L'incontro con la folla

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Vennero a chiedere di Delhin Sejak dopo pochi giorni. Inizialmente qualcuno chiese udienza a palazzo, una cosa garbata e educata, poi si presentarono davanti ai cancelli urlando e sbraitando. Delhin Sejak era il responsabile del rogo di Parigi, era colui che aveva dato la città alle fiamme. Finalmente, dopo aver passato settimane a piangere sulle macerie delle loro case, i parigini potevano fare qualcosa. Non qualcosa per ricostruire, non qualcosa per ricominciare. Qualcosa per la vendetta, per rimanere inchiodati a quell'attimo di incubo.

"Non avrebbero dovuto saperlo." si lamentò Francine, constatando la folla inferocita che si accumulava.

"Temiamo che dietro ci sia Fountaine Rouge, che ha ancora spie a palazzo. Oppure sono gli amici dello stesso Delhin che hanno sparso la voce. A lui potrebbe far gioco lo stato di agitazione." Nella voce di Vanjan non c'era paura, non c'era angoscia, perché aveva finito le riserve di quei sentimenti nel suo animo. Ogni tanto si toccava il petto, come a strizzare il suo spirito per cavare ancora qualcosa, invano.

"Possiamo darlo alle persone e lasciare che lo lincino." L'inopportuna idea venne da Caleb Zorian, la enunciò senza inflessioni nella voce, senza emozioni. Chissà cosa aveva prosciugato lui, in quegli anni.

Francine non si indignò, la soluzione aveva una logica, una logica che aveva imparato a comprendere. "Se gli diamo del sangue si ecciteranno ancora di più. E poi Sejak non è completamente umano, non sappiamo come potrebbe andare a finire"

"I ribelli minacciano le linee di produzione dei myrmidon." continuò a lamentarsi Caleb "Non possiamo permetterglielo."

Francine sapeva perfettamente cosa doveva fare. Era ciò da cui era fuggita per mesi, sbagliando, commettendo errori grossolani, soffrendo. Ora le si permetteva di tornare sui suoi passi, una soluzione unica e complessiva, efficace. "Andrò io."

"Voi?" esclamò subito Vanjan.

"Si, aprite i cancelli e lasciatemi andare."

"E' un suicidio!"

"Se deve esserlo lo sia, abbiamo aspettato troppo."

Vanjan non aveva potere di fermare Francine e così Francine avanzò, nella sua uniforme di generale, ancora con le insegne ufficiali della Francia, la spada al fianco. Già quando si avvicinò ai cancelli la gente si ritrasse. Quando i cancelli si aprirono molti ebbero un brivido.

"E così i miei concittadini parigini oggi non hanno niente di meglio da fare che venire qui a urlare." disse, con tono di voce alto, ma non gridando, lo stesso tono con cui riusciva perfettamente a dare gli ordini a intere armate. Tutti la sentivano perfettamente.

La folla emise un basso borbottio, ma Francine la incalzò. "Volete la Morte Rossa morta! Certo! Io stessa ho cercato di uccidere quel bastardo con le mie mani. Ma volete solo quello, parigini?"

Questa volta rimasero tutti interdetti e Francine continuò ancora. "Non volete anche cibo per le vostre famiglie? Un tetto per i vostri cari? La pace per i vostri figli? Eppure non vi vedo correre a coltivare i campi, non vi vedo affrettarvi a ricostruire gli edifici distrutti, non vi vedo interessarvi agli invasori che bussano alle porte di casa nostra!"

Nel silenzio assoluto qualcuno cercò ancora di lanciare contro Francine e contro il suo prigioniero epiteti osceni, per fomentare la rissa, ma nessuno gli andò dietro. Francine, senza più dire nulla, guardò uno a uno tutti i volti delle prime file, con il suo sguardo vecchio, incastonato nel volto di una ragazzina. "Andate a risollevare questa città!" ordinò la Spada Immacolata di Francia "o non vi concederò il diritto di vendicarla!"

La gente non rispose, ma sembrava incapace di reggere lo sguardo della giovane. Lentamente, a occhi bassi, tutti presero ad allontanarsi.

Valerius Demoire - vol.4Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora