17 - «Prima che sia troppo tardi.»

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Capitolo 17

Yoongi

Qualche ora prima

Avevo passato troppo tempo davanti allo specchio per cercare di essere il più presentabile possibile, per questo raggiunsi in ritardo il luogo in cui avevo detto a Jimin di trovarsi.

Mi ero ripromesso di superare quel dannato ostacolo che mi vietava di rivelargli cosa davvero fosse per me e avevo deciso di attendere il suo ventiduesimo compleanno per farlo, così da rendere memorabile quella serata. Sapevo di essere ricambiato, chiunque avrebbe potuto capire che eravamo fatti per stare insieme e nessuno dei due era abbastanza stupido da non accorgersene, ci mancava solo il coraggio ma adesso ero pronto per fare una mossa.

Ero sempre stato spaventato dalle relazioni, ero ancora un bambino quando smisi di credere nell'amore perché mio padre lasciò mia madre e abbandonò entrambi. Avevo assistito a quanto dolore era andata incontro la donna: piangeva, non mangiava più, smise di lavorare. Difronte a quelle strazianti scene promisi a me stesso che non sarei mai cascato in una trappola del genere, non avrei mai ceduto a quel sentimento bello in apparenza e doloroso nella realtà. Non avevo alcuna intenzione di subire le medesime pene dell'inferno.

All'inizio era davvero solo sesso, un modo per soddisfare i nostri piaceri sfruttando l'attrazione fisica che non aveva mai smesso di esserci dal primo momento in cui ci eravamo conosciuti, poi avevo iniziato a sentire il bisogno di lui anche fuori dalle lenzuola. Ancora ricordavo il modo in cui le guance gli si arrossarono quando, per la prima volta, lo baciai affettuosamente a stampo senza essere in un contesto sessuale. Da lì cambiammo, iniziammo a comportarci come una vera e propria coppia e, quando me ne resi conto, a primo impatto mi spaventai. Dopo un esame di coscienza decisi di mettere un punto a quello che sarebbe dovuto essere un gioco. Invece, non appena andai da lui per parlargli e lo vidi, le preoccupazioni svanirono e non ci riuscii. Mi ero innamorato senza accorgermene, a poco a poco, e finalmente mi sentivo pronto per dirglielo perché sapevo che Jimin era la persona giusta con cui affrontare quella paura che mi portavo dietro da anni.

Lo scorsi in lontananza, la testa chinata sul telefono retto dalle minuscole dita che sbucavano fuori dal giubbotto enorme. Era più basso di me solo di pochi millimetri ma, a differenza mia, era fisicamente piccolo e quella sua caratteristica mi faceva impazzire. Mi avvicinai silenzioso, poi gli sottrassi il dispositivo con uno scatto, facendolo sobbalzare.

-Dai, non fare lo stupido.- si allungò per riprenderselo. -Sto rispondendo ad alcuni messaggi di auguri.-

-Ignorali, questa sera devi concentrarti solo su di me.-

Non rispose, si limitò a sorridere e ad annuire. Infilò il cellulare nella tasca in modalità silenziosa così che non potesse essere disturbato, gli presi la mano e iniziai a condurlo verso la meta che avevo scelto. Chiese più volte dove stessimo andando ma non glielo anticipai, aspettai che raggiungessimo il luna park facendoglielo scoprire da solo.

Arrivammo, si guardò intorno e rimase un attimo confuso. -Yoongi, lo sai che i medici preferiscono non salga sulle giostre per via del cuore.-

-Sì, ma la ruota panoramica puoi farla.- gli feci l'occhiolino. Le nostre condizioni economiche non mi permettevano di regalargli tutto ciò che avrei voluto, però mi ripeteva di voler salirci da qualche mesetto e quello bastò per far centro, ne ebbi la conferma dal modo in cui prese a saltare come fosse un bambino.

Entrammo, fu questione di pochi passi e si fermò. -Yoongi, aspetta, ci scattiamo delle foto alla macchinetta? Voglio conservarne una per ricordo.- chiese. Io acconsentii soddisfatto, sapevo che in futuro avremmo davvero voluto ricordare la serata per quello che gli avrei detto al suo termine.

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