Cap.2

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Andai in cella e cominciai a vestirmi, poi lo stronzo di prima, mi lancio un borsone dove dentro c'erano i miei effetti personali che avevo lasciato chissà quanto tempo fa.
<Tieni la tua stupida roba e sbrigati quei due ti stanno aspettando.> disse lui per poi andarsene. 'Scontroso come sempre' <Non ci credo ancora che tu te ne vai e io rimango qui!> mi disse Martina piagnucolando. <A essere sincera non ci credo nemmeno io. Ma HEY meglio per me.> dissi per poi lanciargli delle mutande in faccia.

Scoppiammo a ridere e dopo i saluti strappa lacrime finalmente uscii dal carcere. Non contando la settimana fuori dopo l'incidente è il lavoro, erano esattamente sei anni che non uscivo da lì... ci feci persino il diciottesimo qui dentro... mi ricordo che ero tra le più piccole quando arrivai qui. Ma ero anche tra le più stronze. Mi mancheranno quei giorni.

Mi fermai un attimo perché sentii una voce chiamarmi <HEY (T/N)! NON FARE CAZZATE OK?!> era Laura che dalla finestra in alto mi salutava. <CERTO!> risposi io mandandola poi a quel palese con un gesto degno di una ragazza per bene come me, non volevo essere offensiva noi ci salutavamo sempre così, infatti ricambiò il gesto e poi salii in macchina.

C'era un silenzio imbarazzante, che però fu smorzato dal muscoloso che cominciò a tossire e a sputare sangue, cercai tra la borsa un fazzoletto ma quando mi girai non vidi il solito all might, si era... come dire... sgonfiato. <YAGI MA SEI SERIO?! MANCANO PRATICAMENTE CINQUE MINUTI ALL'ARRIVO!> disse l'uomo depresso che era la volante. <NON LO FACCIO APPOSTA E LO SAI!> disse lui alzando le mani al celo. Gli passai comunque il fazzoletto che avevo trovato <oh grazie giovane... em... come si chiamava?> mi chiese un po' imbarazzato. <(t/n) (t/c). Mi dia del tu grazie.> era imbarazzante tutto c'ho. Ho capito di avere 22 anni ma non è che ero così vecchia da darmi del lei. <Oh ok (t/n), se fa piacere va bene, ma anche tu puoi darmi del tu.> mi disse con un sorriso sul volto <chiamami Yagi> mi disse poi in tono amichevole. Wow già tutta questa confidenza? Cioè io lo facevo perché odio il mio cognome ma lui... bah. <Ah giusto lui invece è Shouta Aizawa> disse indicando il sedile davanti.
Feci un sorriso e tornai a guardare fuori dal finestrino per poi cadere in un profondo sonno.

Fui risvegliata da Yagi che mi scuoteva dicendomi che eravamo arrivati. Aprii leggermente gli occhi e vidi un enorme palazzo azzurro, poi dopo quando scesi dall'auto notai che erano tutti vetri.presi il borsone per le piccole "maniglie" e poi lo appoggiai dietro di me con i braccio piegato e l'altro dentro la tasca del pantalone. Cominciai a guardarmi in torno per capire dove mi trovano, fui tornata alla realtà da Yagi <(T/n) benvenuta allo UA!> disse mostrandomi la struttura. Il più famoso e rispettato liceo di tutto il Giappone. Avevo sentito dire che Alla might sarebbe diventato un insegnate ma non credevo dello UA. <Quindi... voi siete degli insegnanti?> chiesi indicandoli. <si esatto ora vieni dentro che ti mostriamo dove dormirai> disse con un tono molto apatico il depresso. <poi dopo Nemuri ti farà fare un giro della scuola per farti ambientare> continuò lui. Io annuivo e basta anche se non avevo ben capito, A chi fosse questa Nemuri e B perché avrei dovuto saper orientarmi in quella scuola.

Dopo aver visto il dormitorio ed essermi messa qualcosa di più pesante addosso, perché nonostante la maglia a maniche lunghe e i lunghi guanti sentivo ancora freddo, incontrai questa Nemuri che non era altro che l'ennesima eroina, mi fece vedere la scuola e poi entrammo nel'alula insegnati dove ci accomodammo. <Hizashiiii! È arrivata la nuova!> urlò lei, poi dopo le mie orecchie esplosero <CIAO! TU DEVI ESSERE (T/N)! È UN PIACERE CONOSCERTI, IO SONO-> il canarino urlatore venne bloccato da delle fasce era molto simile a quella di Aizawa, lo chiamò Aizawa perché non ha specificato se voleva esser chiamato per nome o cognome non volevo farlo arrabbiare, non è che sembravano erano quelle di Aizawa. <urla ancora una volta così e giuro che ti strangolo.> disse lui serio.
Certo che qui dentro sono strani...

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