Conca de Ribeiro

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Il mondo di Leòn era paradossalmente una piccola oasi di pace dove niente sembrava richiamare alla guerra. L'insediamento, ricavato dalle macerie della città ferita, protetto come un forte medievale, era un luogo dove niente di male sembrava poter accadere.

In compenso Valerius, una volta insediatosi, cominciò a lavorare febbrilmente come se si trovasse in prima linea. Si fece dare tutte le informazioni possibili sul terreno e sugli spostamenti dei rettiliani, interrogò soldati e civili, impegnò la gente affinché disegnassero grafici delle rotte percorse dall'aeronave.

Dopo una settimana di studio finalmente richiamò l'alcalde di Leòn e gli alti ufficiali dell'esercito per mostrargli un punto su una mappa della regione.

"Per i rettiliani la vita sull'aeronave è innaturale, la loro condizione normale è il sottosuolo. Non possono esporsi direttamente alla nostra atmosfera, ma sono capaci di ricavarsi tane sottoterra in cui ricreare un ambiente a loro favorevole e viverci anche per lunghi periodi. Non credo, oltretutto, che creature come le salamandre siano a bordo dell'aeronave, quelle vengono direttamente dalle viscere della terra."

"E' una conclusione a cui siamo giunti anche noi." si limitò a precisare l'alcalde.

"Sulla base della struttura di Calendimaggio e di altre informazioni in mio possesso, considerando anche la direzione e la natura degli attacchi che avete subito, ho individuato uno e un solo luogo dove i rettiliani possono avere un nido. Al di là dell'aeronave è questa la base da cui portano avanti le operazioni contro di noi."

Valerius batté più volte su un punto che aveva già segnato con una matita sulla mappa della zona, quasi volesse distruggerlo. "E' un luogo chiamato Conca de Ribeiro"

"Per quello che sappiamo" disse subito un ufficiale, evidentemente della zona "Conca de Ribeiro è una spianata rocciosa molto brulla, dove non cresce niente, lontana da qualsiasi centro abitato."

"Per questo sospetto che da lungo tempo i rettiliani la usino e abbiano lavorato per creare una struttura simile a quella che avevano impiantato sull'isola di Calendimaggio."

Vanjan subiva l'entusiasmo di Valerius con un certo sospetto. "Quindi cosa suggerite?"

Il giovane genio guardò tutti con una determinazione che poche altre volte aveva mostrato. Il suo animo appariva in fiamme. "Attacchiamo Conca de Ribeiro. Abbiamo bisogno di una squadra di soldati, ma anche di myrmidon, per evitare che ci contrastino con le salamandre e altri mostri. Se li schiacceremo lì dovranno riorganizzare tutta la loro strategia."

Ci fu un attimo di silenzio, al termine del quale l'alcalde si sentì in dovere di parlare. "Le nostre risorse non sono tali da mettere in campo un esercito offensivo. Voi ci chiedete di impiegare soldati e myrmidon che hanno già una loro destinazione."

"I rettiliani non potranno che convergere lì se li attaccheremo direttamente. Se saremo una forza considerevole potremo massacrarli altrimenti periremo."

"Ma la città..."

"La città cadrà, alcalde. Lo sappiamo tutti anche se non possiamo dirlo. Anche con il vostro formidabile sistema di difesa le risorse di Leòn si consumano, mentre quelle dei nostri nemici sono, per quel che ne sappiamo, illimitate. Non crediate che l'inverno li fermerà, non sono un esercito come gli altri."

"Il piano di Valerius è audace" disse Vanjan "ma è quello che aspettiamo da settimane. Sappiamo tutti che dobbiamo essere noi a cambiare la direzione di questa guerra, se non vogliamo perire."

L'alcalde di Leòn non era un uomo di guerra, era stato trasformato in un capo militare dagli eventi ed era evidente quanto quello gli pesasse. Egli vedeva solo il benessere della sua città, una città che però in un modo o nell'altro stava andando in pezzi. "Vi metterete alla guida dei myrmidon?" chiese a Valerius, direttamente.

"E' il mio primo dovere."

"Avete la mia benedizione."

Valerius Demoire - vol.4Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora