La foresta di Herenfell

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"Quella davanti a noi è la foresta di Herenfell"

Bismark era sceso dal suo myrmidon e aveva chiesto a Quasinotte di fare altrettanto. L'italiano era riuscito a recuperare un myrmidon Ecclesiaste, in qualche modo raccolto nelle battaglie passate e ora parte integrante dell'esercito delle province libere. Fino a quel momento non lo aveva dovuto portare in battaglia, ma aveva già dimostrato buona abilità alla guida.

"Il mio signore Alfredo Colonna mi ha parlato di quel luogo" ammise.

"E' uno snodo fondamentale. Se prenderemo la foresta avremo messo un cuneo all'interno dell'intera linea tedesca. Tutti i loro riferimenti saranno compromessi e avremo fermato la loro avanzata."

"Avremo vinto la guerra?"

"No" Bismark aveva l'espressione di uno che non creda esista possibilità di vincerla, una guerra. "Ma saremo sopravvissuti un altro giorno."

Quasinotte si guardò indietro. Alle sue spalle l'intero esercito delle province tedesche, una strana commistione di myrmidon e soldati, proveniente dalle più svariate estrazioni. Le truppe di terra erano quasi tutti veterani della prima guerra del vapore che il nome del nobile aveva richiamato alle armi. Il maggior fervore, però, veniva da alcuni particolari reparti di piloti di myrmidon. La voce che Quasinotte aveva udito era che la maggior parte di quei piloti fossero stati addestrati da Bismark in persona e che per qualche motivo fossero pronti a dare la vita per lui. Era un sentimento che comprendeva, molto simile a quello che lo legava al suo signore.

"Ci saranno tanti konsole quanti tunguska, questo è il fronte principale e l'armata russa ha concentrato tutte le sue truppe qui." continuò a spiegare il tedesco.

"Non ho mai avuto modo di affrontarli. Crede ci saranno anche i Romanov? Si dicono cose bizzarre sul loro conto." chiese Guglielmo.

L'assoluta certezza con cui Bismark parlava nascondeva qualcosa che evidentemente il nobile voleva tenere per sé. "Niente Romanov. Ma i russi non ti devono preoccupare, tu verrai con me."

Guglielmo si era presentato a Bismark portando in dono la testa di uno dei figli del pupillo di Germania, non era difficile capire di cosa si stesse parlando. "I cavalieri teutonici. Loro ci saranno"

"Probabilmente al gran completo. Fin qui hanno praticamente guadagnato terreno da soli, senza il supporto di nessun altro, ma a questo punto devono essersi ricongiunti con l'esercito principale. Sanno che se schiacciano me qui possono dirsi padroni della Germania e hanno disperato bisogno di una vittoria, adesso."

Guglielmo sentì un brivido. Uccidere un cavaliere teutonico gli aveva insegnato qualcosa. Gli aveva insegnato fin dove le difese di cui l'aveva dotato l'inquisizione potessero arrivare e come lui non dovesse abusarne. Combattere a bordo di un myrmidon, poi, cambiava tutte le carte in tavola. Era noto infatti, che i cavalieri teutonici vedevano il loro potere addirittura espandersi una volta in armonia con le loro maledette macchine. Ce n'era abbastanza per essere preoccupati, abbastanza per spiegare cosa ci facesse lì.

"Lei sa di poter vincere conte Bismark, è qualcosa che sento anche senza essere un telepate."

"Si" ammise lui "ma anche se vinceremo, non sopravviveremo tutti."

Valerius Demoire - vol.4Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora