CAPITOLO OTTO.

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Harry si svegliò con i flebili raggi del sole che oltrepassavano le finestre, il sole era già alto. Aveva passato la notte in infermeria, seduto su una sedia accanto al letto di Draco, e addormentato con la testa appoggiata ai piedi della branda. Non appena aprì gli occhi e si rese conto di dove fosse, subito sperò di vedere la stessa reazione in Draco, che però non accennava a svegliarsi. In pochi minuti gli tornarono in mente tutti gli avvenimenti del giorno prima, e di quanto stesse male al solo pensiero di aver creato danni permanenti a Malfoy. Madama Chips entrò nella stanza con la sua solita espressione accigliata, gli disse di muoversi e di andare via, che lei si sarebbe occupata di Draco, e di non preoccuparsi perché si sarebbe svegliato. Harry era un po' restio a lasciare l'infermeria, ma stare lì tutto il giorno non avrebbe certo aiutato Draco a risvegliarsi, anzi, avrebbe soltanto peggiorato il suo già precario stato di ansia. Così si alzò e si diresse verso la Sala Grande, che era piena di alunni che stavano facendo colazione, dopo un veloce sguardo incrociò Ron e Hermione, che lo guardarono con occhi illuminati. Harry notò con piacere che anche Pansy era tornata, e sedeva vicino agli altri Serpeverde con un braccio ingessato, raccontando a tutti di come Hermione glielo avesse rotto. Hermione fece a Harry un sorriso rassicurante, perché sapeva che era preoccupato, tanto che non mangiò quasi niente a colazione.

"Harry devi mangiare qualcosa, dai, prendi un pezzo di torta al cioccolato" Gli disse Ron porgendogli un pezzo di torta che avrebbe potuto sfamare tre Harry.

"Non ho fame, grazie" Harry abbassò lo sguardo sul suo piatto vuoto.

"Harry, non è stata colpa tua" Hermione lo guardò con apprensione, prendendogli la mano sopra al tavolo. Magari aveva ragione, Harry non avrebbe mai fatto male a nessuno intenzionalmente, eppure Draco ancora era privo di coscienza, e non poteva fare a meno di accusare sé stesso per questo.

"Beh, fino a prova contraria sono io che l'ho fatto schiantare contro una ringhiera" Harry tirò via la mano dalla stretta dell'amica. Cercava sempre di essere gentile con tutti, ma quando qualcosa lo turbava si chiudeva a riccio, e non voleva parlare con nessuno, nonostante Hermione provasse sempre a tirargli fuori dalla bocca le parole.

"Tu ti sei difeso!" Ribattè lei, mantenendo un tono di voce basso per non farsi sentire da coloro che sedevano accanto. Harry rimase in silenzio, tirò su le spalle e fece cadere la conversazione. Non importava chi avesse iniziato in quel momento, ma soltanto il fatto che lui era incolume a parlare con i suoi amici, mentre Draco avrebbe potuto non risvegliarsi più, nonostante le varie rassicurazioni di Madama Chips.

A rompere il silenzio fu di nuovo Hermione, che sembrava stesse cercando le parole adatte per dire quello che doveva dire. Scambiò un'occhiata con Ron, che le fece cenno di iniziare a parlare.

"Harry dobbiamo dirti un'altra cosa" Hermione era preoccupata, la sua voce rotta aveva perso la solita sicurezza, e i suoi occhi tradivano un senso di disagio e inadeguatezza.

"Mio padre" intervenne Ron, dopo aver finito di addentare anche l'ultima ciambella che aveva nel piatto "mio padre ha detto che il Signor Malfoy è stato deposto dal suo incarico al Ministero per un po' di giorni, non sanno ancora per quanto"

"Già lo immaginavo" commentò Harry, e ricevette uno sguardo confuso da parte di entrambi "Ieri, quando sono uscito dall'ufficio di Piton, ho sentito che avrebbero mandato un gufo al Ministero per informarli dell'accaduto" e Hermione ebbe un sussulto.

"Non gli avranno mica detto del tuo sogno?" Si fece scappare un suono piuttosto acuto.

"Non essere sciocca, non avrebbero potuto farlo" Rispose Ron "Papà dice che il Ministero l'ha fatto soltanto per non mettere in allerta tutti quanti e per far scemare le preoccupazioni riguardo un imminente attacco di Voldemort"

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