Capitolo 4.

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Mi chiedo da quando sono nata una cosa: perché dovevo nascere per forza di fianco alla sfiga? Ogni volta che faccio o dico qualcosa, tutto si riscuote su di me come se fosse una qualche stregoneria. Cosa ho fatto di male? Vi siete mai chieste perché si è così sfigati nella vita? Beh, io non faccio altro che dirlo perché è vero. Perché sono sfigata? Perché quell'essere senza scrupoli di nome Conor Miller ha quasi rischiato di bucarmi l'utero con la sua FINEZZA. Scrivendo queste pagine di diario -che un giorno diventeranno presto un libro per far capire a tutti che razza di persona è quell'idiota e per comunicare ai lettori che fidarsi è bene, ma non fidarsi è meglio- sto piangendo perché ancora non riesco a farmene una ragione. Chi di vuoi ha subìto un abuso del genere? Beh, potreste capirmi. Non sei più libera di fare nulla, di uscire, di pensare perché ti potresti trovare davanti il tuo peggior incubo. E io ho paura, tanta paura.

Ma riprendiamo la storia, dopo quel giorno che ebbi quell'incubo, passò una settimana ed io avevo deciso di andare in Italia con i miei genitori. In fondo mi sarei trovata più che bene sia con la gente accogliente del posto, sia con i miei nonni. E soprattutto potevo liberare la mia mente ed evitare di essere terrorizzata perché tanto Conor non sarebbe stato nella mia stessa città, anzi nemmeno nello stesso paese. Ci dividevano tantissimi km e questo mi rendeva felice e spensierata, tra virgolette.

Non mi ricordavo la casa dei miei nonni così bella e spaziosa. Aveva tre piani: al pian terreno c'erano un'entrata quasi da reame, con pilastri e archi di mattoni, un corridoio lunghissimo che accedeva successivamente ad una sala da pranzo, una cucina e ad un enorme bagno. Dalla cucina partiva una scala a chiocciola color nocciola che portava alle camere da letto e rispettivi bagni: ce n'erano ben 11! Quella non era una casa, era un castello, dio mio! Mentre al terzo piano c'erano le stanze per il divertimento quali la sala giochi, sale per banchetti con amici ecc. Insomma, mi sarei trovata più che bene ad abitare lì, anche per sempre... Ah, e non dimentichiamoci l'esteso prato munito di altalene, fontane e quant altro.

La mia stanza non era ne' troppo piccola ne' troppo grande. Le pareti erano di un azzurrino chiaro, quasi impercettibile, le finestre nere che catturavano tanta luce, le tende azzurre che combaciavano perfettamente con i muri. Ma la mia attenzione cadde sul grande e pendente lampadario: tutto sberluccicoso dai colori dell'arcobaleno che riflettevano anche sull'intera stanza.
"Nonna, è...non ho parole, è bellissima"
"Lo sapevo che ti sarebbe piaciuta nipotina mia" Mi strinse in un abbraccio e non feci altro che accoccolarmi ancora di più fra le sue braccia così rassicuranti.

Mia nonna era la mia seconda mamma e a dire il vero, era più presente di mia madre anche se la vedevo ben poco. Ma ogni giorno parlavamo a telefono e ci raccontavamo delle giornate trascorse. Io le parlavo di mia mamma che non c'era mai a casa e lo stesso mio padre, di Conor e Liam; e mia nonna, Margaret, mi rassicurava giorno e notte. E adesso avevo bisogno di lei più che mai.

Erano due giorni che ormai ero in Italia, Venezia: una città davvero bellissima che non ricordavo però nei dettagli. Quindi proposi -più che altro ordinai- ai miei nonni che, prima di ritornare a Sidney, mi avrebbero dovuta portare a fare dei giri per la città così da avere una fotografia visiva del posto che avrei ricordato per il resto della mia vita.
"Allora Mile, come ti stai trovando qui?" Mi chiese mio nonno Ron.
"Benissimo anche se mi mancano tantissimo le mie migliore amiche e.." Mi bloccai.
"E?" Scossi la testa sperando che non mi facessero più domande per colpa della mia boccaccia.
"E i miei amati libri! Non ne ho portato nemmeno mezzo" Cazzo Milena, un'altra scusa?

"Oh ma tesoro, qui ne abbiamo molti da leggere, magari ci sarà parecchia polvere sulla copertina, ma sono davvero bei libri" Mi rassicurò mia nonna ed io le sorrisi ringraziandola. Dopo aver finito di cenare, salutai tutti e salii in camera mia. Lasciai le ciabatte ai piedi del letto e mi misi sotto le coperte prendendo il pc portatile.

