"L'amore a prima vista spesso non è che una svista."
Roberto Gervaso
Nonostante la giovane età, nella sua vita Franz Weil si era trovato davanti a situazioni sgradevoli di ogni genere, e le aveva sempre affrontate di petto, con coraggio, pensando ai pro derivanti dall'osare e relegando i contro in un angolo remoto della mente.
Non era preparato, però, ad affrontare questa prova: riallacciare i rapporti con Faith.
Le sue precedenti relazioni non erano finite, erano semplicemente scivolate nel nulla: la ragazza di turno si rendeva conto di venire dopo lo studio, prima, il lavoro, poi, lui confessava che era vero e tanti saluti. Una rottura incruenta.
E', quindi, comprensibile che fosse del tutto impreparato a gestire le emozioni che si dibattevano nel suo animo; era sempre stato convinto che le grandi passioni tormentate fossero appannaggio esclusivo del gentil sesso, invece aveva scoperto che un uomo innamorato entrava in possesso di un'ampia sfera emotiva, inimmaginabile a chi non aveva mai provato un simile sentimento.
All'inizio aveva negato, adducendo i pretesti più stupidi per giustificare il continuo pensare a Faith, anche al di fuori dell'ospedale, il nodo allo stomaco quando lei lo trattava con indifferenza o lo ignorava (il che, ultimamente, accadeva spesso), il senso di rabbia che lo pervadeva quando qualcuno la sfiorava, o la abbracciava, il fatto che, nonostante lo detestasse, non avesse avuto il coraggio di riciclare il suo regalo di Natale, un orrendo paio di "touch gloves", guanti che consentivano di usare il touch screen senza doversi congelare le mani.
Aveva chiesto aiuto ai suoi amici: doveva venirne fuori, il suo rendimento ne stava risentendo, così come la sua salute mentale. Robert l'aveva esortato a "non fare lo struzzo, mettere la testa sotto terra non serve a niente", Chris aveva sproloquiato sul potere dell'amore di rendere le persone migliori (argomentazione convincente, visto che, da quando frequentava Erin, aveva improvvisamente dimostrato una profonda conoscenza del galateo e un impensabile animo romantico), Harry, più pratico, aveva usato un esempio a lui congeniale.
–Husky, l'amore è come la deglutizione: la fase cefalica è volontaria, puoi fermarla, ma appena il bolo raggiunge la faringe... game over, va giù nell'esofago! Se avessi voluto avresti dovuto agire all'inizio, allo stadio di semplice interesse, ormai è tutto inutile.
–Non ci credo! Deve esserci un modo!- aveva risposto lui. –Non posso andare avanti così: io che cerco il suo perdono e lei che si diverte a tormentarmi!
–Dubito si stia divertendo- aveva asserito Robert. –Ti sei comportato malissimo con lei, è ovvio che tenti, come te, di "farsela passare" e, allo stesso tempo, di farti mettere nei suoi panni.
–Ma ci sto male, cazzo!- aveva protestato Franz.
Gli altri tre si erano scambiati occhiate d'intesa e avevano risposto come un solo uomo –Avresti dovuto pensarci prima!
***
Faith non se la passava meglio: sembrava che forze oscure congiurassero contro di lei. Aveva studiato gli orari di Weil e obbligato il Grande Capo a cambiarle i turni al solo scopo di evitarlo come la peste polmonare (la precisazione era d'obbligo: la forma bubbonica aveva solo l'ottantacinque per cento di letalità), eppure i suoi sforzi risultavano vani: la perseguitava con la sua presenza, quell'irritante espressione da bimbo beccato con le mani nel vasetto della marmellata e il profluvio di scuse, scuse che avrebbe accettato, se lui non l'avesse ripetutamente ferita nell'orgoglio.
Quel pomeriggio, nonostante la pioggia battente e l'umore tetro, si era ritrovata nel salotto di casa Cartridge a sorseggiare tè insieme ad Abigail, Bridget e un manipolo di insipide dame dell'alta società. Detestava con tutto il cuore quegli eventi frivoli e vani, ma se presenziando avrebbe potuto evitare che Abigail si concentrasse di nuovo sulle sue manie matrimonialiste, si sarebbe votata al martirio. La sorreggeva il pensiero che tra qualche ora sarebbe stata spaparanzata sul divano di Diane a guardare 'Genital Hospital'.
"Mi sento sola tra i gambi di sedano", aveva pensato, quando le apparentemente adorabili signore l'avevano letteralmente assalita. Faith aveva impiegato meno di dieci secondi per intuire la ragione di tale ingiustificata simpatia nei suoi confronti: era l'alternativa più consona. Bridget, con il rossetto scarlatto, l'abito vedo-non-vedo e la linea spessa di eyeliner alla Cleopatra esprimeva una sensualità e una personalità effervescente che le spaventava, mentre lei, col suo sorriso di circostanza perfezionato negli anni, la timidezza e il pugno di ferro abilmente camuffato da guanto di velluto, dava l'idea di essere dimessa e rispettabile.
