Gli uomini vorrebbero essere sempre il primo amore di una donna. Questa è la loro sciocca vanità. Le donne hanno un istinto più sottile: a loro piace essere l'ultimo amore di un uomo.
Oscar Wilde
–Tracce di arte pittorica su ceramica testimoniano che insediamenti Tequesta erano presenti in quella che oggi è Brickell sin dal 700 a.C.. Miami Circle, costruito, secondo la datazione al carbonio delle pietre, intorno al 730 a.C., non è che una delle poche vestigia di quella che, prima dell'arrivo degli europei, era una fiorente civiltà- sciorinò la guida, rivolgendo un'occhiataccia agli europei del gruppo, ossia Franz, Faith e Astrid Eriksson, che sussurrò all'orecchio dei due allievi –La signorina ha dimenticato che la maggior parte degli odierni americani discende proprio dagli europei incivili che hanno quasi sterminato gli indigeni.
Franz e Faith ridacchiarono, dopodiché si affrettarono a seguire la guida, che li riempì di chiacchiere più o meno interessanti, prima di lasciarli alla calcolata tappa del negozio di souvenir. Faith, affascinata dalla cultura dei nativi americani, acquistò l'ennesima tartaruga da aggiungere alla cospicua collezione, un acchiappasogni che avrebbe fatto la gioia della sua figlioccia e quello che la pittoresca venditrice le aveva presentato come "l'amuleto del guerriero: dona a chi lo indossa chiarezza d'intenti e determinazione".
"Chissà che non mi aiuti davvero a capire cosa, anzi, chi voglio... magari per effetto placebo", pensò sulla via del ritorno, lanciando occhiate furtive a Franz, che, a sua insaputa, faceva lo stesso.
Una volta in camera, calò un silenzio imbarazzante, rotto dal trillare del telefono interno: Jill, la receptionist, informò Faith che, come risarcimento per il disguido che l'aveva costretta a una camera condivisa con Weil, le era stato offerto un trattamento vip al centro benessere dell'hotel. Faith emise un urletto eccitato, salutò frettolosamente Franz, che stava andando a incontrare Rafael, e si fiondò nella hall, dove Jill le consegnò un coupon da presentare a un certo...
–Mike. Detto tra noi, qui lo chiamiamo "Magic Mike".
–Perché? E' uno spogliarellista?- domandò Faith tra il perplesso e l'eccitato (aveva visto quel film svariate volte, era un toccasana nei periodi di "magra").
–Magari!- esclamò Jill. –No, lo chiamiamo così semplicemente perché fa magie con le mani.
Faith annuì, mordendosi la lingua per restare in silenzio e sopprimere qualche replica pungente, oppure mettere l'accento sul doppio senso di quell'affermazione, ringraziò la solerte Jill e si diresse a passo deciso verso l'area benessere, dove si lasciò coccolare dalle sapienti mani di Magic Mike poi, per appagare la sua curiosità, provò un trattamento con pietre calde e la maschera di bellezza alle mandorle dolci (che le lasciò l'amaro in bocca).
***
–Ti sei divertita?- le chiese Franz non appena rimise piede in camera. Si stava preparando per la cena di apertura, un evento elegante, e sperò che Faith, entrando, avesse mancato di notare gli slip col cobra sul cavallo che avevano procurato una settimana di incubi a Jeff.
"Accidenti a mia madre, e a me che mi faccio ancora comprare le mutande da lei!", pensò mentre abbottonava la camicia; sua madre non l'approvava, ma l'aveva inserita lo stesso nel bagaglio perché una volta Faith aveva elogiato come il modello e il colore ponessero in evidenza i suoi occhi.
–Per quanto ci si possa divertire a stare due ore stesa su un lettino a fissare il soffitto- rispose lei. Magic Mike era veramente bono e sapeva come usare le mani, ma aveva il temperamento di una teenager mestruata: durante la seduta era tassativamente vietato muoversi o parlare, per non arrestare il flusso di energia. –Mi ha rimessa al mondo, questo sì. Nonostante la comodità del cuscino- gli rivolse un'occhiata penetrante –Dormire in aereo è una tortura per i muscoli cervicali.
Franz annuì, poi scattò a sedere, a bocca aperta: Faith, come niente fosse, si era spogliata dei vestiti, restando in intimo, il genere di intimo che molti avrebbero etichettato come "da adolescente che fa shopping con mamma", ma che a lui provocava ben altre sensazioni in sede pubica.
"Non è possibile! Non posso avere certe... reazioni, per un completino così castigato, poi! Stupido cervello inferiore, che ragionamenti del cazzo fai? Potrei capire se ti mettessi sull'attenti per qualcosa di sexy, in pizzo, vedo-non-vedo con più vedo che non vedo, ma questo... andiamo!"
–S-Senti, uhm- balbettò, allentandosi la cravatta. –P-Perché n-non v-vai a cambiarti.... in bagno?
