Non posso lasciarlo solo

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"Harry, piantala. Hai fatto la cosa giusta."

Axel continua a spingere il carrello tra le corsie del supermercato, mentre lui e Harry cercano dagli scaffali qualcosa di nuovo per inventare un dolce. È un po' la loro tradizione: ogni volta che sono tristi decidono di volare con la fantasia, di provare a distrarsi in questo modo, e quando stamattina ha scoperto quello che è successo ieri sera tra il suo migliore amico e Joey non ci ha pensato due volte a costringerlo a venire al supermercato per cercare ingredienti insoliti. Sa che Harry non è proprio dell'umore perché quello che prova ora è qualcosa di molto più profondo della tristezza, ma è tutto ciò che può fare per provare perlomeno ad aiutarlo.

"Ah sì? Da quando hai un figlio adolescente e sei così esperto?"

Axel gli lancia un'occhiata. "Proprio perché sono giovane mi ricordo meglio di te come pensa un adolescente. Se tu gli fossi andato contro, Haz, avresti fatto una cazzata. Lui avrebbe covato ancora più rabbia e sarebbe andato avanti in questa sua battaglia. Sono certo che adesso si sia già pentito di quello che è successo tra di voi."

"Sì?" gli chiede Harry. "Io non lo so. Non riconosco più mio figlio, a volte ho l'impressione che lo abbiano sostituito con un altro quindi non lo so più come pensa."

"Haz, ma porca puttana, come fai a non arrivarci? Cosa volevi fare, finire davvero in tribunale con tuo figlio soltanto perché sta facendo i capricci? Dagli qualche giorno, al massimo qualche settimana di tempo, e questa situazione rientrerà" continua Axel imperterrito, mentre infila nel carrello una scorta imbarazzante di miele. "Louis cosa ne pensa?"

"Louis mi ha detto la stessa cosa" confessa Harry, afferrando una dozzina di pacchi di praline per dolci. "Il fatto è che mi sono sentito davvero un padre orribile. Voglio dire, Ax, quale genitore volterebbe le spalle così al proprio figlio? Per non parlare del periodo critico che sta vivendo. Sta affrontando la sua prima delusione amorosa, ho sempre creduto che gli sarei stato vicino appena fosse successo, e invece l'ho lasciato da solo. Certo, facile fare il padre quando lui era fantastico, mentre ora - "

"Harry" sbotta Axel, lasciando andare il carrello e afferrando il suo amico per le spalle. Sembra stravolto, ha l'aria di uno che non dorme da giorni e gli occhi ancora gonfi. "La devi smettere. Joey è talmente fuori di sé in questo momento che voleva chiedere l'emancipazione di minore, Harry. L'emancipazione. E dato che il mondo del calcio fa schifo, e che pur di tenersi uno bravo come lui la società non ci avrebbe pensato due volte a sostenerlo in questa causa, hai fatto la cosa giusta ad evitare una battaglia legale assurda, perché di battaglia legale assurda stiamo parlando. Io con mio padre non ci parlo, Harry, non ci parlo da anni e non perché fossi un adolescente capriccioso ma perché lui faceva schifo. Non lo sai cosa avrei dato per avere un padre come te."

Harry lo guarda e cerca di crederci, ha bisogno disperatamente di crederci e di smetterla di sentirsi così in colpa come sta facendo. Il paradosso è che, il solo pensiero di smetterla di sentirsi in colpa, lo fa sentire in colpa ancora di più. "Ho questa terribile sensazione di essere stato un bravo padre fin quando le cose sono state facili."

"Le cose non sono mai state facili, tesoro" gli risponde Axel dolcemente, facendo scivolare giù le mani dalle spalle per stringergli le sue. "Sei diventato genitore a diciotto anni e hai fatto una marea di sacrifici. Lo sai meglio di me che le cose non sono state facili."

"Sai cosa intendo dire."

"Lo so" continua il suo amico. "E io ti dico che è una cazzata."

Harry fa un sospirone, cercando di farsi forza con le parole del suo amico. Poi si avvicina ad uno scaffale e prende della panna spray. "Andiamo con questa e la nutella? Voglio fare un dolce super iper calorico."

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