Larry

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Sono entrati nel ristorante, seguiti dopo poco da altri appena arrivati. Nel rivedersi ci sono stati sorrisi sicuramente finti e tanti abbracci, per non parlare dell'invidia di alcuni ex bulli pelati e grassocci che si sono fermati a guardare Harry dalla testa ai piedi e a mormorare qualcosa sul suo nuovo aspetto fisico. Harry ha ghignato compiaciuto ad ogni complimento che non ha potuto ricambiare, sentendosi infinitamente orgoglioso per il miglioramento che ha avuto negli anni. Se soltanto fosse stato così bello e affascinante quando aveva diciotto anni, Louis sarebbe caduto ai suoi piedi molto tempo fa, e non soltanto stasera che non riesce fisicamente a togliergli lo sguardo di dosso.

Si sono fermati un po' a parlare tutti insieme, prima di prendere posto a tavola per cominciare la cena. E, a proposito di Louis, lui è scivolato nel posto vuoto accanto al suo, sorridendo come un bambino la mattina di Natale per essere riuscito in quello che era il suo intento fin dall'inizio. Mica stupido il ragazzo. Harry gli ha sorriso gentilmente ed è tornato a porre la sua attenzione a Niall di fronte, domandandogli come procede il suo sogno di diventare uno chef stellato, dato che ora sta facendo il commesso. Niall gli rivela che viene chiamato ogni tanto per qualche matrimonio quindi non se la sente di lamentarsi.

"Anche tu però con i dolci non scherzi, e lo sai" gli dice Niall, con il sospiro di chi sa già quale sarà la risposta. E come potrebbe essere altrimenti? Glielo dice ogni volta che si vedono o che si sentono al telefono. "Se nel supermercato dove lavoro venissi tu ad occuparti di quelli al banco, io - "

"Niall. Ho una pasticceria" gli ricorda dolcemente Harry, con un sorriso divertito. "E sta proseguendo a gonfie vele, tutti i dipendenti sono diventati bravi quanto me e non devo neanche più lavorare tanto come facevo prima. Quando Joey era piccolo ho fatto i salti mortali per cucinare dolci di notte e portare lui a scuola la mattina presto, ancora mi chiedo dove trovassi il tempo per dormire."

"Hai una pasticceria?" gli domanda Louis, intromettendosi nella conversazione con un quesito che chissà se gli interessa veramente. Anche perché sì, certo che ha una pasticceria, è una domanda stupida e retorica, ma è anche un tenero tentativo per fare conversazione. "Voglio dire, scusa se te lo chiedo così, è che - è che io me lo ricordo, sai. Quanto fossi bravo con i dolci."

Harry si morde il labbro inferiore mentre ripensa a lui e Louis quasi vent'anni fa, quando preparavano dolci nella cucina di Anne, sporcandosi dalla testa ai piedi e lasciando scie di farina ovunque. Puntualmente sua madre arrivava e li beccava lì, in piedi vicino al bancone, a bisticciare come due bambini e a ridere mentre si sporcavano a vicenda. Celava un sorriso e cercava di mettere su un'espressione severa, infuriandosi con i due ragazzi e obbligando entrambi a pulire quel casino. Un po' ci restava male quando la madre lo sgridava, ma puntualmente Louis lo abbracciava da dietro e gli sussurrava: "povero cucciolo di figlio perfetto, finisce sempre per mettersi nei guai a causa mia". Al che Harry gli dava una gomitata ma si scioglieva in un sorriso, perché Louis era così bravo a farlo ridere.

"Sì. Ho aperto una pasticceria a 22 anni, mia nonna è morta e mi ha lasciato un po' di soldi per - be', sì, per questo" taglia corto Harry, perché è Louis che gli sta parlando e pensava di averla persa l'abitudine di raccontargli tutto, ma palesemente non è così. Non lo è, se ha questa stupida tentazione di raccontargli quanto ha pianto quella mattina nello studio del notaio dieci anni fa, mentre quell'uomo vecchio e barbuto dietro la scrivania gli leggeva le ultime volontà della sua amata nonna. "So che sarai tentato dal prendere questi soldi e conservarli per il futuro di Joey, come fai sempre con ogni centesimo che guadagni da quando eri un ragazzino, per questo motivo ho lasciato una clausola sulla tua eredità: potrai prenderla soltanto per aprire una volta e per tutte la tua Larry" e così ha fatto. Si è asciugato le lacrime, si è rimboccato le maniche e ha dato vita al progetto più importante della sua vita.

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