Il volo di Valerius

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Vanjan affondò la propria spada nell'ennesimo nemico, ma il contraccolpo che ricevette nel manicotto del braccio armato non gli piacque. La giuntura del gomito del suo ORL stava per saltare e a quel punto sarebbe stato indifeso. "Martino, evacuate. Non possiamo più fermare nessuno qui." ordinò.

"Ma lui..." fece Martino, carico di angoscia.

"Nemmeno per lui possiamo fare qualcosa. Che Dio lo aiuti."

Valerius non sentiva questo dialogo, non sentiva più nessun dialogo perché aveva spento l'ottoniera. Per essere libero di urlare.

Era sostanzialmente chiuso in proiettile di metallo di diverse tonnellate lanciato a velocità folle. Aveva provveduto a imbottire la tuta e l'abitacolo contro gli scossoni, ma quello che aveva sottovalutato era l'accelerazione. Si sentiva schiacciato contro il suo sedile con tale forza da credere di rimanere spappolato da un momento all'altro.

Le ottiche gli stavano per penetrare nelle orbite, ma nonostante tutto lui era costretto a guardare. Intuiva soltanto la sagoma dell'aeronave davanti a sé e provò un minimo sollievo quando fu certo di averla superata in altitudine.

Aveva diverse informazioni sulle aeronavi rettiliani, frammenti di informazioni, brandelli rubati a Calendimaggio, che il suo cervello ricordava a tratti. I rettiliani non usavano quelle macchine imponenti per muoversi, erano delle vere e proprie comunità galleggianti, la loro superficie era costituita praticamente da un nido rettiliano. Questo aveva ispirato a Valerius il suo assurdo piano: atterrare con un myrmidon a bordo, dove i suoi nemici erano vulnerabili, e colpirli al cuore.

Lo stomaco gli finì improvvisamente in gola. Aveva completato la sua parabola ascendente e stava cominciando a venire giù. Si trovò quasi a ridere quando constatò che l'aeronave era esattamente sulla sua traiettoria di caduta, come aveva previsto. Delle infinite cose che potevnao andare male in quell'impresa ardita, quella almeno stava procedendo correttamente.

Accese il tarot system e gli diede tutta la potenza possibile: il sistema di calcolo avrebbe dovuto equilibrare il corpo di Hanged One secondo le sue direttive e ammortizzare all'arrivo. La velocità di discesa era relativamente bassa, sempre sufficiente a ridurlo in poltiglia, ma entro la norma. Valerius avrebbe voluto avere degli strumenti per calcolare quando agire, ma non ce n'erano di abbastanza precisi e robusti per una condizione del genere, quindi doveva fare tutto a occhio. Quando decise che la distanza dal suo obiettivo era sufficiente si aggrappò a una maniglia alla sua sinistra e la tirò.

Hanged One era stato scagliato contro l'aeronave con dei bidoni legati alle gambe e alle braccia. Al tirare della maniglia i bidoni esplosero. Erano saturi di Vapore Pesante e il gas, seguendo la sua bizzarra fisica, cominciò a vorticare intorno al gigante di ferro. Come Valerius aveva previsto, il moto del Vapore intorno a lui lo frenò notevolmente e il suo dissiparsi gli permise abbastanza movimento da controllare la discesa. Sul fatto che il punto d'atterraggio fosse sgombro e libero d'ostacoli, però, dovette ringraziare solo la fortuna.

Per l'ultimo tratto di percorso, Valerius non fece niente. Tarot System fece si che i piedi di Hanged One toccassero terra per primi, poi il sistema automatico cominciò a piegare le gambe e, quando ormai la macchina era accovacciata, stendere le braccia per fermarla.

Hanged One rimase piegato su di sé come una belva in caccia, la corazza che sfrigolava per il calore e lo spostamento d'aria, tutta la sua struttura che gemeva nel riassestarsi.

Ma era a bordo dell'aeronave rettiliana.

Valerius Demoire - vol.4Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora