restare da soli. Gli spiegai brevemente quanto voleva fare Cesare, ma il mio discorso fu alquanto sbrigativo tanto che loro due mi guardarono perplessi non capendo bene cosa avessi detto. Staccai gli occhi da dosso a Mattia per posarli sui miei amici che volevano una migliore spiegazione. Mai cosa più sbagliata. Avvenne tutto in un secondo. Neanche il tempo di concludere quello che stavo dicendo che ritrovai Mattia sulle labbra di Cesare a baciarlo avidamente, come se ci fossero solo loro in quel momento. Non capii più niente. La rabbia aveva invaso totalmente il mio corpo e la mia mente era focalizzata unicamente su quanto era appena successo. Non so neanche io cosa successe subito dopo... so solo che la mia mano, chiusa a pugno, arrivò dritta in faccia a Mattia. Solo quando lo vidi per terra, col sangue che gli usciva dal naso, realizzai quanto avevo appena fatto. In tutta la mia vita non avevo mai preso a pugni nessuno, mai... fino a questo momento... e non me ne pentii affatto.

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