"L'altruismo è il rimorso dell'egoismo".
Roberto Gervaso
Forse per la prima volta in vita sua, Franz non si stava lamentando della proverbiale lentezza femminile: al termine di una giornata faticosa, giaceva mollemente adagiato sul letto ad osservare accigliato una indaffarata e seminuda Faith, intenta a vagliare le (poche) opzioni di vestiario per la serata.
–Uffa! Perché non ho portato più roba?- sbottò.
–Se qualcuno avesse messo in valigia meno scarpe e più capi d'abbigliamento...- sibilò, nascondendo a fatica il proprio malumore: ad abbattergli il morale avevano provveduto l'insistente raccomandazione di Rafa a non osare presentarsi a casa sua "senza quella flor de mujer que me gusta muchisimo", e una conversazione tra la Irving e quel dannatissimo "gonfia-tette" di Best, che le aveva telefonato per avere sue notizie e augurarle buon San Valentino.
"Buon San Valentino un corno! Puoi fare il melenso quanto vuoi, pezzo di merda, a me non la dai a bere! Se ti fosse importato davvero di lei, avresti chiamato prima", pensò, stringendo il lenzuolo con la stessa forza che avrebbe usato sul collo del chirurgo plastico. L'unica nota meno negativa (dire positiva sarebbe esagerato) era stata l'espressione della Irving mentre gli parlava: pareva più un'adolescente beccata dal padre a pomiciare col suo ragazzo che una donna adulta che conversa con l'uomo con cui esce al momento.
–Le scarpe sono importantissime, anzi, fondamentali. Personalmente, giudico una persona in base alle scarpe: dato che i piedi vengono ritenuti un'appendice di seconda classe le scarpe si scelgono con più spontaneità dei vestiti, quindi forniscono più indizi sul carattere della persona- rispose la brunetta, scrutando con titubanza un paio di decolté rosse. –Uffa! Cosa mi metto? Non voglio fare brutta figura col tuo amico!
–Rafa non si formalizza- sbuffò Franz, senza nemmeno sforzarsi di nascondere la bruciante gelosia che provava. –Potresti presentarti in un sacco della spazzatura, gli piaceresti comunque.
–Hai ingoiato soda caustica, per caso?- ridacchiò Faith, rimirando un abito che Führer Rose aveva messo in valigia a sua insaputa; era nero, con pois rossi e grigi, lungo fin quasi al ginocchio, con la gonna a ruota e il corpetto aderente dallo scollo a V, stile anni '50. Una volta tanto, non se la prese: sua madre aveva fatto centro. –Non sei mai stato Mr. Simpatia, ma stasera hai proprio una faccia da funerale. Altro che fiesta!
–Sono solo stanco- replicò Weil ostentando noncuranza.
–E io sono Miss Universo- soffiò lei, sarcastica. Ignorando la voce interiore che le suggeriva di non dar retta a sua madre indossò il vestito a pois, convenendo che esaltava le curve giuste, poi, dopo un'attenta riflessione, infilò un paio di decolté nere col cinturino e il tacco basso: le reputava il complemento adatto ad equilibrare un abito particolare, inoltre era certa che Rafael l'avrebbe obbligata a ballare, anche a costo di trasportarla di peso in pista, perciò meglio calzare scarpe comode.
Franz sorrise nel vederla fare una giravolta, e commentò –Sei un incanto. Altro che i maglioni informi in cui ti infagotti di solito! "Fa che i tuoi abiti siano abbastanza stretti da far capire che sei una donna, ma abbastanza larghi da far capire che sei una signora". Lo ha detto Marylin Monroe, eh, mica l'ultima delle sfigate!
–Tralasciando la Monroe... si può sapere cos'hai?- chiese lei, guardandolo apprensiva. –Non ti ho mai visto tanto scuro in volto, neppure il giorno in cui dimenticai un cadavere in ascensore!
–La facesti veramente grossa. Per un attimo fui tentato di farti fuori con un cocktail di acidi! Comunque... ti devo delle scuse- sospirò, fissando il pavimento. Se avesse incrociato gli occhi di Faith, non ce l'avrebbe fatta a finire la frase. –La telefonata di prima mi ha ricordato che... c'è Marcus. Capisco che è facile dimenticarlo, però questo non giustifica quello che stavamo per fare e che avremmo fatto, se il Grande Capo non ci avesse interrotti. Il tango si balla in due, perciò ti chiedo scusa per la mia parte di colpa. Avrei dovuto lasciarti la calma necessaria a riflettere su chi vuoi, non approfittare della sua assenza. Giocare sporco non è nel mio stile.
