Notizie dentro e fuori

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Valerius sedeva in un angolo di una delle poche stanze tranquille dell'ala di palazzo che aveva preso per sé.

Malelingue pensavano che Valerius si fosse preso tanto spazio come dimostrazione del suo potere, ma non era affatto così. Tutto ciò che era stato marcato come suo territorio era stato sfruttato dai suoi fedelissimi tecnici. Molti inservienti dei reali di Francia che si erano succeduti nei secoli avrebbero pianto nel vedere i padiglioni sventrati, le stanze vuotate, i corridoi adibiti a magazzini. Valerius aveva fatto crescere dentro il palazzo la sua officina, come se fosse un parassita, e il vociare e rumoreggiare di chi vi lavorava era costante e continuo.

E poiché lo spazio era prezioso, aveva tenuto per sé solo un angolo, l'angolo in cui ogni giorno riceveva Ardiante, per avere notizie dall'esterno.

"I russi hanno ripreso a muoversi." annunciava il mercenario. "Il grosso va verso sud e verso la provincia in mano agli italiani. Una seconda colonna, più lenta, si muove verso il cuore della nazione. Il pericolo maggiore però sembra essere a nord, myrmidon Konsole hanno già riconquistato una provincia ribelle. Si dice che siano particolarmente sanguinari."

"Konsole?"

"Wilhelm Haruden e i suoi cavalieri teutonici."

Valerius, senza guardare, allungò una mano sul tavolino accanto a sé e afferrò una ruota d'ingranaggio, mettendosi a giocherellare con essa. "Credevo che la regina Anna li tenesse a bada."

"Non possiamo più contarci, sembra."

Il giovane genio sospirò e al suo sospiro rispose il sospiro di Caleb, ritto dietro di lui. "Ogni giorno ti sottoponi a questa tortura che ci fa perdere tempo prezioso."

"Il nostro lavoro non vale niente, se perdiamo contatto con i destini d'Europa!" sbottò Valerius.

"Siamo NOI il destino d'Europa."

Come sempre, Ardiante si ritrasse un poco. Era tornato al servizio di Valerius a causa di quel misto di rispetto e ammirazione che provava per il ragazzo, ma trovava il suo vecchio consigliere una figura inquietante. Oltretutto nessuno ne sapeva niente, era sbucato dal nulla, l'unica certezza era che Valerius nutriva in lui una fiducia infinita. In ogni caso, quando i due discutevano, era meglio non intervenire.

Qualcuno disse qualcosa, in una delle stanze accanto. Caleb fece un'espressione risentita e si dileguò. Il ragazzo tornò a rivolgersi alla sua spia personale. "Cosa fa Francine?"

"Si occupa di ricompattare l'esercito. Ha convinto tutto il popolo di Francia a darle un'armata. Probabilmente partirà nuovamente per il Belgio. Gli inglesi la ossessionano. Intanto ha rimandato Vanjan in Spagna."

"Vanjan è uno dei soldati più valorosi che ha! Cosa lo ha mandato a fare là?"

"Consegne segrete, non ne parla. Se potessi dirle del rapporto speciale che mi lega a voi probabilmente..."

"No! Continua ad aggirarti per la corte come un semplice soldato, nessuno sappia chi sei stato. Ho bisogno di qualcuno che si muova dietro le quinte, al momento opportuno servirà."

Ardiante si inchinò e si congedò, dopodiché lasciò l'ala del palazzo di Valerius e tornò verso la piazza d'armi dove passava la maggior parte del tempo, mescolato all'esercito. Qui incrociò Beatrice, la donna investita del ruolo di capo delle guardie di Valerius, ma che Valerius incontrava mai, visto che ormai non incontrava mai nessuno al di fuori del cerchio stretto dei suoi collaboratori. A lei, Ardiante non aveva potuto nascondere la sua identità.

"Come sta?" gli chiese, sussurrando, visto che intorno non c'era nessuno, ma la prudenza non era mai troppa.

"Smagrito e stanco, ossessionato."

"E' quello che mi dici da quando te lo chiedo."

"E' quello che è. E non è mai nient'altro."

Valerius Demoire - vol.4Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora