Costruttore di lenti

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Baruch Iedmaar era uno dei più importanti maggiorenti di Amsterdam. La sua fabbrica di vetro era una delle più importanti d'Europa, tutti i più dotti si rivolgevano a lui per le lenti di migliore qualità. Quattro volte maestro del conio del governo d'Olanda, solo l'età lo aveva fatto ritirare dalla politica attiva. Nonostante questo molti uomini di governo chiedevano comunque suo consiglio prima di agire.

Quando il suo segretario particolare gli comunicò chi si trovava nella sala d'aspetto del suo ufficio lui si trattenne alla sua scrivania ancora pochi secondi, per nascondere l'apprensione, e poi uscì lui stesso, misurando il passo.

"Il mio mirabile costruttore di lenti!"

"E' mio dovere ricordarti una volta di più che io non costruisco lenti, Arcadio Martellone, le vendo soltanto."

"Lascia che rinverdisca il tuo mito, ogni tanto."

I due uomini si abbracciarono, ma senza calore. Almeno ai loro occhi, ciò che stavano facendo era una recita. Iedmaar vi era trascinato dentro, mentre Arcadio sembrava goderne sinceramente.

"Ti prego, vieni nel mio ufficio!" disse l'olandese, cordiale, ma appena furono lontani da altre orecchie, all'interno della casa, il suo tono si fece già un po' più freddo. "Mi avevano detto che eri a Parigi."

"Lo sono stato, a lungo, ma come ben immagini ho il dovere di seguire certe strade. Anche per obbedire a certi doveri... e fare certe cose..."

"Tanti giri di parole non sono adatti a uomini di scienza come noi."

"Le parole sono una scienza di per loro."

Baruch Iedmaar si sedette al suo posto e sfogliò il grande libro che aveva sul tavolo. "Lui verrà qui, Arcadio."

"E io gli andrò incontro. Ma è tanto, troppo tempo che non ci vediamo e temo dovremo rinsaldare il nostro rapporto."

Un'altra pagina scivolò sotto la mano ossuta del costruttore di lenti. "E quindi sei venuto da me."

"Lo sai che non amo far valere certi debiti ma..."

"Ma sei qui. Cosa può fare per te un povero vecchio quale io sono? Vuoi soldi?"

Arcadio esitò, come se fosse tentato dall'offerta. Un'offerta che avrebbe reso paradossalmente tutto più pulito e facile, ma che non poteva accettare. "Informazioni."

"Arcadio, non è come una volta che passavano tutti da me... i più giovani poi non..."

"Informazioni sui rosacroce."

La maschera di Baruch cadde, lui deglutì e si mise a respirare affannosamente. Troppo vecchio per conservare segreti, troppo stanco. "Di cosa stai parlando?"

"Andiamo! Ho conosciuto la vostra gente! Con un certo dettaglio. A quel punto mi è stato facile concludere che fai evidentemente parte di quella combriccola. E se hanno degli interessi qui evidentemente te li hanno confidati. E tu ora li confiderai a me."

"Per permetterti di riportarli a lui?"

"Un dono pacificatore."

"Non funziona così, Arcadio. Abbiamo collaborato in passato, ma conosco fino dove posso muovermi e i rosacroce non sono qualcosa di cui possiamo parlare."

Arcadio si fece vicino alla scrivania. Con la luce che proveniva di sbieco dalle finestre, col suo ingombrante tabarro invernale, era solo un'ombra enorme e minacciosa. Il suo nuovo tono non aveva niente di bonario. "Non sei nelle condizioni di scegliere, Baruch."

"Forse oggi, dopo tanti anni, lo sono! Non credi?"

L'ingegnere inverso prese il polso del costruttore di lenti, come per confortarlo e lo guardò negli occhi. Come sempre, il suo sguardo era analitico e indagatore, guardava oltre il volto di chi aveva davanti, gli guardava nella testa, ne intuiva gli ingranaggi. E capiva rapidamente come spingerli. "No, non lo credo."

Baruch era semplicemente troppo stanco. "C'è un prete al seguito dei russi. Verrà qui. I rosacroce lo vogliono indietro. Era uno di noi."

"Un prete? Io sapevo dell'inquisitore ma..."

L'olandese si lasciò scappare una risata sardonica. "Ma di certo non parlo di lui! Ce n'è un altro. Ha delle informazioni, ma è fuori controllo. I rosacroce cercheranno di riaverlo a ogni costo."

"E posso sapere come si chiama?"

Disgustato Baruch Iedmaar ritrasse la mano dalla stretta di Arcadio e se la passò tra i capelli radi. "Fra Gregor Mendel, un altro uomo di scienza come tutti noi."

Valerius Demoire - vol.4Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora