Memories.

CAPITOLO VENTIDUE.

Harry stava cercando di metabolizzare ciò che era appena successo, incredulo guardava Draco negli occhi, quegli stessi occhi che aveva tanto amato, e che sarebbero rimasti nel suo cuore per sempre. Stranamente, non si sentiva come se tutto il mondo stava per implodere, si sentiva leggero come una piuma portata dal vento. Sentiva che Draco si era impegnato con tutto sé stesso per non lasciarlo e per stargli accanto, ma non ci era riuscito. Era crollato sotto il peso delle sue responsabilità, al quale non aveva saputo tener testa. Un giorno, forse, Draco sarebbe stato pronto a mandar via tutte le aspettative che incombevano su di lui e a tornare da lui, e Harry lo avrebbe aspettato. Non si sarebbe mai arreso a loro due, perché sapeva che qualcosa di più grande li legava, e nessun padre, nessuno poteva spezzare quel filo che li teneva inconsapevolmente uniti l'uno all'altro.

Ma Harry non fece in tempo neanche a mettere due parole dietro l'altra, perché all'improvviso da fuori si sentì un enorme tonfo. Nella sala cadde il silenzio, tutti erano in allerta e si misero in ascolto, tentando di cogliere qualche indizio di cosa stesse succedendo. Guardando leggermente fuori dalla finestra, si poteva notare un grosso alone di nebbia che avanzava sulla città, offuscando la vista a tutti, e questo non presagiva niente di buono.

Harry e Draco si guardarono, entrambi preoccupati, e con un solo sguardo si capirono. La loro intesa non poteva essere spazzata via in una manciata di minuti, tutti e due capirono che c'era qualcosa di misterioso che stava accadendo, molto più grande di loro.

Poi improvvisamente, un altro tonfo, e poi un altro e ancora un altro. Tutto nel locale tremava, i bicchieri tintinnavano e i liquidi al loro interno sgocciolavano fuori. Il lampadario si muoveva ondeggiando, e le porte sbattevano. Nessuno sapeva cosa stesse succedendo ma di certo non si trattava di qualcosa da poco.

Harry si voltò a guardare Hermione e Ron, che erano ben attenti a cercare di capire cosa stesse accadendo, ma nessuno disse niente prima di averne l'assoluta certezza. A Harry quel momento ricordò la Coppa del Mondo di Quidditch, e immediatamente nella sua mente iniziarono a susseguirsi una serie di flashback di guerra, che non riuscivano a dargli pace. Questo contribuì ad aumentare la sua paura, ma anche la sua consapevolezza che ciò che temeva fosse vero.

Poi, dopo qualche minuto, la folla iniziò ad urlare, si sentivano gridi da fuori il pub, e affacciandosi alla finestra si vedevano persone di ogni età che correvano via per le strade affollate. E quando la nebbia si diradò abbastanza da poter distinguere le sagome delle persone, furono in grado di scorgere degli uomini incappucciati di nero, con delle maschere sul volto, che avanzavano a grandi falcate per le strade, e non risparmiavano nessuno si trovasse sulla loro via.

Era come Harry temeva.

Harry guardò Hermione d'istinto, chiedendo qualche sorta di aiuto, e lei gli rivolse uno sguardo altrettanto impaurito, perché nemmeno lei sapeva cosa fare. Per la prima volta Hermione era stata colta di sorpresa, e non aveva la minima idea di come risolvere la situazione.

"Harry dobbiamo andarcene subito, prima che ti trovino" Ron era intervenuto, spezzando quegli sguardi carichi di panico tra i due. Harry non lo aveva quasi mai visto così serio, ma quando riuscì a riprendere in mano la sua razionalità, si rese conto che aveva ragione.

Non avevano scope, né mantello dell'invisibilità, niente avrebbe potuto aiutarli a scampare i loro attacchi se non le loro bacchette, ma non sapevano se sarebbero state abbastanza.

"Harry, che facciamo?" Aveva chiesto Ginny, prendendo coraggio e rompendo il silenzio carico di ansia che aleggiava per la stanza. Due anni prima, alla Coppa del Mondo erano con il signor Weasley e lui li aveva condotti in salvo, ma questa volta erano completamente soli e dovevano cavarsela senza l'aiuto di nessuno. Per di più, Harry non sapeva cosa avrebbe fatto Draco in quella situazione, lo vedeva stare lì in piedi con sguardo preoccupato, ma non faceva niente.