"Chissà, forse temono di trovare Bridge a letto con uno dei loro mariti... spero di no per lei: ha troppo buon gusto!"
Tra le varie ospiti illustri spiccava per sgradevolezza Mrs. Ryan, un'avvenente ventisettenne dai natali sconosciuti, divenuta la terza donna più ricca del regno in seguito al matrimonio con Carter Ryan, noto uomo d'affari e, da un paio d'anni, socio di Brian e suo padre. Stando ai commenti malevoli delle altre, Mrs. Ryan aveva accalappiato il danaroso marito con la sua abilità di contorcersi intorno a un palo.... non che le importasse: non giudicava le persone in base al mestiere che svolgevano (purché fosse legale), e sarebbe stata ben felice di fare amicizia con lei, se avesse avuto un carattere amabile; invece era ignorante e maleducata, e né il matrimonio, né la gravidanza, che ostentava con sfacciata superiorità, l'avevano resa più trattabile.
Stava servandosi una seconda tazza di tè, quando si trovò davanti agli occhi una tazza; non si stupì di scoprire che apparteneva a Mrs. Ryan, che aveva mandato la sua schiavetta personale Olivia Ashford a riempirla.
–Incinta o no, non è giusto che schiavizzi chi le sta intorno- sibilò Faith mentre riempiva la tazza di liquido ambrato.
–Ecco cosa succede se sposi un uomo che ha l'età di tuo nonno: diventi una stronza viziata- rispose Olivia arricciando il naso lungo e puntuto.
–Mi duole contraddirti, ma, considerato il livello di stronzaggine, mi sa che è congenita- replicò Faith, per poi aggiungere –L'hai tollerata anche troppo. Lascia che metta io la testa tra le fauci della tigre.
–A tuo rischio e pericolo.
Faith le sorrise e si avviò verso la gestante, che si era sdraiata su una chaise longue. Faith adorava le chaise longue, sebbene non avesse mai considerato seriamente l'idea di acquistarne una. Porse all'altra il tè e attese un ringraziamento che non venne.
Irritata da quel modo di fare insolente, sputò –Prego, è stato un piacere.
Non seppe mai se Mrs. Ryan avesse scelto di ignorare la provocazione, oppure se non avesse colto l'ironia, fatto sta che rispose –Sei amica di Brian Cartridge, vero?
–Sì, e con ciò?
–E' un bel tipo, vero?
–Dipende dai punti di vista- sibilò Faith, domandandosi dove volesse andare a parare quella donna.
Mrs. Ryan le rivolse un'occhiata di sufficienza e sospirò –Ci sei andata a letto.
Faith, appellatasi al proprio sangue freddo, ringhiò –Non sono la prima e non sarò l'ultima. Non capisco, però, il motivo di tanto interesse.
–Semplice curiosità. Brian è socio di mio marito e, in un certo senso, anche mio... non so come avrei fatto senza di lui.
Faith deglutì a vuoto: il tono che aveva usato le diede i brividi, e le rotelle del suo cervello cominciarono a muoversi per decifrare il mistero che si celava dietro quelle parole.
Il mistero, l'intrigo l'avevano affascinata sin da neonata; crescendo, aveva semplicemente alzato il livello, passando da 'Basil l'investigatopo' a gialli di spessore, che le permettevano di esercitare la propria perspicacia. Aveva intrapreso la carriera medica, tra i vari motivi, perché ritrovava nel suo lavoro gli stessi elementi di un giallo: una vittima (il malato), degli indizi (segni e sintomi) e un colpevole da scovare (la malattia) con l'ausilio delle celluline grigie e della tecnologia (esame obiettivo, esami di laboratorio e strumentali).
–Brian sa essere molto generoso- disse, sperando che una replica neutra avrebbe invogliato l'altra ad abbassare la guardia e spiegarsi meglio.
–Molto. Diciamo pure che sì dà senza riserve- ridacchiò Mrs. Ryan, per poi aggiungere, osservando accigliata il ventre appena pronunciato, che sarebbe diventato sempre più prominente. –Che palle! Non vedo l'ora di scodellarlo, così potrò riprendere la mia vita!
Faith non rispose, abbozzò un mezzo sorriso e si allontanò con mille domande che le frullavano nella testa.

STAI LEGGENDO
Dr. Irving, M.D.
RomanceLei: ha deciso di dedicarsi anima e corpo al lavoro, nonostante una migliore amica determinata a ravvivare la sua vita sentimentale, "più piatta dell'elettrocardiogramma di un cadavere". Dopo una cocente delusione, ha deciso di fare suo il mantra: "...