Cenerentola

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"Siamo con la testa tra le nuvole, stamattina?"

Harry lancia un'occhiata divertita ad Axel, che ha su un'espressione maliziosa da quando lo ha visto entrare stamattina in pasticceria. Tra un cliente e l'altro ha avuto soltanto il tempo materiale di fare questo, non ha ancora avuto modo di fargli domande fino a questo momento, ed Harry si ritiene già abbastanza fortunato per aver evitato la curiosità del suo amico per quasi due ore. Anche se sono state due ore interminabili, tra le sue occhiate divertite e le domande represse ogni volta che stava lì sul punto di aprire bocca e poi entrava qualcuno nel negozio.

Ha conosciuto Axel quattro anni fa, quando era un diciottenne alla disperata ricerca di lavoro. Entrò nella sua pasticceria in una giornata uggiosa e di pioggia, raccontandogli tra le lacrime e in un inglese impeccabile di essere francese, di essere scappato di casa con il suo ragazzo Maxence perché i loro genitori non accettavano la loro sessualità. Era così stravolto, così piccolo nella felpa del fidanzato che aveva addosso, che Harry non riuscì proprio a mandarlo via. Lo prese sotto la sua ala protettiva e decise di assumerlo, nonostante non sapesse neanche cucinare un uovo: Axel gli dimostrò di essere davvero disposto a fare qualsiasi cosa, restò al suo fianco giorno e notte per imparare a fare dolci e, nel giro di pochissime settimane, divenne uno dei migliori pasticcieri. Il suo perfetto braccio destro. Tra tutti i dipendenti, nessuno ha imparato a fare i Larry meglio di lui.

E oltre ad essere diventato bravo nel suo lavoro, è diventato per lui anche un ottimo amico. Il migliore che abbia mai avuto, forse anche più di Louis, perché Axel non gli volterebbe mai le spalle. Nonostante i dieci anni di differenza, si sono trovati fin da subito, si sono raccontati, si sono confidati. Axel gli ha parlato della sua storia d'amore con Maxence e Harry gli ha parlato di Joey, di com'è arrivato nella sua vita, di quanto fosse disperato in quel periodo a causa di quel vecchio amico che gli ha spezzato il cuore ai tempi del liceo. Una sera chiusero la pasticceria e si sedettero al bancone, parlando per tutto il tempo di Louis e di quanto la sua presenza avesse influito la sua vita in mille modi.

Per questo Axel stamattina è curioso di sapere, per questa famosa rimpatriata è stato in ansia più di lui per l'intera settimana. Harry sa che non può proprio tirarsi indietro, così gli sorride e da un'ultima occhiata alla porta per accertarsi che non stia per entrare più nessun cliente, prima di parlare. "Se vuoi sapere se ho visto Louis ieri sera, sì, l'ho visto. Era alla cena pure lui. Non mi ha riconosciuto all'inizio e ha provato a portarmi a letto."

Axel sbarra gli occhi, coprendosi la bocca con la mano per trattenere una risata fragorosa. "No, dai, mi stai prendendo in giro."

"Ti giuro che è così!" ribatte Harry, pensando per qualche attimo a quella che è stata, a tutti gli effetti, la parte più divertente della sua serata. "Poi abbiamo parlato durante la cena. Del suo lavoro, del mio, dei suoi affetti, di Joey. Alla fine mi ha riaccompagnato a casa e mi ha chiesto di entrare."

"E tu?" gli chiede Axel, palesemente sul punto di mettersi ad urlare.

"E io ho un figlio, Ax" risponde Harry, fulminandolo. "Non lo avrei mai fatto entrare con Joey in casa, per non parlare del fatto che sarebbe svenuto per l'emozione. E poi non è solo questo. Sì, sono passati quindici anni, non sono più il ragazzino di una volta ed è una vita che non lo amo più, ma non mi sembra comunque giusto. Perché mai lui avrebbe dovuto ottenere subito quello che io ho desiderato invano per una vita?"

Axel gli sorride dolcemente, poggiandosi al bancone e guardandolo dritto negli occhi. "Se non ti fosse importato più, te ne saresti fregato. Se pensi a farti desiderare, significa che in fondo lo vuoi, altrimenti ci saresti finito a letto seguendo soltanto l'istinto e l'attrazione fisica che provi nei suoi riguardi. Il punto è che Louis non è mai stato solo questo. Non è così, Haz?"

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