Migliore del mondo

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"Ti giuro che sto per mettermi a piangere" mormora Axel, mentre tiene stretto Joey da almeno due minuti, senza trovare la forza di lasciarlo andare. Gli accarezza i ricci e continua a lasciargli baci sulla fronte, coccolandolo e cercando di trattenere le lacrime con tutte le sue forze. Non dimentichiamo che sono sempre nella hall di un albergo di lusso in quel di Liverpool, non ha intenzione di fare brutte figure. Gli basta già dare spettacolo come sta facendo adesso. "Sembra solo ieri che sono entrato in pasticceria e ti ho visto dietro il bancone a fare i compiti. Avevi solo undici anni ma eri già il ragazzino intelligente e meraviglioso che sto abbracciando adesso. Ti voglio così bene, scricci."

Joey sorride, scostandosi dalla spalla del ragazzo per guardarlo negli occhi. "Ax, smettila o farai piangere anche me" lo ammonisce, accarezzandogli il viso e asciugandogli la lacrima che è sfuggita al suo controllo. "E poi mancano ore alla partita. Per non parlare del fatto che è soltanto un'amichevole in primavera. Se dovessi riuscire a raggiungere traguardi più importanti di questo?"

"Be' non ho le lacrime limitate, piangerò di nuovo" borbotta Axel, guardandolo con orgoglio.

"Sei uno scemo" gli dice Joey dolcemente, abbracciandolo velocemente un'ultima volta prima di voltarsi verso suo padre, che è lì paziente ad aspettare il suo turno. "Come avete fatto con la pasticceria? Quando non c'è Axel non ti fidi a lasciarla in mano a qualcun altro."

"Lo so. L'abbiamo chiusa" risponde dolcemente Harry, facendosi più vicino al ragazzo. "Axel non si sarebbe perso per nessuna ragione al mondo la tua prima partita, quindi l'ho portato con me. Ci siamo proprio tutti, lo sai? Tra un po' arrivano anche i nonni e zia Gems, vanno via dopo la partita ma almeno riescono a vederti. E siamo così fieri di te, pulcino, ho il cuore che mi batte fortissimo per l'emozione."

"Vi odio" mormora Joey, sentendo i propri occhi farsi lucidi. "Stupidi sentimentali del cazzo. Cos'è questa busta che hai in mano da quando sei arrivato?"

Harry si morde il labbro inferiore, leggermente imbarazzato. "Quando avevi cinque anni mi hai fatto un regalo per il mio compleanno. Hai chiesto aiuto e i soldi a zia Gemma, eri già un bambino così intelligente e riuscivi a corrompere chiunque. Però l'idea fu la tua e piansi così tanto, perché eri un pulcino minuscolo, eppure eri già un vulcano di idee e di amore che mi faceva commuovere ogni giorno. E questo - questo è stato il primo regalo che mi hai fatto, volevo che lo avessi tu oggi. Così magari, non lo so, prima di andare allo stadio, puoi guardarlo e ricordare che tutto ciò che sei, che tutto ciò che hai fatto Joey, lo hai fatto sempre e solo per amore."

"E dai, però" sbuffa il ragazzo, strappandogli la busta tra le mani e con gli occhi pieni di lacrime. Aveva dimenticato questo regalo e sorride nel tirare fuori quella maglia, i ricordi che pian piano vengono a galla: quando chiese a Gemma di accompagnarlo ad acquistarla, quando si fece portare in una cartoleria per comprare pennarelli indelebili di tutti i colori. E il pomeriggio che passò insieme a lei, stravaccato sul tavolo di casa dei suoi nonni per scrivere la famosa frase che ancora oggi spicca a caratteri cubitali sul tessuto di questa maglia:

"Al papà migliore del mondo: sei il mio eroe. Ti amo"

"Se sei venuto qua per farmi piangere, te ne puoi pure andare" mormora Joey, lanciandosi contro il petto di suo padre per abbracciarlo fortissimo e nascondere le lacrime. "Sei un padre pessimo."

"Ssh mi ami come quando avevi cinque anni" risponde Harry, cullandolo tra le sue braccia. "Lo so che tutti i genitori pensano questo dei propri figli, ma un figlio migliore di te non poteva proprio capitarmi e credimi che non lo dico perché sono di parte essendo il tuo papà. Diventare padre a diciotto anni è stata l'esperienza più bella della mia vita ma soltanto perché ho avuto te. Non sarebbe stato lo stesso se fossi stato un altro. E sono fiero di te, pulcino."

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