–Il tuo non è senso di colpa, è paura. Hai paura che abbia agito d'impulso?- pigolò lei, sedendosi al suo fianco. –Hai paura che provi qualcosa per Marcus, e stessi per fare sesso con te soltanto per sapere cos'avrei perso? Credevo avessi una più alta opinione di me.
–Onestamente non so cosa rispondere, è tutto così nuovo per me- ammise. –Con le altre non mi ero mai posto il problema: più provocanti erano, meglio era, volevo che le guardassero quando uscivamo, volevo che invidiassero la mia fortuna- Faith emise un ringhio sommesso. –Con te è diverso. Non che mi permetterei mai di fare scenate o importi come vestirti, dove andare e con chi; la mia non è gelosia cieca e possessiva, non ti considero una mia proprietà, però... non so come spiegarlo. Non è tanto il pensiero che tu possa aver fatto chissà cosa con chiunque che mi tormenta... mi dà fastidio, sì, ma poco... sono le esperienze che avete vissuto insieme. Ti conosco, so quanto grande è il tuo cuore, e mi dispiace essere tanto egoista da rodermi perché lì c'è posto per tutti, persino quell'odioso "gonfia-tette"!
La Irving scoppiò a ridere, coprendosi la bocca con una mano.
–Piantala di chiamarlo "gonfia- tette"!
–E' il suo lavoro, se non vado errato.
–Oh, Franz, sei incorreggibile!- esclamò Faith, prima di baciarlo delicatamente sulla bocca. –Ascolta: sei riuscito in un'impresa che io per prima credevo impossibile... farmi riscoprire l'amore- lo zittì posandogli un dito sulla bocca e aggiunse –Taci. Nemmeno tu sei un santo, e nella lotta ai tuoi sentimenti mi hai ferita, quindi non osare giudicarmi. So di aver commesso un terribile errore, un errore di nome Marcus, ma credevo non mi volessi ed ero stufa di aspettare qualcosa che non sarebbe mai arrivato. Sì, hai sentito bene, non avevo intenzione di usarlo per ingelosirti - anche se ammetto che esserci riuscita mi dà molta soddisfazione- il mio scopo era unicamente voltare pagina, ma ho scoperto sulla mia pelle che non sei un capitolo cancellabile dall'oggi al domani. Ora, vorrei capissi che non reggerei un'altra delusione, se mi spezzassi il cuore non di rimarginerebbe più.
–Ti giuro che sono perfettamente consapevole....
–Non lo sei. Fidati- lo interruppe lei, scuotendo la testa. –Dici di provare qualcosa, ma non sai di preciso cosa, né se sarai veramente capace di antepormi al tuo lavoro. Dici di conoscermi, quando in realtà sai poco e niente di me. Non considerarla un'accusa, ma credo sia meglio rallentare, non voglio che un rapporto fisico influenzi la nostra capacità di giudizio.
–Non nego che mi peserà non poter avverare il sogno di soffocare tra le tue tette...- lei lo fissò allibita e Franz arrossì. –Ma tranquilla, farò il bravo.
–Sii serio, cazzarola!- sbottò Faith, coprendosi con un cuscino. –Mi riferisco esattamente a questo: immagini il nostro rapporto come un susseguirsi di situazioni potenzialmente erotiche, senza prendere in considerazione i momenti brutti, quelli in cui saremo intrattabili e ci scanneremo, oppure ci chiuderemo in un rancoroso silenzio, oppure avremo bisogno l'uno dell'altra per qualcosa di diverso dal saltarci addosso su qualunque superficie disponibile. Saresti disposto a starmi accanto, o vuoi soltanto... toglierti uno sfizio?
Franz gettò sul letto il cuscino, le prese le mani, la guardò dritto negli occhi e rispose –Se avessi avuto l'intenzione di portarti a letto e basta questa discussione non sarebbe mai cominciata. Desideri procedere con calma? Andremo a passo di lumaca. Però devi promettermi che non civetterai con Rafa e che, appena tornati a Londra, mollerai il gonfia... cioè, Best.
–Promesso.
–Ora posso baciarti, prima che inizi l'opera di trucco, o mi è negato anche questo piacere?
Faith gli rivolse un sorrisetto sornione, si alzò, estrasse il rossetto dalla trousse, ne stese una generosa passata, dopodiché si avventò sul viso di Weil, che protestò con versacci disgustati mentre si ripuliva con un fazzoletto.
–Un assaggio del guaio in cui ti sei cacciato- cinguettò, facendogli l'occhiolino, prese la borsa e lo precedette fuori dalla camera.

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Dr. Irving, M.D.
Roman d'amourLei: ha deciso di dedicarsi anima e corpo al lavoro, nonostante una migliore amica determinata a ravvivare la sua vita sentimentale, "più piatta dell'elettrocardiogramma di un cadavere". Dopo una cocente delusione, ha deciso di fare suo il mantra: "...