CAPITOLO DICIANNOVE.

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Come i raggi di luce si rifrangevano sulla superficie dell'acqua del Lago Nero rischiarandone il fondale, così Harry era entrato a piccoli passi nella vita di Draco, illuminando il suo mondo, pieno di timori e mostri nascosti, che si celavano dentro di lui.

Quella mattina di Marzo sembrava un giorno come tutti gli altri, eppure quando Harry aprì gli occhi si rese immediatamente conto che tutto era cambiato. Dopo quello che era successo la sera prima niente sarebbe stato più lo stesso, irrimediabilmente. Ancora non sapeva se questo avrebbe portato a qualcosa di buono oppure no, ma in lui la fiducia nel futuro non era mai stata tanta.

Fu come svegliarsi da un meraviglioso sogno, con l'unica differenza che era successo davvero. Quasi senza volerlo Harry si ritrovò a ripensare per svariati minuti a loro due, nel Bagno dei Prefetti. Come una piuma la sua mente iniziò a vagare leggera nei ricordi vividi del giorno precedente. Riusciva quasi a sentire il delicato tocco di Draco sulla sua pelle bagnata, se chiudeva gli occhi poteva vedere chiaramente lo sguardo dell'altro, i baci rubati e quasi agognati, l'urgente voglia di aversi, e di darsi all'altro. Le mani sulle sue, Draco dentro di lui. Tutto gli provocò un brivido lungo la schiena, desideroso di riviverlo ancora e ancora all'infinito, non se ne sarebbe mai stancato. Se prima lo desiderava, adesso che era successo sentiva di non poterne fare più a meno, era totalmente dipendente dalle attenzioni che gli rivolgeva Draco. Come fosse una droga, ma molto più forte: per questo, non c'era disintossicazione.

Fu distratto improvvisamente dai suoi pensieri dal trambusto proveniente dal dormitorio: tutti si stavano svegliando e iniziavano a mugugnare per chi dovesse andare in bagno.

La realtà gli era improvvisamente saltata addosso, ed era la più dolce che avesse mai vissuto.

Mentre Blaise intimava a Ron di alzarsi, che non ne voleva proprio sapere di uscire da quelle coperte, Ron faceva versi indistinguibili che forse suonavano come un "stai" e poi "zitto".

Nonostante quella situazione si ripetesse praticamente ogni mattina e Harry la trovasse esilarante, quella mattina avrebbe voluto soltanto passare la giornata a letto, a rimuginare.

E in quel frastuono non poté fare a meno di notare una cosa: Draco non c'era. Non si sentivano le sue solite battute su Ron o gli insulti a Tiger e Goyle, né le risatine sotto i baffi tra lui e Blaise. Niente, la chioma biondo platino, che Harry avrebbe riconosciuto in mezzo a milioni, non si scorgeva da nessuna parte.

Provò a non farsi prendere dall'ansia, ma con Draco non era mai semplice. Harry sapeva che un giorno la pensava in un modo, e il giorno dopo nel modo opposto. Ormai aveva imparato a conviverci, e anche ad amare questa parte di lui, ma non poteva negare che ogni volta si preoccupasse fin troppo.

Nonostante questo però, quella mattina fu diversa. Dopo quello che avevano condiviso, nulla sarebbe rimasto lo stesso, e Harry era sicuro che tutto si sarebbe sistemato. Forse era ancora l'euforia a parlare, quella scarica di adrenalina ed endorfine che il suo corpo aveva rilasciato quella notte, ma si sentiva profondamente fiducioso e sereno. Era tanto, troppo tempo che non si svegliava così, con la voglia di iniziare una nuova giornata, accanto al ragazzo che amava.

Se si fosse per un attimo fermato a pensare che quando viveva dai Dursley svegliarsi ogni mattina con i rumori assordanti di Dudley e le urla da cornacchia di Zia Petunia, non avrebbe mai immaginato che un giorno sarebbe arrivato a questo. E per di più, con il ragazzo che da sempre era stato la sua nemesi, e che ora era diventato la causa del suo rilascio di serotonina.

Mentre fantasticava e assaporava il dolce sapore dei ricordi, venne riportato bruscamente alla realtà da Blaise e Ron che lo scaraventarono giù dal letto intimandogli di sbrigarsi. Blaise fece qualche strano accenno al Bagno dei Prefetti, cosa che fece intuire a Harry che Draco non aveva risparmiato i dettagli al suo amico, e arrossì violentemente, allo stesso tempo invece Ron fece finta di non capire, per autotutelare la sua innocenza.

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