2 - «Andiamo da te?»

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Capitolo 2

Jungkook

Agganciai gli ultimi bottoni della camicia scura infilata nei jeans aderenti e fermati da una cintura di pelle. Quel paio era il mio preferito, ammettevo evidenziasse alla perfezione le gambe toniche di cui andavo fiero per merito della palestra. Cambiai gli orecchini scegliendo dei semplici cerchi piccoli, decisi di giocare coi colori mettendoli d'argento ad un lobo e neri ad un altro.

Hoseok, rimasto a fissarmi dal letto al centro della mia stanza, fece un fischio. -Che figo, mi ruberai tutte le ragazze.- scherzò.

Gli lanciai la solita occhiata in cui sottintendevo uno "stupido, lo sai che sono gay", poi gli feci un cenno per indicargli di andare. Lui si specchiò per controllare il ciuffo corvino sistemato col gel e mi raggiunse nel corridoio.

Arrivammo davanti al locale in poco tempo dato che non era troppo distante dalla villa. La fila di adolescenti che aspettava il loro ingresso ci fece sentire invidiati per avere il privilegio di essere scritti in lista, non dovemmo attendere nemmeno per posare i giubbotti nel guardaroba.

-Prendi un cocktail per cominciare?- domandai al mio fidato compagno, che rispose con un occhiolino d'intesa. Bere prima di dare il via alla serata era d'obbligo per lui, solo che io ero astemio quindi gli facevo compagnia e basta.

Ci addentrammo nel locale. I timpani furono riempiti da rimbombante musica proveniente da casse piazzate ovunque, la vista era abbagliata da tutte le luci colorate che illuminavano il posto a scatti. Il tutto era accompagnato da un odore per me spiacevole, un misto di alcol e sudore.

-Sicuro di non voler assaggiare?- mi domandò Hoseok quando ottenne il bicchiere tra le mani, porgendomelo nonostante sapesse già la risposta che non cambiò rispetto alle altre volte.

Non avevo mai provato a bere, era una delle parecchie cose che Namjoon mi aveva severamente proibito di fare fin da quando ero ragazzino. Ormai avevo diciotto anni e ragionavo con la mia testa ma crescere con determinate regole mi aveva portato a non avere nemmeno voglia di infrangerle. Vivevo in una specie di bolla creata da mio fratello per proteggermi e, anche se avevo la possibilità, non me la sentivo di farla scoppiare, sia per paura che per non deluderlo.

Hoseok terminò in un lampo quel liquido azzurrino, lo fece quasi in un solo sorso. Quando si staccò dalla cannuccia scosse la testa con un'espressione strana dovuta al sapore forte in gola, infine cacciò un gridolino come se volesse incitare se stesso a dare il via a quel sabato.

Andammo in pista confondendoci tra la massa di persone che si muoveva a ritmo. Parecchi sembravano essere ubriachi ma sospettavo qualcuno stesse fingendo, delle ragazze si dimenavano in modo provocante mettendosi in piedi sui tavolini laterali per attirare disperatamente l'attenzione dei presenti, alcune coppie si mangiavano la faccia senza un minimo di pudore.

Cominciammo a ballare, io però mi limitai ad oscillare con le gambe perché avevo ancora bisogno di sciogliermi. Nel frattempo buttai l'occhio qua e là alla ricerca di qualche volto nuovo o interessante ma quel posto era pieno degli stessi noiosi soggetti che vedevo ogni sabato. Riconobbi qualche mio compagno di scuola, altri li ricordavo solo di vista, sfortunatamente nessuno catturò la mia attenzione e mi arresi all'idea che quella sarebbe stata una semplice serata come la altre.

All'improvviso il mio amico mi diede una gomitata e con un gesto mi invitò a guardarmi le spalle, facendomi notare una ragazza bassina che fingeva di parlare ad un'amica mentre gli lanciava delle occhiate ammalianti. Era carina, mossi la testa in segno di approvazione e Hoseok fece un sorriso dispettoso, cominciando a spostarsi in modo deciso verso la sua ennesima preda. Per lui ballare era meno difficile, frequentava fin da piccolo un corso ed era la sua più grande passione, sapeva come non apparire un pezzo di legno sulle note di qualsiasi canzone. Mi distrassi pochi minuti non volendo mettergli pressione e questi bastarono per sorprenderli limonare poco dopo. Feci una piccola risatina, poi mi accorsi che l'amica della tipa mi aveva puntato: mi sorrideva, si spostava i capelli, scuoteva il sedere e riduceva le distanze tra noi.

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