–Ti senti a disagio? Per quale motivo?- replicò Faith mentre fissava accigliata le alternative di vestiario per la serata. –Non è niente di più di quel che vedresti se fossi sulla spiaggia in bikini.
–G-Giusto, p-però non siamo in spiaggia, siamo in una stanza d'albergo... da soli- ribatté Weil, che colse la volo l'occasione per imprimere nella memoria la figura curvilinea della Irving.
Faith, colpita da quella constatazione, decise di giocare un po' con lui; si girò, si avvicinò al suo letto, gli poggiò le mani sulle spalle e gli sussurrò all'orecchio, sforzandosi di suonare seducente ed evitando di ridergli in faccia –Dottor Weil, stai forse cercando di sedurmi?
Come previsto, Franz avvampò, deglutì a vuoto ed esalò –C-Ci s-sto riuscendo?
Il giochino di Faith le si ritorse contro: il suo cervello inferiore prese il sopravvento, impedendole di staccarsi e pronunciare una battuta sarcastica; invece annuì e si avventò famelica sulle labbra di Franz, che, vuoi per la sorpresa, vuoi per il peso, finì disteso sul letto, incredulo di un tale colpo di fortuna. Quando avvertì le sue mani sul torace le morse il labbro inferiore, una piccola punizione per avergli stropicciato la camicia, quindi scese a baciarle il collo, e, in un impeto di audacia.. le slacciò il reggiseno. Si sentì sollevato nel constatare che, sebbene non si fosse mosse, Faith non l'avesse riagganciato, lasciava intendere che lo voleva anche lei.
"Meno male, non l'avrei mai fatto se non avesse voluto. Desidero che sia piacevole per lei quanto, se non più, di quanto lo sarà per me", pensò mentre le massaggiava la schiena e il fondoschiena, chiedendosi se i suoi sogni più spinti stessero per diventare realtà, oppure se Faith si sarebbe rivelata l'ennesimo fiasco. Purtroppo, non aveva avuto esperienze particolarmente piacevoli; le sue ex ragazze, tutte sbalorditive, l'avevano deluso all'atto pratico: ricordava con orrore Milly, la ballerina classica che aveva rimorchiato sperando che la sua flessibilità gli avrebbe consentito di assumere le posizioni più strane del Kamasutra... peccato che, al solo vedere i suoi piedi, l'attrezzatura dei piani bassi si fosse rifiutata di funzionare. Era al corrente delle voci sui piedi delle etoile, ma non avrebbe mai creduto fossero messi così male! E Karen? Una bella statuina nel vero senso della parola: perfetta da esibire come trofeo, più legnosa di Pinocchio a letto. E Chloe? Fanatica della cura del corpo, si concedeva solo e soltanto se era perfettamente acconciata e depilata, obbligandolo a inaspettati e spiacevoli periodi di astinenza. Ma il meglio era Grace: le (poche) volte in cui avevano fatto sesso, lo aveva fermato sul più bello per domandargli se i capelli e il trucco si fossero rovinati e, ricevuta una risposta affermativa, si era allontanata da lui per andare a ricomporsi.
"No, la mia Faith non è così. Se proprio dovessi paragonarla a qualcosa, dire che è come.... un vino d'annata. Sì, decisamente. Una di quelle bottiglie polverose, apparentemente modeste, che nessuno nota a primo acchito, ma che, al palato fine dell'intenditore capace di amarle, schiudono un universo di sapore. Ecco, secondo me Faith è esattamente così: dietro quel visino pulito e innocente si cela una belva!"
Il morso alla spalla che lo fece gemere di dolore e piacere in uguale misura confermò il suo pensiero. Era in procinto di vendicarsi, e magari di toccare con mano quelle che considerava l'ottava e la nona meraviglia del mondo, quando qualcuno bussò alla porta: la professoressa Eriksson.
–Ragazzi, si cena tra cinque minuti. Siete pronti?- abbaiò. –Dico soprattutto a te, Faith, so bene quanto tempo impiega una donna per farsi bella!
L'interessata si alzò di scatto, dimenticandosi di allacciare il reggiseno, ma Franz, colto di sorpresa quanto lei, non vi badò, e rispose –Siamo pronti, prof. La Irving sta, ehm, finendo di imbellettarsi.
Faith, che nel frattempo aveva infilato alla svelta un attillato tubino nero lungo fino al ginocchio, con le maniche a tre quarti e uno scollo a cuore molto sensuale, gli sorrise, mimando un "grazie" mentre stendeva un velo di trucco sul viso e pettinava i capelli, scompigliatisi nella foga del precedente momento di passione.
–Vi aspetto al ristorante- gridò la Eriksson attraverso la porta. –Mi raccomando la puntualità. Non facciamoci riconoscere.
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Dr. Irving, M.D.
Storie d'amoreLei: ha deciso di dedicarsi anima e corpo al lavoro, nonostante una migliore amica determinata a ravvivare la sua vita sentimentale, "più piatta dell'elettrocardiogramma di un cadavere". Dopo una cocente delusione, ha deciso di fare suo il mantra: "...