Chiamai su Skype Giuly.
"TESOROOO" Mi urlò la ragazza dall'altra parte dello schermo.
"Giuly, non sai quanto mi manchiate tu e Leti"
"Oh anche tu ci manchi tantissimo, davvero. Ma dimmi un po', come ti trovi con i tuoi nonni?"
"Davvero bene! Mia nonna non è cambiata per niente; è sempre premurosa e dolce, mio nonno idem. Poi i miei genitori stanno più a casa stranamente e mi sto divertendo con tutti loro più di quanto abbia fatto in 16 anni di vita"
"Sono contenta che si stiano sistemando le cose fra di voi, ve lo meritate"
"E tu invece come stai?"
"Bene, ma vorrei fare le valigie per venire di corsa da te Mile"
"Ohw, anche io vorrei che tu fossi qui"

Parlammo per altri circa 20 minuti del più e del meno, poi chiesi cosa fosse successo in quei giorni dalla mia assenza. La vidi irrigidirsi sul letto su cui era seduta e guardava tutt'altro che lo schermo.
Così glielo ripetei. "Giuly? Hai capito? Ho chiesto se in questi giorni che io sono qui è successo qualcosa di WOW che mi sono persa"
"In effetti si..."
"Ovvero?" Avevo la pelle d'oca, la sua faccia non premetteva qualcosa di positivo.
"Conor..."
"Cos'altro ha fatto?!"
"Liam è tornato"
"ODDIO NO, COSA GLI HA FATTO?"
Avevo il sangue gelato, i polmoni che si rifiutavano di respirare e Giuly non spiaccicava parola. Non ne potevo più, volevo sapere.
"Chiama Liam, fallo Mile" Ascoltai quelle quattro parole dette con un tono triste, rotto e la salutai con un 'okay' per chiamare Liam.

Chiusi il pc e presi il mio cellulare. Andai sulla rubrica e cercai 'Liam...', ci cliccai sopra e, tremando, premetti su 'chiama'.
Non sapevo esattamente cosa dirgli, ma se Giuly mi aveva detto di chiamarlo, era la cosa giusta da fare e le parole sarebbero uscite da sole.
Al quarto squillo mi rispose. Dio quanto mi era mancata la sua voce.
"Cosa vuoi?" Ok, non mi aspettavo questa riposta così priva di emozioni, ma ormai mi odiava.
"Scusa per il disturbo Liam,volevo solo sapere una cosa e poi giuro che sparisco dalla tua vita per sempre" Le lacrime iniziarono a scendere, e speravo che non se ne accorgesse.

"Fai in fretta perché ho da fare" Non ero abituata a quel tono così distaccato e fermo. Tirai su col naso e finalmente ce la feci a parlare: "cosa è successo con C-Conor?" Facevo ancora fatica a nominarlo.
"Niente"
"Non è vero, Giuly mi ha detto che sei tornato a scuola, per fare cosa?"
"Per fare ciò che avrei dovuto fare prima"
"C-cioè?"
"Milena sei stupida o cosa? Pensi che non sappia cosa ti ha fatto quel lurido bastardo? Non potevo starmene con le mani in mano, così ho ricambiato"
Mi venne in mente che lo avesse stuprato, ma sorridendo scossi la testa.
"Cosa gli hai fatto?"
"Gli ho restituito tutte le botte che mi sono preso"
"A causa mia" Continuai la frase al posto suo.

Silenzio. Ci fu un odioso silenzio fra la nostra chiamata, lo sentivo respirare e non era per niente regolare il suo respiro.
"Ciao Liam, stammi bene, buonanotte"
Staccai senza aspettare la sua risposta, lanciai il telefono dall'altra parte del letto e piansi, piansi tutte le lacrime che mi erano rimaste in corpo. Volevo urlare, ma non volevo farmi sentire così debole e vulnerabile. Volevo scappare, ma ero lì per fuggire dal mio incubo e adesso volevo solo andare da Liam e abbracciarlo. Volevo un abbraccio ma non c'era nessuno, a parte la mia famiglia.

Mentre strozzavo i singhiozzi sul cuscino, il mio telefono iniziò a squillare. Non guardai nemmeno chi fosse e risposi piangendo: "Cosa vuoi adesso?"
"Milena perché piangi? Che succede?"
"Niall?" Chiesi mettendomi seduta e asciugandomi le lacrime.
"Si, scusa ho chiesto il tuo numero a Giuly, volevo sapere come stai...ma mi sa che non va per niente tutto bene, come invece speravo"
"Perché ti interessi così tanto di me? Dovresti starmi alla larga, sai cosa può farti Conor"
"Non mi interessa, non mi fa paura. E poi scusami se mi preoccupo per te..."
"E invece dovresti averne Niall, non sai fino a che punto può arrivare. Tutti quelli che mi circondano soffrono, e non voglio che anche tu finisca in questa trappola. Guarda Liam, si era innamorato di me, avevamo la storia d'amore più bella in assoluto e quel bastardo ci ha rovinati, nel vero senso della parola"

Stavo parlando e ricominciai a piangere.
"Quanto odio sentire le persone che piangono e sono consapevole di non saper fare nulla per farle star bene"
"Niall, hai fatto già fin troppo per me.." Mi morsicai la lingua cercando di non ripensare a quella sera, quella maledetta sera.
"Mile, adesso devo staccare ma ti prometto che domani sera alla stessa ora ti chiamerò"
"Perché?"
"Non mi va di lasciarti sola adesso come adesso"
"Okay, grazie"
"Adesso riposati e domani ne parliamo meglio se ti va, buonanotte e figurati"
"Va bene, notte"

Era stato davvero molto carino Niall quella sera, ma non avevo bisogno di nessuno se non di Liam, che fra l'altro mi aveva anche trattata male al telefono. Ma l'amore è cieco e non bada a comportamenti scorretti; quando sei innamorato, ti senti su un qualche pianeta disperso e non fai altro che vedere sempre e solo lui, anche quando non c'é.

But I know you were only hiding... ||NH, LP||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora