Nella terra di nessuno

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"Non andate oltre Caylahor, non c'è niente oltre Caylahor."

L'ultimo essere umano che Valerius aveva incontrato e che aveva avuto il coraggio di parlargli gli aveva lasciato quell'ultimo avvertimento, senza spiegazioni. Non aveva cambiato di molto l'umore del ragazzo, già inquieto.

Non aveva mai avuto modo di informarsi su cosa rappresentasse la guerra in Spagna. Sapeva delle trincee, della guerra nel fango, dell'attesa. Sapeva che non c'erano myrmidon, ma solo soldati troppo piccoli per le armi moderne, che stavano rintanati nei buchi per non essere spazzati via da un colpo di cannone.

Ma anche quello, almeno, era qualcosa. Nelle terre che Valerius stava attraversando con l'Hanged One, invece, non c'era nulla.

Il fatto di essere l'unico a muoversi su un gigante di ferro lo inquietava, era ovvio che avrebbe attirato l'attenzione e, di certo, non aveva la minima idea di chi avrebbe avuto il coraggio di venirgli incontro. Non sapeva come fare per presentarsi come un amico, nessuno dei due eserciti in guerra, spagnolo e  inglese, erano dalla sua parte e nessuno, soprattutto, avrebbe mai potuto riconoscere il suo modello e le sue insegne.

Oltretutto, la sua riserva di ignitium non era infinita e pareva sempre più complicato trovare un luogo dove rifornirsi. Poco oltre il confine era riuscito a saccheggiare un centro industriale ormai abbandonato a sé stesso, ma da quando aveva superato la fatidica Caylahor e si era addentrato nella terra di nessuno niente faceva credere che avrebbe trovato modo di rifornirsi.

Fu per questo motivo che, quando vide una colonna di autocarri abbandonata sulla strada vi si diresse con una certa bramosia e non esitò a scendere dalla sua macchina per vedere se potesse trarne qualcosa di buono. Anche un solo serbatoio di quelle vetture gli avrebbe dato ore di preziosa autonomia.

Il silenzio era perfetto, i piedi di Valerius sul terreno erano l'unica cosa che facesse rumore. Quasi con riverenza il ragazzo si avvicinò alla macchina più vicina, per esaminarla. Trovò la portiera aperta e si piegò nell'abitacolo per verificare gli indicatori del carburante. Il fucile lo toccò sulla spalla in quel momento.

Con cautela, Valerius tornò fuori e incontrò lo sguardo di quattro uomini, quattro soldati le cui divise erano così sudice da impedire di capire a che schieramento appartenesse. "Non siete spagnolo." disse uno di loro, in spagnolo appunto "e quello non è un myrmidon né francese né inglese."

Nonostante gli uomini gli puntassero contro le armi non sembravano minacciosi. Valerius tenne comunque le mani bene in vista. "No... non esistono altri myrmidon come quello."

"E chi siete voi per avere un myrmidon personale?"

"Valerius Demoire." Valerius si identificò, decidendo di correre il terribile rischio di farlo, perché comunque sapeva quanto il suo nome potesse smuovere nel mondo, anche a suo vantaggio.

E infatti uno degli uomini che fino a quel momento non aveva parlato si fece avanti e gli tese la mano, rivolgendosi poi a lui in inglese. "Signor Demoire, è un piacere. Io sono il colonnello Morgan e sebbene non potete saperlo, ci siamo già incontrati."

Valerius Demoire - vol.4Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora