Le donne sono un sesso decorativo. Non hanno nulla da dire, ma lo dicono con grazia.
Oscar Wilde
La luce del sole che filtrava attraverso la tenda svegliò Erin Campbell, che gemette disperata. Mentre si massaggiava le tempie, in uno speranzoso quanto inutile tentativo di prevenire un'emicrania, venne travolta da una miriade di particolari, che le fecero capire di non trovarsi a casa sua. Tanto per cominciare, le pareti della sua camera erano tappezzate di poster degli Harlem Globetrotters e dei Chicago Bulls, che qui mancavano; in secondo luogo, lei non possedeva una X-Box, né uno scheletro finto, e, ultimo, ma non meno importante... a casa sua non avrebbe mai dormito sul divano, era talmente scomodo che sua madre lo usava come asse da stiro!
Stava per chiedersi dove diavolo fosse finita, quando le tornarono in mente gli eventi della notte precedente: dopo aver lasciato casa di Maggie insieme a quel moretto altezzoso che lavorava con Faith - Weil, se non andava errata - aveva acconsentito a fermarsi a casa sua per bere qualcosa; dopo le consuete chiacchiere disimpegnate tra quasi estranei, che avevano compreso i classici complimenti per l'appartamento, nonostante non fosse una gran bevitrice, aveva dato fondo alla riserva di alcolici, al punto di non sapere più cosa ingeriva, poi... buio assoluto.Maledisse mentalmente prima se stessa, poi Chris, infine Faith, la quale, "alla faccia dell'amicizia", gli era stata appiccicata come una cozza allo scoglio tutta la sera.
Si coprì gli occhi con l'avambraccio e riprese a maledire il suo pessimo gusto in fatto di uomini: tra tutti gli esseri umani di sesso maschile sulla faccia della Terra, proprio di Chris doveva innamorarsi? Emise un sospiro melanconico, rassegnandosi alla triste prospettiva di vedere l'uomo che amava insieme ad un'altra, per di più sua amica; non aveva speranze: Faith era carina, intelligente, spiritosa ... migliore di lei, in tutto. Come poteva anche solo sperare di poter competere?–Povero il mio fegato- biascicò, tastandosi il fianco destro, la bocca impastata e riarsa dalla sete. Si passò una mano tra i capelli e li sentì più scarmigliati del solito. Lo stato dei vestiti la lasciò basita: sia la maglia che la gonna erano stropicciate e arrotolate. Tentò di riportare alla mente gli avvenimenti successivi all'ubriacatura, ma senza successo, e le sovvenne un terribile pensiero troppo vergognoso da accettare: non era una bigotta contraria ai rapporti occasionali, ma si rifiutava di credere di aver passato la notte con qualcuno che conosceva appena, qualcuno che, oltretutto, aveva approfittato di lei mentre era ubriaca fradicia!
Il timore si tramutò in certezza non appena vide Weil fare uscire dalla sua camera da letto, coperto soltanto dai boxer.
"Non posso averlo fatto con uno che mette boxer a fantasia di siringhe!"
–Sei ancora qui- osservò lui, secco.
Erin, faticando a mettersi seduta, si puntellò sui gomiti e rispose –Le tratti sempre così quelle che ti porti a letto?–Tecnicamente non ti ho portata a letto. Sei sul divano- puntualizzò lui, arricciando le labbra come se fare sesso con lei fosse un alternativa peggiore della morte.
Colpita dalla durezza di quelle parole, Erin ebbe un piccolo attacco d'ansia: non solo aveva fatto sesso con un semi-sconosciuto, addirittura non era riuscita ad arrivare al letto!
–Oddio. Oddio. Oddio! Non posso credere che.... con te! Perché non mi hai fermata?- guaì, scuotendo la testa come un cucciolo ferito.–Aspetta- disse lui, interrompendo il flusso continuo di "oddio". –Credi che io e te ... Oh, andiamo!
Erin strabuzzò gli occhi, piegò da un lato la testa e chiese –Mi stai dicendo che... che non...?
–Dio, no!- sbottò lui, sbuffando una risata, per poi aggiungere, temendo di averla offesa –Non ci sarebbe stato nulla di male, eh!... Se fossi stata sobria. Hai avuto la fortuna di sbronzarti a casa di un uomo che considera approfittare di una donna ubriaca un'offesa alla sua virilità.
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Dr. Irving, M.D.
Roman d'amourLei: ha deciso di dedicarsi anima e corpo al lavoro, nonostante una migliore amica determinata a ravvivare la sua vita sentimentale, "più piatta dell'elettrocardiogramma di un cadavere". Dopo una cocente delusione, ha deciso di fare suo il mantra: "...