La spada sotto gli stracci

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Dopo l'incredibile viaggio che le aveva permesso di attraversare la Germania in guerra e tornare su territorio francese, Francine si era impegnata a scoprire cosa fosse successo della sua nazione, apprendendo della salita al potere di Fountaine Rouge. Su Valerius, invece, le notizie che le erano giunte erano quanto di più discordante potesse esistere: il governo lo dava per esiliato, di ritorno in Inghilterra, la sua terra natale. Altri dicevano fosse morto. Altri ancora lo davano al seguito di questo o quell'esercito. Persino le ottoniere segrete avevano smesso di parlare con una voce sola e si disputavano l'attenzione della gente, proclamando tutte di parlare in nome di Valerius e dando informazioni in conflitto fra loro.

In ogni caso Francine aveva deciso che, per il momento, la cosa più saggia da fare era rimanere lontana da Parigi e scomparire. Temeva che Fountaine Rouge riuscisse a manovrarla e a trasformarla in un fantoccio del suo nuovo progetto politico. O, peggio, temeva che la sua ricomparsa mandasse la nazione in frantumi dando il via a una nuova, terrificante guerra civile.

Rigé, con la sua passione per i myrmidon e le battaglie, l'aveva accolta come un mito e solo il suo atteggiamento caustico e scostante aveva fatto sì che il vecchio smettesse di adorarla. Francine odiava essere messa su un piedistallo ed era per lei un supplizio dover vivere assieme a un anziano contadino appassionato di myrmidon che a stento tratteneva domande sulle grandi battaglie. Come se non bastasse Artemisia era con lei, continuava a chiamarla generale e tratteneva letteralmente il respiro, quando lei era nella stessa stanza.

L'idea di Francine era vivere nascosta e in pace finché il corso degli eventi non le avesse rivelato cosa fare o, magari, finché Valerius non fosse ricomparso. Ma poi erano arrivati gli inglesi irregolari, saccheggiatori e assassini che usavano quelle terre come campi giochi. E anche i francesi allo sbando, compagnie senza padrone che usavano la razzia per sostentarsi, non molto meglio. Francine allora aveva piegato al suo uso le ottoniere di Valerius e aveva steso una rete informativa per avere notizia delle scorribande di qualsiasi colore nella zona. Dopodiché aveva cominciato a combattere.

Ovviamente portare sul campo di battaglia il Daikatana metteva a rischio la sua idea di rimanere nascosta, perché chiunque poteva riconoscere la regina di spine e associarla al suo nome. Fortunatamente avevano trovato un tendone da circo in disuso e l'avevano usato per ricoprire la macchina, così che non si capisse che modello era. In questo modo, nella zona, si era sparsa la leggenda del temibile myrmidon Spaventapasseri, che rappresentava morte certa per chiunque avesse cattive intenzioni.

Cattive intenzioni come quelle che animavano i quattro irregolari che stava segnalando Pierre. Francine si infilò nel fienile, per potersi mettere addosso la tuta da pilota. Artemisia la raggiunse e la trovò mezza nuda, con addosso i pantaloni, ma la parte superiore ancora cascante dietro la sua schiena, la zip aperta fino all'ombelico. Fortunatamente ormai non si vergognava più né del suo corpo né delle sue cicatrici.

"Sono quattro" disse Artemisia, preoccupata "e ormai immagino vi conoscano, generale. Non volete supporto?"

Francine guardò un attimo Daikatana. Riconosceva ancora il suo volto, sotto gli stracci. "Non è niente che mi possa impensierire, Artemisia. Finisci pure con gli animali."

Artemisia sembrava incapace di accettare il fatto che Francine combattesse da sola, ma non lo prendeva più come un fatto personale, non temeva più infatti che il suo generale non avesse fiducia in lei. Semplicemente le sembrava che quell'atteggiamento fosse terribilmente malinconico. "Va bene, generale. In bocca al lupo."

Francine era ormai inguainata correttamente nella tuta. Si infilò il passamontagna di cuoio con cui celava il suo volto. "Il lupo creperà, come tutti gli altri."

Valerius Demoire - vol.4Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora